LEGGI ANCHE: La Super League di De Laurentiis
L’anno prossimo tutte le tentazioni di proteste planetarie si trasferiranno in Qatar, un Paese non certo famoso per la democrazia e il rispetto dei diritti umani. A quel punto potrebbe nascere una nuova onda di comunicazione con la pretesa di chiedere agli atleti manifestazioni visibili della loro contrarietà al regime degli Al Thani, che ha chiuso tutti e due gli occhi di fronte ai 6500 (ma il numero non ufficiale, secondo una recente inchieste del “The Guardian”, potrebbe essere molto più alto) lavoratori morti per la costruzione della infrastrutture necessarie allo svolgimento dei mondiali di calcio del 2022. Il palmares dell’ipocrisia spetta alla politica, pronta a chiedere agli atleti quella che essa in primis non riesce a fare, ovvero prendere una posizione contro chi viola i diritti umani. Perché è molto più facile prendersela contro un calciatore restio ad inginocchiarsi in un partita di calcio europea, che non convincere un’atleta a prendere posizione contro i diritti umani continuamente violati in Cina, mentre sono in corso le Olimpiadi di Pechino del 2008. I soldi e il mercato cinese sono importanti, come sono importanti i soldi e il gas del Qatar, per cui meglio in questi casi far tacere il politicamente corretto sempre pronto a scattare quando non c’è dazio da pagare. D’altronde tutti decisero di partecipare alle Olimpiadi tedesche del 1938, nonostante le “Leggi di Norimberga” e l’ormai chiara natura totalitaria e razzista del regime instaurato da Adolf Hitler. Il politicamente corretto si adopera sempre quando il rischio di perdere qualcosa è pari allo zero, in caso contrario si adottano gli esercizi verbali a disposizione delle diplomazia di ogni tempo abile a trovare una buona scusa per far mandare giù qualsiasi tipo di boccone indigesto.
LEGGI ANCHE: Report, Tuttosport e i procuratori
E’ banale ricordare come la vita sovente sia esercizio complicato, specie in un’epoca dove ormai ogni gesto o ogni non gesto rischia di fare istantaneamente il giro del mondo attraverso i vari mezzi di comunicazione. Si condannano i giocatori perché non si inginocchiano, e si criticano i giocatori che rimuovono davanti a loro bottiglie di Coca Cola e di birra, perché i diritti degli sponsor vanno rispettati. Insomma, comunque la facciano, i giocatori sbagliano; forse perché guadagnano così tanto e così tanto facilmente, da meritarsi qualche rottura di scatole da sopportare pazientemente. Non sono liberi di criticare una bibita gassata, non sono liberi di non essere d’accordo con “Black Lives Matter”. In parole povere: visto che sono troppo ricchi, troppo famosi e, probabilmente, troppo scemi, non possono e non devono essere liberi. Un piccolo prezzo da pagare per la loro vita dorata e piena di privilegi. Il mondo cambia, si evolve, e probabilmente oggi a Gianni Brera sarebbe stato impedito di scrivere alcuni dei suoi splendidi resoconti di sport, dove le descrizioni di alcune caratteristiche etniche e di razza gli servivano per raccontare la storia di luoghi e di persone. Il grande giornalista lombardo in questo tempo disgraziato sarebbe ridotto alla condizione di un eunuco della scrittura, e la sua ironia non solo sarebbe poco compresa, ma additata al pubblico ludibrio. Inebetito, Giovanni Brera fu Carlo scoprirebbe a sue spese come per prendere una posizione dovrebbe prima aspettare l’omelia del mainstream culturale, notaio sociale dei comportamenti da tenere. Ayrton Senna, indimenticato campione della “Formula1”, sosteneva come non ci fosse una curva dove non si potesse sorpassare, ed è proprio di fronte ad una gigantesca ed inestricabile curva è arrivato lo sport contemporaneo. Interessi vari, soldi, potere lo stanno provando oltre ogni limite e oltre ogni pazienza, e per provare a sorpassare occorrerà un’immaginazione e un coraggio difficile in questo momento anche solo da prefigurare. Il razzismo è qualcosa che esisterà sempre, un po’ come il vento; quindi inutile provare a fermare il vento, come scrive Cervantes nel “Don Chisciotte”, piuttosto sarebbe meglio imparare a fabbricare mulini. Magari non servirà a dare un senso a tutto il vento presente nel mondo, ma qualcosa fa. Sì, direi proprio che fa.
Scrittore, sceneggiatore e regista. Tifosissimo granata e già coautore con il compianto Anthony Weatherill della rubrica “Loquor” su Toro News che in suo onore e ricordo continua a curare. Annovera, tra le sue numerose opere e sceneggiature, quella del film “Ora e per sempre”, in memoria del Grande Torino.
Attraverso le sue rubriche, grazie al lavoro di qualificati opinionisti, Toro News offre ai propri lettori spunti di riflessione ed approfondimenti di carattere indipendente sul Torino e non solo.
Se vuoi approfondire tutte le tematiche sul mondo Torino senza perdere alcun aggiornamento, rimani collegato con Toronews per scoprire tutte le news di giornata sui granata in campionato.
© RIPRODUZIONE RISERVATA


/www.toronews.net/assets/uploads/202304/e1b890e899df5c4e6c2c17d60673a359.jpg)
/www.toronews.net/assets/uploads/202508/2152c6c126af25c35c27d73b09ee4301.jpg)