Noi proviamo ad avere equilibrio: rimaniamo scettici, al momento, di fronte all'idea che questa squadra possa davvero rientrare nella lotta per l'Europa. C'è però da riconoscere: 1) che il gruppo sia tornato gruppo, con una sua unità di intenti; 2) che sta ritrovando solidità difensiva; 3) che anche sul piano della produzione offensiva qualche timido miglioramento si vede (se il primo tempo contro la Fiorentina si fosse concluso sul 2-0 per i granata, non ci sarebbe stato nulla da dire); 4) che Mazzarri è ancora riconosciuto dai giocatori come la loro guida.
Proprio il tecnico è stato oggetto di una contestazione che, ormai, non ha più senso di esistere. Manifestare dissenso quando le cose vanno male, per una tifoseria, è sempre lecito e a volte doveroso, purchè lo si faccia in modo civile (chi butta bombe carta - peraltro dopo una vittoria - non può definirsi tifoso, per non parlare di chi lo giustifica o addirittura lo elogia). E di errori ne sono stati fatti, da parte di tutte le componenti del club, nessuna esclusa: altrimenti i risultati sarebbero stati migliori. Ma dati alla mano dopo 15 partite il Torino ha solo due punti in meno dell'anno scorso. Nulla di cui essere fieri, ma gli estremi per una sollevazione popolare non ci sono. Il Torino, oggi, va lasciato lavorare in serenità: il campionato è ancora lungo e il calcio è strano.
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