Cosa insegna al Torino la vittoria in Coppa Italia del Bologna

Il Bologna che vince la Coppa Italia battendo il Milan in finale è l’ennesima dimostrazione di un concetto importante: anche nel calcio di oggi i soldi non sono tutto. L’argomento dei fatturati e dei diritti tv che incidono, se utilizzato per spiegare le cause di risultati non eccezionali e per far passare il concetto che “più di tanto non si può fare”, regge fino a un certo punto. Le idee e le competenze sono più importanti della forza economica. Il Bologna lo ha affermato ad alta voce, sebbene anche gli sforzi economico dei rossoblù non sono indifferenti. Secondo il bilancio al 30 giugno 2024, il costo del personale del Bologna si aggira sui 71 milioni di euro; per avere un raffronto diretto, quello risultante dal bilancio 2024 del Torino è di circa 58 milioni. Al netto di questo, è anche con le scelte sulle persone che il Bologna ha surclassato il Torino in termini di risultati, così come prima avevano fatto l’Atalanta e la Fiorentina, e a breve potrebbe fare anche il Como, probabilmente in grado di terminare già questo campionato davanti ai granata. Ma il Torino non si può accontentare dell’undicesimo posto a vita e la marcia dei 20mila tifosi dello scorso 4 maggio è lì a ricordarlo. A poco serve sminuirla, rifacendosi al fatto che la Questura parlava di solo 8mila persone. Così come a poco serve timbrare come follie inutili gli investimenti fatti dalle concorrenti, oppure addebitare ogni situazione negativa alla sfortuna. Non c’è nulla che provi che con Zapata sarebbe stato un altro campionato, perché difficilmente un solo singolo cambia i destini di una squadra; anzi, il Torino ha segnato più quest’anno (39 gol quando mancano due partite) dell’anno scorso quando c’era lui (36 partite). Il presidente Urbano Cairo era a Roma a vedere la finale di Coppa Italia vinta dal Bologna: una saggia decisione perché dev’essere stata occasione per trarne qualche spunto di riflessione.