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L’anomalia qatarina, anomalia proveniente da una società rigidamente teocratica, si è insinuata nel “logos” occidentale contemporaneo definitivamente secolarizzato. Ed è questo paradosso, ad osservarlo attentamente, a colpire fortemente: una società permeata dal concetto di Dio e una società permeata dalla rimozione del concetto di Dio, si incontrano sul pianale dello sport, e ne azzerano i valori costitutivi. “Bisogna aumentare i fatturati”, questa è la parola d’ordine imperante tra tutti gli addetti ai lavori del pianeta sport. E questi fatturati bisogna aumentarli per pagare gli emolumenti, in continua lievitazione, di coloro che vivono di sport. Par di capire che per pagare l’avidità di chi, a tutti i livelli, ha reso lo sport una professione, bisogna trovare fonti di guadagno sempre più disposte a pagare il conto salato. La platea televisione provvederà a giustificare il tutto, e in parte pagherà questo continuo aumento del conto. Lo pagherà sia in termine economico, che di perdita di valore dello sport stesso. Nessuno pare accorgersi di questo fatale cambiamento, o forse nessuno gli da la necessaria importanza, perché ormai il denaro ha oscurato il concetto delle variazioni di tempo, stabilendo come unica categoria temporale il presente. Un presente ovviamente da consumare. Da dove veniamo non importa, e del futuro importa ancora meno. Si aspira solo ad essere corrotti, per vivere meglio, con più potere e agi, un presente che solo qualche forza diabolica può far aver ritenuto essere eterno. Ma chi ha i soldi, chi gestisce potere, cosa lascerà ai posteri come ricordo di quest’era? Una volta chi aveva i soldi tendeva a voler essere ricordato, appunto perché era perfettamente consapevole come il suo presente non sarebbe stato eterno. E allora si adoperava, con il suo potere e il suo denaro, a lasciare qualcosa di costruttivo per i posteri. Oggi, in un occidente dove sempre di più i suoi valori costitutivi vengono destrutturati, pare difficile individuare un lascito per il futuro. Rimane solo spazio per piccole lotte di resistenza, nella speranza che il denaro esca dal presente, per tornare a costruire futuro. La canadese Lyndsay Tessier, a poche ore dalla conclusione della sua maratona mondiale da incubo, così ha descritto lo scenario della gara: “vedi qualcuno a terra lungo il percorso, ed è spaventoso, pensi che potresti essere tu nei successivi 500 metri”. I personaggi alla Sebastian Coe hanno ridotto lo sport ad un terribile scenario da mondo distopico. Gli atleti che corrono con la paura di svenire per il caldo e l’umidità, questo è il ricordo a futura memoria dei mondiali di atletica 2019. Lo stadio di Doha desolatamente vuoto nel corso delle gare è ciò che forse meritiamo. E’ stata la rappresentazione plastica dove una classe dirigente corrotta abbia condotto la civiltà contemporanea: nel vuoto. Vergogna, e che i posteri possano avere pietà di noi.
Di Anthony Weatherill
(ha collaborato Carmelo Pennisi)
Anthony Weatherhill, originario di Manchester e nipote dello storico coach Matt Busby, si occupa da tempo di politica sportiva. E’ il vero ideatore della Tessera del Tifoso, poi arrivata in Italia sulla base di tutt’altri presupposti e intendimenti.
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