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tor columnist Lavagnetta Granata: capolavoro di Baroni all’olimpico di Roma, ed il toro fa 3 punti

Lavagnetta Granata

Lavagnetta Granata: capolavoro di Baroni all’olimpico di Roma, ed il toro fa 3 punti

Lavagnetta Granata: capolavoro di Baroni all’olimpico di Roma, ed il toro fa 3 punti - immagine 1
La scelta di Baroni di giocare a specchio contro la Roma di Gasperini funziona, il gioiello di Simeone poi mette la ciliegina sulla torta ad una partita a dir poco perfetta.
Riccardo Levi

Domenica in tarda mattinata lascia stupiti un po’ tutti la notizia delle ufficiali: il Toro per la prima volta in stagione opta per la difesa a tre, nonostante non ci fossero ricambi naturali per il terzetto dietro. Una scelta rischiosa, sì, ma preparata nei minimi dettagli: la squadra è stata fluida nelle scalate difensive e soprattutto solida come mai prima in questa stagione. Il pallino del gioco, com’era prevedibile, è rimasto nelle mani della Roma, che ha chiuso i novanta minuti con il 72,7% di possesso palla; eppure la bravura della retroguardia granata emerge dai dati: tiri in porta 5 a 4, con equilibrio sorprendente.

Riassunto e momenti chiave

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Domenica pomeriggio è stato l’Olimpico di Roma a vestire i panni del palcoscenico per Roma-Torino. Da una parte i padroni di casa allenati da Gasperini, reduci da un avvio perfetto a punteggio pieno; dall’altra un Torino affamato ma ancora a secco di gol, alle prese con un calendario iniziale tutt’altro che benevolo. Una sfida che pesava per entrambe: per la Roma ultimo test prima del derby capitolino in trasferta, per i granata l’ennesimo banco di prova, con la prospettiva di ritrovarsi subito dopo l’Atalanta di Ivan Juric, ex che conosce fin troppo bene l’ambiente. È la Roma a dare il via alla partita e fin dai primi minuti si nota la fase difensiva del Torino: 5-4-1 con Simeone lasciato solo a fare reparto. In fase di possesso invece il ruolo di Vlašić diventa chiave: a seconda delle sue giocate lo schieramento si trasformava in 3-4-2-1, talvolta in 3-4-3 per allargare il gioco, o persino in 3-5-2 con Asllani regista puro e Vlašić-Casadei mezzali. Un’elasticità tattica che offriva soluzioni, ma senza nascondere la realtà: il piano era chiudersi dietro e ripartire forte. Il copione viene seguito alla perfezione. Numerosi i lanci lunghi – da Israel o da Asllani – in direzione Simeone, che con forza e intelligenza difende palla per poi scaricarla ai compagni, soprattutto a Vlašić, bravissimo a muoversi attorno a lui creando imprevedibilità. I ritmi restano bassi, complice anche il caldo soffocante della Capitale. I due cooling break spezzano la partita, favorendo il Torino: la Roma fatica a trovare continuità e così il primo tempo si chiude sullo 0-0, senza occasioni limpide né da una parte né dall’altra.


Al rientro dagli spogliatoi Gasperini cerca di cambiare registro: fuori El Aynaoui, dentro Ferguson per dare fisicità. Ma il muro cileno Maripán non gli concede nulla. I numeri parlano per lui: 11 chiusure difensive, 6 duelli aerei vinti, 8 palloni riconquistati (migliore dei granata e al pari di N’Dicka tra i giallorossi), e primo del Toro anche per palloni recuperati. Una prestazione semplicemente perfetta, da leader vero. La partita resta bloccata fino al 58’, quando il Cholito Simeone decide di prendersi la scena: un gol straordinario, già candidato a rete dell’anno, che vale l’1-0 granata. Da lì in avanti è sofferenza, ma con ordine. Svilar tiene in vita la Roma con due grandi parate, ma i granata restano concentrati fino al triplice fischio. Una vittoria di carattere, conquistata con compattezza e sacrificio, in cui tutti – dal primo all’ultimo – hanno contribuito a portare a casa tre punti pesantissimi.

Ecco la prima vittoria stagionale, ma analizziamo meglio tutto con occhio critico

La difesa sui piazzati difensivi

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“Tra i punti più preoccupanti c’è la gestione dei piazzati difensivi. La scelta di Baroni di schierare le torri granata interamente a zona sulla linea dell’area piccola, lasciando ampi spazi liberi e affidando i restanti giocatori alla marcatura a uomo, non paga né in caso di cross a rientrare né ad uscire.” Ecco ciò che ho scritto successivamente alla partita contro l’inter e mi sento di dire che non sia cambiato nulla. Anche con la Roma troppi colpi di testa facili concessi, fortunatamente neutralizzati da Israel. Ma è un aspetto da correggere in fretta: meglio prevenire che curare.

Una difesa solita e con un’identità chiara

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La scelta del mister di schierare una difesa a tre con baricentro basso, con l’idea di non rompere la linea salvo su ricezioni spalle alla porta dei trequartisti avversari con interventi duri e diretti, è stata geniale per dare fastidio sia fisicamente che mentalmente a giocatori come Dybala e Soulé, calciatori che con la loro classe sono capaci di tirare fuori dal cilindro un gol anche dalla distanza. Ed è proprio per questo che la scelta di non lasciar loro neanche un centimetro per girarsi è stata ottima per neutralizzare potenziali rischi dell’offensiva giallorossa prima ancora che nascessero. Complimenti a tutta la linea difensiva, che ha svolto una partita da 7,5 in pagella come reparto, e chapeau a Baroni per l’intuito tattico. Chissà se verrà ripetuto anche con l’Atalanta di Juric o se non dovesse poi diventare uno schieramento stabile per tutta la stagione.

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Zakaria Aboukhlal: il nuovo jolly granata?

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L’esterno marocchino ex Tolosa ieri ha avuto una mezz’ora scarsa di gioco, ma trovo sia stato, nonostante ciò, uno dei più incisivi della gara. Complice anche una prestazione sottotono di Ngonge, che deve riscoprirsi al più presto se non vuole vedersi scippare il posto. Seppur Aboukhlal, infatti, non abbia brillato nelle due precedenti apparizioni, dopo queste due settimane di allenamenti con Baroni (essendo rimasto a Torino per la non convocazione in nazionale) è apparso rinato e contro la Roma ha mostrato aggressività e lo spirito giusto entrando dalla panchina. Il risultato è stato evidente: solo un ottimo intervento di Svilar gli ha negato il gol, ha creato diverse occasioni per i suoi ed è anche riuscito a recuperare palloni. Speriamo continui così, facendo venire più di un mal di testa a Baroni sugli undici da schierare.

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La foto qui sopra rende omaggio “ironicamente” al gesto tecnico di Simeone, che ha dato vita all’azione culminata nel gol: definirlo gioiello sarebbe riduttivo. Anche in questo caso i dati parlano chiaro: 0.05 sono gli xG del tiro da fuori area del Cholito, e neanche un posizionamento perfetto di Svilar è stato in grado di neutralizzarlo. Non resta che fargli i complimenti per tutti i 90 minuti perché, al di là della perla che ci ha regalato i tre punti, è stato costretto a fare reparto praticamente da solo, a lottare a sportellate contro alcuni dei difensori più forti del campionato, e ha sempre risposto presente mostrando a tutti perché Baroni si sente di dargli così tanta fiducia. L’augurio adesso è che si ripeta al più presto, magari già contro l’Atalanta.

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La vittoria dell’Olimpico non è solo un’iniezione di fiducia, ma il segnale che questo Toro può crescere. Baroni ha dimostrato coraggio e lucidità tattica, i giocatori hanno risposto con maturità e compattezza. Non sarà sempre così semplice soffrire e ripartire, ma intanto i primi tre punti stagionali pesano come un macigno: ora la sfida sarà dare la, mancante da anni, continuità.