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toronews columnist Lavagnetta Granata: la caduta di Parma, un destino prevedibile
Lavagnetta Granata

Lavagnetta Granata: la caduta di Parma, un destino prevedibile

Riccardo Levi
Nella partita di lunedì i Granata cadono al Tardini contro i Crociati, in un match che purtroppo rispecchia alla perfezione le paure protratte dopo le ultime prestazioni.

È sotto gli occhi di tutti, anche al di fuori dell’ambiente granata, il difficile avvio di stagione per Marco Baroni e i suoi. Purtroppo, però, le altre diciannove non aspettano nessuno…

Considerazioni personali

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Non penso abbia senso scrivere con l’obiettivo di fare terra bruciata, anche se a volte le mie parole possono sembrare severe: in realtà cercano soltanto, con occhio critico, di raccontare al meglio ciò che sta accadendo a un ambiente sempre più in difficoltà.

L’intervista ai microfoni di DAZN del DS

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Prima ancora di entrare nel vivo dei novanta minuti, mi preme soffermarmi sulle dichiarazioni del Direttore Sportivo Davide Vagnati. Ai microfoni di DAZN, nel prepartita, gli viene chiesto come si stia ambientando Baroni a Torino, con particolare riferimento al cambio di modulo rispetto alle sue idee classiche di gioco e alla posizione della società sul tecnico toscano. Vagnati, nella risposta, insiste proprio su questo punto: “No, non ha dovuto fare un cambio modulo: abbiamo condiviso e deciso insieme di cambiare modulo e l’abbiamo fatto…”. Non vorrei sembrare ipercritico, ma già prima dell’inizio della partita mi è sorto un dubbio: se il cambio di modulo è stato deciso anche a livello societario, non si è forse trascurato un aspetto fondamentale? Primo: una difesa a tre composta da soli destri, con i soli cambi Masina e (forse) Biraghi/Dembélé adattabili come alternative, rischia di diventare un problema enorme in caso di infortuni o squalifiche. Secondo: a dicembre parte l’AFCON, la Coppa d’Africa, che dovrebbe coinvolgere Saúl Coco e Adam Masina. Con le loro assenze, pensare di reggere ancora con la difesa a tre mi pare piuttosto utopico.

A tutto ciò si è aggiunta la notizia dell’infortunio di Ismajli, che rischia di tenerlo fuori per settimane. Un problema serio, ma purtroppo non sorprendente vista la sua fragilità fisica. Gli auguriamo una pronta guarigione, ma sarà interessante capire come il Torino deciderà di adattarsi tatticamente.

Le palle inattive erano un problema noto già da tempo

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Fa male doverlo ribadire, ma le difficoltà difensive sui piazzati erano già chiare dai primi turni. Lo scrissi dopo Inter e Roma, e ho notato la stessa fragilità anche osservando il Pisa in Coppa Italia: difendendo con il nostro stesso schema, i toscani hanno subito gol da Casadei proprio su palla inattiva, confermando quanto questo sistema sia poco solido. Purtroppo, Parma ha dato ulteriore prova delle mie preoccupazioni: i gol subiti derivano tutti da sviluppi di calcio piazzato. E c’è di più: Pellegrino si è visto annullare un altro gol da corner per un lieve blocco sul portiere granata di un suo compagno. Segnale evidente che il problema è ormai sotto gli occhi di tutti, ma ben lontano dall’essere risolto.

La mancanza di spinta emotiva

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Può sembrare una riflessione astratta, ma il fattore emotivo nel calcio è fondamentale. I giocatori sono uomini, e nei momenti di massima tensione la componente mentale pesa tantissimo: può accendere, ribaltare, o dare la spinta finale nei minuti di stanchezza. Questo aspetto non va sottovalutato, eppure questo Torino qui non sembra affatto in grado di sfruttarlo. È un peccato, perché nel calcio, come ha detto Luka Modrić, “il fisico non sostituirà mai l’intelligenza.”

Il disaccordo sui cambi

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Posso sembrare cinico, lo so, ma anche questo è un aspetto chiave: la partita dentro la partita. Mi sono interrogato più volte sulle scelte di Baroni a Parma e, ancora oggi, non riesco a darmi una spiegazione logica. I giocatori hanno faticato molto per tutta la gara ed era evidente la loro stanchezza con il passare dei minuti. Vlašić era completamente imballato e faticava persino nelle giocate più semplici; Simeone, a cui ogni volta viene chiesto di fare reparto da solo, non reggeva più il confronto fisico; la mediana, con Asllani e Casadei entrambi fuori ruolo, ci faceva giocare una partita di poker a carte scoperte. E col tempo che scorreva, per i titolari stanchi diventava sempre più complicato incidere.

Ecco allora le contromosse di Baroni: al 70’, su situazione di parità, toglie Asllani e Nkounkou per inserire Biraghi e Tameze. Due giocatori affidabili, certo, ma tutto fuorché soluzioni in grado di cambiare il volto della gara. Pochi minuti dopo il Parma passa in vantaggio e l’ingresso di Adams arriva solo all’80’, dettato più dall’infortunio di Ismajli che da una reale scelta offensiva. Nel finale, poi, gli ultimi due cambi: Aboukhlal per Vlašić e Njie per Simeone. Due sostituzioni quasi obbligate viste le difficoltà dei diretti interessati, ma resta un dubbio enorme: in una partita in cui hai tentato ben 28 cross, ha davvero senso togliere l’unica prima punta di ruolo che ti dà centimetri in area? E, soprattutto, perché non mettere Duván Zapata, lasciando invece che fosse Maripán a improvvisarsi centravanti aggiunto?

Riflessione finale

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So che manca un’analisi tattica più dettagliata, ma davanti a una sconfitta del genere la prestazione complessiva passa in secondo piano. È pesante non portare a casa neanche un punto contro un Parma che non aveva mai vinto e aveva segnato un solo gol nelle prime giornate. L’augurio è che la squadra esca in fretta da questo momento, evitando di rivivere i fantasmi della stagione 2020/21. Nessuno vuole più rivedere l’immagine di quel bambino allo stadio con lo striscione: “Toro, non farmi più piangere.”