LASCIARCI LE PENNE

Il tifoso granata e l’abate Faria

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Torna un nuovo episodio di 'Lasciarci le penne' la rubrica di Marco Bernardi
Marco P.L. Bernardi
Marco P.L. Bernardi Columnist 

Il Conte di Montecristo

Alexandre Dumas padre

1844-46

La serie televisiva Il conte di Montecristo del regista danese Bille August, in onda su Rai 1 in queste settimane, sta permettendo a molti di scoprire o riscoprire il capolavoro di Alexandre Dumas padre, che da centottant'anni avvince generazioni di lettori. La vicenda di Edmond Dantès, vittima della più spaventosa delle ingiustizie, che dedica l'enorme tesoro di cui è venuto in possesso per vendicarsi dei colpevoli delle sue sventure, permette a tutti di vivere grandi emozioni.

Tra i personaggi che popolano le pagine del romanzo ce n'è uno che, ancor più del protagonista,  rappresenta l'uomo bersagliato dalla sorte, il quale, pur non arrendendosi al destino avverso, viene comunque rispedito all'inferno, sorta di moderno Sisifo alle prese con un pietrone troppo pesante da trasportare. Si tratta dell'abate Faria, condannato al carcere duro nel castello d'If, fortezza inespugnabile circondata dal mare, nella quale i galeotti subiscono una detenzione crudele, senza alcuna speranza. Lui però, a differenza di Dantès, carcerato nel medesimo luogo e rassegnato alla morte, non molla: si mette a scavare un tunnel che, ne è convinto, potrà salvarlo conducendolo fuori, verso il mare, verso la libertà. Lavora per anni, aiutandosi con oggetti di fortuna, ma alla fine...va a sbucare nella cella di Edmond. Ha sbagliato i calcoli, e quella lunga fatica gli è servita soltanto per ritrovarsi in una nuova prigione. Quando si parla di sfortuna è impossibile non pensare a lui.

Da tempo il destino del tifoso granata ricorda quello del povero abate: di tanto in tanto sembra accendersi un barlume di speranza, ma è un tunnel che, invece di portarci alla libertà, ci fa invariabilmente ripiombare nella solita cella. Che si tratti di soffiate al sapore di bibita energizzante o che puzzano di petrolio, della possibilità che un'altra squadra, vincendo, possa ricavarci un posticino nella meno prestigiosa delle competizioni europee, di talentuosi giocatori appena approdati nelle nostre file che "chissà se saranno in forma" e "se resteranno per più di una manciata di mesi", la fine della vicenda è la medesima: fatto crollare l'ultimo sottile velo di muro, non compare il mare, ma ci si apre davanti un'altra prigione, simile a quella dalla quale volevamo fuggire. Non sappiamo quante siano le stanze del nostro castello d'If; quello che è certo è che non se ne viene fuori, come in un gioco di specchi che riflettono all'infinito il medesimo luogo. In tempo di calciomercato, momento nel quale creare false speranze nei tifosi granata diventa sport nazionale e disilluderle il degno coronamento, per ogni voce che si avvera dieci evaporano come neve al sole.

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Per fortuna il 3 febbraio, data in cui si chiuderanno le trattative, è ormai dietro l'angolo. Sembra che anche Casadei, oltre all'ottimo Elmas, poco prima del gong arriverà a vestire i nostri colori, dopo una serie di sorpassi e controsorpassi con la Lazio che nemmeno nella Formula 1 dei tempi d'oro; poi si rincorreranno le ultime voci, magari sull'agognato centravanti, date per rivelazioni sicure, per trattative già chiuse, destinate invece a riaprirsi e a sfumare sul filo di lana. Per la cronaca, l'abate Faria nella sua cella ci muore, anche se non perde fino all'ultimo la speranza di evadere. Lui è condannato a restare sull'isola per sempre. Speriamo di non condividerne la sorte, e che qualcuno dei cunicoli nei quali continuiamo ad inoltrarci sbuchi finalmente all'aperto.

Autore di gialli, con "Cocktail d'anime per l'avvocato Alfieri" ha vinto l'edizione 2020 di GialloFestival. Marco P.L. Bernardi condivide con il protagonista dei suoi romanzi l'antica passione per il Toro e l'amore per la letteratura e la canzone d'autore.

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