Poi un flash: mi sono rivisto ragazzo sugli spalti dell’allora Stadio Comunale di Torino. Era una bella domenica di maggio, era anche l’ultima giornata del campionato di calcio. In campo un ragazzo, all’incirca della mia età di allora, si tuffava a filo del terreno e con un fantastico colpo di testa segnava un gol decisivo, che avrebbe assicurato al Toro lo storico scudetto. Il suo numero di maglia era 11 il suo nome Paolo Pulici. Da quel momento, guardando il numero sull’armadietto, rivedevo quello stesso numero sulla maglia granata e pensavo a quella grandissima gioia collettiva, dove tutti sugli spalti, in tribuna o in curva, si abbracciavano con una vicinanza unica, festeggiando insieme una grande gioia comune. Le mie paure, la mia tristezza allora si facevano più leggere e poi con il passare dei giorni sentivo che anche io avrei potuto vincere il mio personale scudetto, che, una volta ristabilito, avrei festeggiato con la mia famiglia, con gli amici e con tutte le persone che erano in trepidazione per me ed anche con tanti altri sconosciuti, così come in quella lontana domenica di maggio. Tornato finalmente a casa, proprio ieri ho saputo che il mio ultimo tampone è risultato negativo e seppur ancora debole e spaventato ora ho la consapevolezza di essere guarito. Grazie a tutti i medici che mi hanno assistito, in primis il mio caro amico Guido, per la loro grande competenza e incredibile dedizione, grazie all’Ospedale Carle e alle sue preziose attrezzature e grazie a te Oscar e a tutti gli Oscar che in questo momento in tutto il mondo lavorano generosamente per il bene di tutti e per darci al più presto di nuovo una grande gioia comune da festeggiare tutti insieme come quel giorno sugli spalti del Comunale.
Letto n. 11
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