Paolo Vanoli ha già conquistato la stima della piazza granata. Sul piano umano e su quello tecnico
Ci perdonerà Josè Mourinho se prendiamo in prestito una sua citazione, ma Paolo Vanoli, in questo momento, ci sembra davvero “The Special One”. Perché, anche se sono passate solo due giornate di campionato ed è prematuro esprimere giudizi, l’inizio dell’avventura è assolutamente sorprendente in positivo. Lo è, viste le aspettative generali (nessuno pensava realisticamente a quattro punti contro Milan e Atalanta, che avrebbero potuto facilmente essere sei) e le condizioni in cui il tecnico varesino si è trovato a lavorare.
I risultati fin qui ottenuti sono rilevanti per più motivi. Anzitutto, per la qualità delle avversarie affrontate: col Milan i granata meritavano di più, con l’Atalanta forse qualcosa in meno, resta però il fatto che due big del campionato sono state affrontate a viso aperto, giocandosela alla pari. Poi perché la rosa è ancora incompleta: soprattutto in difesa, ma anche sulle fasce dopo la cessione di Bellanova, il tecnico si è dovuto arrangiare con soluzioni estemporanee. Infine, stupisce davvero come Vanoli abbia già saputo trasformare il Toro. La squadra vista fin qui è totalmente diversa dall’ultima gestione Juric: si notano inserimenti senza palla, schemi offensivi e combinazioni che hanno portato a reti e occasioni da gol. A questo fa da contraltare la permanenza della vulnerabilità nei minuti finali e una eccessiva perforabilità difensiva, ma su questo si può ancora migliorare, considerando pure che il mercato dovrebbe portare ancora due difensori. A Vanoli tuttavia chiedevamo innanzitutto di costruire un Toro più divertente di quello del recente passato. Pazienza se ciò comporta concedere qualcosa in più: il record di clean sheet dell'anno scorso può rimanere lì dov'è.