tor columnist la scossa granata Toro, l’illusione diventa incubo: dal doppio vantaggio al crollo verticale contro il Milan

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Toro, l’illusione diventa incubo: dal doppio vantaggio al crollo verticale contro il Milan

Toro, l’illusione diventa incubo: dal doppio vantaggio al crollo verticale contro il Milan - immagine 1
Sembrava la notte della svolta, l'occasione perfetta per scacciare i fantasmi e ridare un senso a una stagione che sta diventando sempre più complicata
Michelangelo Suigo Columnist 

Sembrava la notte della svolta, l'occasione perfetta per scacciare i fantasmi e ridare un senso a una stagione che sta diventando sempre più complicata. Invece, all'Olimpico Grande Torino va in scena un film già visto, ma con un finale se possibile ancora più amaro. Il Toro sprofonda, e lo fa nel modo più doloroso: illudendo i propri tifosi con venti minuti di fuoco, per poi sgretolarsi sotto i colpi di un Milan cinico, ma soprattutto sotto il peso delle proprie, imperdonabili fragilità. Il 2-3 finale non è solo una sconfitta; è la certificazione di uno stato di crisi profonda.

Un avvio da sogno, poi il buio

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L'approccio alla gara dei granata era stato perfetto, quasi sorprendente per ferocia e qualità. Nei primi venti minuti, il Toro ha dominato il campo, spinto da un Zapata formato leader e da un Vlasic ispirato. Il croato  ha aperto le danze al 7' con freddezza glaciale dal dischetto, mentre il colombiano  ha raddoppiato facendo a sportellate con la difesa rossonera e tirando un missile imparabile per Maignan. Avanti 2-0 al 20', con un primo tempo giocato su ritmi alti e trame offensive convincenti, la partita sembrava in cassaforte. L'illusione di una squadra guarita, però, è durata lo spazio dell'intervallo. Già al 24' i rossoneri hanno accorciato le distanze con una sassata dai 25 metri di Rabiot, lasciato calciare colpevolmente solo e con Israel apparso in ritardo. Nella ripresa, poi, la luce si è spenta. La squadra è rientrata in campo molle, impaurita, incapace di gestire il vantaggio. Il crollo è stato repentino e, per certi versi, inspiegabile sotto il profilo mentale. Il Toro ha smesso di giocare e ha iniziato a subire, aprendo autostrade agli attaccanti rossoneri che hanno ringraziato e ribaltato il risultato con tre reti che sanno di condanna.

Una difesa colabrodo: i numeri della crisi

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Se l'attacco ha dato segnali di vita, è la fase difensiva a trascinare i granata verso il baratro. I numeri sono impietosi e non ammettono repliche: con le tre reti incassate stasera, il passivo sale a 26 gol subiti in sole 14 partite. Una media terrificante di 1,85 gol a match, cifre da squadra che lotta disperatamente per non retrocedere, non certo da formazione che ambisce alla parte sinistra della classifica. È la terza sconfitta consecutiva, un trend negativo che evidenzia un crollo verticale non solo tecnico, ma psicologico. La squadra sembra incapace di reagire alle difficoltà: appena subisce un gol, le certezze crollano come un castello di carte.

Errori individuali e il disastro in panchina

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La rimonta del Milan nasce da errori che definire "evitabili" è un eufemismo. Sul banco degli imputati finisce Coco, protagonista in negativo nell'azione del pareggio rossonero: il difensore si perde completamente Pulisic, dimenticandosi di marcarlo e lasciandolo colpevolmente solo in area, libero di battere a rete indisturbato. Una disattenzione grave, che ha ridato ossigeno agli avversari nel momento cruciale del match. Ma se i giocatori sbagliano in campo, quanto successo in panchina ha del grottesco. La gestione di Baroni nell'episodio del terzo gol è da matita rossa. Con Tameze a terra infortunato e non più in grado di proseguire, l'allenatore ha commesso un'ingenuità tattica e gestionale inammissibile a questi livelli: ha fatto uscire il giocatore dal campo senza avere il cambio pronto. Il risultato? Il Toro è rimasto in 10 uomini per tre interminabili minuti. Esattamente il tempo necessario al Milan per sfruttare la superiorità numerica, trovare il varco giusto e siglare il gol del definitivo 3-2. A quel punto, non contento, il mister granata ha effettuato comunque il cambio programmato, mandando in campo Masina a ricomporre la difesa a tre quando, sotto di un gol a 15' dalla fine, serviva passare a 4 in difesa e inserire una punta. Regalare un uomo agli avversari durante un assedio è un suicidio tattico che pesa come un macigno sulla valutazione della gara. Tra amnesie difensive e una gestione approssimativa dei cambi, il Toro esce dal campo con zero punti e tantissimi dubbi. La classifica ora fa paura, e il tempo per le scuse è finito: serve un'inversione di rotta immediata, prima che il crollo diventi irreversibile.

Manager, docente Luiss, esperto di comunicazione e Public Affairs, giornalista pubblicista col cuore granata. Michelangelo Suigo è un autore che per chi è avvezzo al mondo della comunicazione, specialmente se legata all’imprenditoria, non ha bisogno di presentazioni. Chi volesse approfondire il suo sterminato curriculum può farlo sul sito di Inwit, azienda di cui ricopre attualmente il ruolo di EVP External Relations, Communication & Sustainability Director. Ma soprattutto, per quel che attiene a questa rubrica, Michelangelo è un orgoglioso e genuino tifoso granata.

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