Nel post-Bologna, rasserenato dai tre punti, Juric da un lato ha confessato con ammirevole sincerità la sua tendenza ad andare oltre le righe dal punto di vista verbale. Dall’altro ha chiarito la sua visione, basata su un modo di fare calcio che prevede scouting, investimenti giusti su giovani di prospettiva e la loro valorizzazione. Una visione che è condivisa anche da Cairo, il quale faceva ad essa riferimento già lo scorso ottobre sul palco del Festival dello Sport di Trento. Una visione che il Torino fece propria già ai tempi di Gian Piero Ventura, il quale – comunque la si pensi su di lui – in granata costruì un ciclo duraturo e con buoni risultati sul lancio dei vari Darmian, Glik e Maksimovic. Oggi, al netto delle asperità caratteriali di tutti, con al timone di comando uno Juric che condivide con Ventura anche una certa propensione a ragionare da allenatore-manager, ci sono i presupposti per pensare a un altro ciclo duraturo e virtuoso. Che può avere, chissà, risultati anche migliori.
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