Il violento attacco da parte del presidente Cairo nei confronti di Paolo Vanoli ha fatto molto rumore. Pare davvero che il patron abbia scaricato il tecnico granata: se fino a ieri pareva certo che Vanoli fosse confermato per la prossima stagione, oggi lo scenario sembra esattamente l’opposto. L’impressione è che il malumore del numero uno del Torino nei confronti del tecnico trovi motivazioni, oltre che in un finale di campionato oggettivamente deprimente, anche in alcune analisi pubbliche del tecnico che non sono state digerite dal presidente. “Ha allenato i tifosi più che i giocatori”, è stata la sferzante accusa di Cairo a Vanoli.
l'editoriale
Le colpe sono di tutti
Il presidente, dunque, scarica in pubblico le colpe sull’allenatore. Sul quale, effettivamente, grava la responsabilità di un finale di campionato che può essere definito quasi offensivo nei confronti dei tifosi. Non è riuscito a tenere il gruppo sulla corda, non ha saputo farsi seguire. Ha però un’attenuante: era al primo anno di Serie A e la mancanza di esperienza evidentemente si è fatta sentire. Inoltre, se si vuol fare un’analisi globale del campionato, il tecnico era stato bravo a far reagire il gruppo tirandolo fuori da un periodo di grossa crisi, già prima degli innesti di gennaio.
Il presidente Cairo dice che non sempre le colpe sono tutte sue: assolutamente vero. Tuttavia, quando un club consegue un risultato negativo (nove punti in meno dell’anno precedente), le responsabilitá non mancano, in tutte le componenti. Se è vero che il mercato di gennaio ha rinforzato la squadra (anche se col tempo i tre arrivati, invece di trascinare, sono stati trascinati nel grigiore), è vero anche che la rosa in estate era stata indebolita rispetto a quella della stagione precedente. La società quindi ha colpe, come le ha l’allenatore e come le hanno i giocatori, autori di un finale di campionato vergognoso. E per il 2025/2026 le premesse non sono buone: una squadra che ha venti punti di distacco dall’Europa perderà almeno due giocatori importanti (parole dello stesso patron). Ci sarà davvero tanto lavoro da fare: per questo l’unione di intenti e la fiducia tra tutte le componenti appare un presupposto imprescindibile.
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