tor columnist la scossa granata Il solito Toro, tra illusioni ed errori

La scossa granata

Il solito Toro, tra illusioni ed errori

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Torna la Scossa Granata, di Michelangelo Suigo: "Dopo due vittorie consecutive che avevano ridato ossigeno alla classifica..."
Michelangelo Suigo Columnist 

Dopo due vittorie consecutive che avevano ridato ossigeno alla classifica e riportato un briciolo di entusiasmo, il Toro è ricascato nei soliti, cronici errori. La sconfitta interna contro il Cagliari per 1-2 non è solo un risultato negativo: è il manifesto di un'incompiuta cronica, un mix letale di presunzione, fragilità difensiva e gestione tecnica discutibile. Definire questa sconfitta "assurda" è quasi un eufemismo. Sebbene il risultato sia immeritato per la mole di occasioni prodotte, la realtà è che il Toro si è letteralmente spento all'inizio del secondo tempo, per riaccendersi solo dal 75', sfiorando il pareggio in almeno cinque occasioni. L'illusione era arrivata grazie a Nikola Vlasic, l'unica nota lieta in un panorama desolante. Il croato ha siglato il suo quinto gol stagionale – il quarto consecutivo – confermandosi l'unico trascinatore tecnico della squadra. Ma la gioia è durata poco. Dopo l'1-0, l'atteggiamento della squadra è stato remissivo: una sufficienza irritante di chi, forse, pensava di poter portare a casa i tre punti con il minimo sforzo.

​Difesa da incubo: numeri che condannano

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​L'amara verità è scritta nei tabellini: settima sconfitta in diciassette partite. Ma è il dato sui gol subiti a far tremare i polsi: ​28 gol subiti in 17 match, una media di 1,65 a partita, peggior difesa del campionato insieme alla Fiorentina.

​Certo, due soli tiri in porta per il Cagliari e due gol subiti. Ma con i granata in entrambi i casi completamente immobili. Prima con l'ennesima difesa su corner avversario con un castello che sembra fatto di sabbia, poi con un'azione travolgente della punta turca del Cagliari che sembrava Lamine Yamal di fronte alle statue del presepe granata. Si continuano a prendere gol stupidissimi, frutto di disattenzioni individuali e di un reparto che sembra composto da statue piuttosto che da giocatori di Serie A. Senza una solidità difensiva, ogni sforzo offensivo di Vlasic e compagni viene sistematicamente vanificato.

​Il rebus Baroni e i cambi incomprensibili

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​Sul banco degli imputati finisce inevitabilmente anche Baroni. Se è vero che i giocatori vanno in campo, è altrettanto vero che la gestione dei momenti critici da parte del mister sta lasciando più di un dubbio. Al 67', sotto di un gol (1-2), la mossa che ci ha lasciati basiti: fuori Adams, dentro Zapata. Perché privarsi di una punta per un'altra quando serve il massimo peso offensivo? La squadra necessitava di una scossa, ma i cambi sono sembrati tardivi o, peggio, illogici. Le prestazioni dei singoli non aiutano, ma erano lì a mostrare a Baroni chi andava cambiato, e pure in fretta: Gineitis è apparso un'ombra, Pedersen è tornato il giocatore anonimo di inizio stagione, Asllani non riesce né a contrastare né a illuminare il gioco e Tameze ha confermato tutti i suoi limiti nei cross e nella precisione.

​Delusione e rabbia: l'ennesima occasione persa

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​Il triplice fischio ha lasciato spazio solo alla rabbia. Il Torino ha perso l'ennesima occasione per fare il salto di qualità e stabilizzarsi nella parte sinistra della classifica. Invece, si torna a guardarsi indietro, con il morale sotto i tacchi e la consapevolezza che questa squadra non riesce a guarire dai propri mali. Se non si interviene drasticamente sulla concentrazione e sulla fase difensiva, questa stagione continuerà ad essere un lungo e tormentato calvario.Ma dopo il disastro casalingo contro il Cagliari, il Toro non ha tempo per leccarsi le ferite: il calendario impone di voltare pagina immediatamente, ma la strada si preannuncia in salita. Il 2026 dei granata si aprirà infatti con una trasferta delicatissima e un mese di gennaio che assomiglia a un vero percorso ad ostacoli. L'appuntamento è fissato per domenica 4 gennaio allo stadio Bentegodi. Contro l'Hellas Verona, il Toro si troverà di fronte a una squadra che lotta con le unghie per la salvezza e che farà del furore agonistico la sua arma principale.

​Il "tour de force" di gennaio

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​Se la sfida di Verona è cruciale per non sprofondare in una crisi d'identità definitiva, il resto del mese non concede sconti. Il calendario mette il Toro davanti a impegni ravvicinati che testeranno la profondità (e la qualità) della rosa: 7 gennaio, turno infrasettimanale in casa contro l'Udinese. Una sfida diretta per la zona centrale della classifica dove non saranno ammessi passi falsi interni. 10 gennaio, trasferta proibitiva a Bergamo contro l'Atalanta. Contro il miglior attacco del campionato, la peggiore difesa del torneo rischia un'imbarcata se l'atteggiamento non cambierà radicalmente.13 gennaio, ottavi di finale di Coppa Italia contro la Roma all'Olimpico. 18 gennaio, ancora la Roma, questa volta in campionato tra le mura amiche.

​Cosa aspettarsi?

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​La rabbia e la delusione dei tifosi è ai massimi livelli e la gestione Baroni è sotto la lente d'ingrandimento. Contro il Verona ci si aspetta una rivoluzione, non solo tattica ma di nervi. ​L'imperativo è uno solo: ritrovare la solidità difensiva. Senza quella, anche il momento d'oro di Vlasic rischia di essere solo una nota a piè di pagina in una stagione fallimentare.