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Il guazzabuglio

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CALCIOMERCATO? CHIACCHIERE E DISTINTIVO - Aveva ragione Elliott Ness quando, nel film “Gli Intoccabili”, sfotteva così un adiratissimo Al Capone appena condannato dalla giuria in tribunale per evasione fiscale. Guardare sempre...
Renato Tubere

CALCIOMERCATO? CHIACCHIERE E DISTINTIVO - Aveva ragione Elliott Ness quando, nel film “Gli Intoccabili”, sfotteva così un adiratissimo Al Capone appena condannato dalla giuria in tribunale per evasione fiscale. Guardare sempre alla sostanza delle cose, mai limitarsi all'apparenza. E' l'esatto contrario delle regole del calciomercato nostrano. Troppe chiacchiere, con mezzobusti televisivi che si combattono col coltello fra i denti per un punto in più di share cospargendo di aria fritta e manfrine da cinepanettone le loro insopportabili trasmissioni. Ma torniamo alla sostanza: come sta andando il mercato del Toro? Siamo agli ultimi giorni e il popolo granata non riesce a levarsi di dosso quel fastidioso senso di provvisorietà, anzi di precarietà bella e buona. Gli affari conclusi o da concludere? Cairo e Petrachi, ormai l'abbiamo capito tutti, adottano la tattica del last minute convinti di risparmiare per il bene del Toro. L'affare migliore per ora? L'acquisto dalla Fiorentina di Cerci, pupillo di Ventura quando allenava il Pisa: è un mattocchio, termine con cui i tifosi viola definiscono i calciatori istrionici che hanno sempre pronto il colpo in canna. La fantasia al potere, dopo certi tic-toc estenuanti visti nella gara di Siena, è proprio quel che ci vuole! Inoltre nella trattativa è stato intelligentemente inserito  il  giovane e promettente centrocampista 19enne montenegrino Marko Bakic che il bravo Manolo Chirico ha appena presentato qui su Toro News. Ora però sotto con un terzino sinistro da serie A: ma chi? Io opterei per un usato sicuro di tipo… Pasquale!TORO-PESCARA: L'EX PIU' GRANDE - Avete presente il maestro Perboni protagonista del libro “Cuore” di Edmondo De Amicis?  In classe non si sentiva volare una mosca quando entrava. Lui si sedeva sorridente e iniziava a spiegare. Ebbene, amici granata: questo è stato Leovegildo Lins de Gama, in arte Juniòr, quando giocò per Toro (dal 1984 all'87) e Pescara (biennio 1987-89). Si mise in luce ai mondiali di Spagna '82. Nel celebre Italia-Brasile 3-2 giocato nella deliziosa bomboniera del Sarrià di Barcellona fece vedere di che pasta era fatto. Terzino sinistro in quella Selecao votata all'offensiva scriteriata da Tele Santana, era in realtà un centrocampista completo: un regista con sette polmoni, la corsa armoniosa di un'antilope che corre nella savana. Il grande Leo si distingueva anche per il look un po' insolito. Con quella criniera un po' afro, O Capacete – così era soprannominato dalla torcida del Flamengo a Rio - disegnava calcio. Di destro o sinistro, piedi che madre Natura aveva fornito entrambi di telecomando, avvolgeva letteralmente il pallone distribuendolo in modo mai banale ai compagni di squadra: qualche raccomandazione qua e là, senso della posizione, quello sguardo che trafiggeva gli avversari. Da ricordare, per esempio, nella stagione 1984-85, quella del secondo posto alle spalle del mitico Verona di Bagnoli, la prodezza che portò, al Comunale, al gol del raddoppio direttamente su punizione contro il Milan di Hateley e Baresi. Con l'ex Terraneo ancora lì a cercare di comprendere come e perchè quel pallone fosse passato sopra la barriera ben messa per insaccarsi, così teso e improvviso, a un niente dal palo lontano. Caro Leo, quanto ci manchi!L'AMICO NEMICO GERRARD - Domenica scorsa, durante il big match Liverpool-Manchester City, manca un quarto d'ora alla fine. Anfield come sempre è strapieno: tutti i 46.700 posti a sedere – ma in curva a tutti è consentito ogni tanto assistere in piedi – sono occupati. Il leggendario capitano dei padroni di casa Steven Gerrard si lancia in uno dei suoi tradizionali coast to coast palla al piede sulla sinistra. Viene contrato da un difensore e si allunga maldestramente la sfera oltre la linea di fondo. Neanche due metri e c'è il settore ospiti. Barriere protettive? Neanche a parlarne, siamo in Inghilterra e di incidenti allo stadio non se ne parla da decenni! Il buon Gerrard va a finire praticamente in braccio a cinque o sei Citizens. Le telecamere li inquadrano: il campione nemico sorride e loro quasi ricambiano l'abbraccio come se fosse un giocatore del City. Dura trenta secondi o poco più il contatto: poi rimessa in gioco del portiere Hart e la gara riprende. Cosa sarebbe successo in Italia nei nostri stadi, con i nostri campioni, fra i nostri tifosi? Meglio non pensarci, altrimenti …

 

Renato Tubere

 

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