Dall’altro lato ci sono i difetti, cronici e ricorrenti. La grande sterilità nel segnare ma anche nel creare occasioni da gol limpide, discorso che vale all’ennesima potenza per le palle inattive a favore; la difficoltà nell’interpretare i momenti delle partite, soprattutto quelle che contano di più, specie per quanto riguarda i finali di gara; i cambi dalla panchina che quasi mai si rivelano un valore aggiunto, e non solo per il fatto che la qualità delle seconde linee è migliorabile.
Il Toro è questo qui da due anni e mezzo, una squadra bella e incompiuta, alla quale manca sempre un pezzo per fare il salto di qualità. Questo step in più, nel frattempo, lo hanno compiuto due squadre che possono definirsi dirette concorrenti, o comunque competitor paragonabili al Toro per forza economica e bacino d’utenza, quali Bologna e Fiorentina. C’è ancora un girone di ritorno (più una partita) per provare a migliorarsi. Poi verrà la scadenza del contratto di Juric, e con essa il momento di tirare le somme.
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