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La cessione improvvisa e veloce di Raoul Bellanova dal Torino all’Atalanta, foriera di forti contestazioni nella tifoseria Granata, rientra proprio nella logica della svolta copernicana del calcio contemporaneo, in cui tutto è diventato fungibile e il concetto di eternità continua esclusivamente a sopravvivere nel colore di una maglia (e non sempre, basta vedere la filosofia di Red Bull ogni qual volta acquisisce la proprietà di un club). Scaricare sui procuratori le fine dei rapporti di Osimhen e Bellanova con i loro club, vuol dire non avere proprio presente cosa sia oggi la nuova natura del calcio. I quali procuratori si fanno ben pagare per essere utilizzati come fogna dove canalizzare tutte le contraddizioni dello sport più seguito al mondo, avendo cura di lasciare senza fastidi il business a comandare e solo quello. Crocifiggere Teun Koopmeiners perché ha attuato ogni strategia possibile per andare a giocare alla Juventus, è conclamata retorica da salotto in un calcio dove la parola data e la solidità di un contratto sono scomparsi dall’orizzonte di ogni suo protagonista (presidenti, calciatori, procuratori, dirigenti federali, ecc… ecc…). Il De Laurentiis creduto oggi un “Masaniello” è lo stesso che nel 2016 ha brigato con Nikola Maksimovic e Amadou Diawara, all’epoca rispettivamente in forza al Torino e al Bologna, per portarli a tutti costi al Napoli contro i voleri dei loro club di appartenenza. Per chi avesse perduto la memoria: i due giocatori non si presentarono al ritiro precampionato, forzando in modo scorretto la loro cessione (qualcuno, caduto dal pero, potrebbe replicare come non ci siano prove di una strategia del Napoli dietro l’allora comportamento dei due sciagurati, e avrebbe ragione. Allora facciamo che casualmente finirono al Napoli, suo malgrado e per frutto del caso). Il presidente del Napoli ha avuto il coraggio di valutare tre giocatori della primavera e un portiere ormai sulla soglia del ritiro, oggi scomparsi da ogni radar, 20 milioni di euro nell’ambito dell’acquisto di Victor Osimhen dal Lille. Questo non è andato forse, tanto per fare un esempio, contro ogni regola di lealtà(come minimo) sulle regole dell’ammortamento sulla compra/vendita dei giocatori volute a suo tempo dall’Uefa? Siamo sicuri che Aurelio De Laurentiis e tutta la stampa napoletana, che all’epoca chiuse gli occhi e anche le orecchie di fronte a tale scempio, siano quelli con la patente giusta per parlare di etica e morale a Victor Osimhen e al suo procuratore? “Ma mi faccia il piacere”, avrebbe detto il grande Totò. Meglio parlare d’affari, lo sciovinismo comunardo in salsa neoborbonica messo in scena da alcuni giornalisti napoletani e cavalcato dal furbo De Laurentiis, non è degno di una città che ci ha regalato il genio di Eduardo De Filippo e Massimo Troisi.
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Scrittore, sceneggiatore e regista. Tifosissimo granata e già coautore con il compianto Anthony Weatherill della rubrica “Loquor” su Toro News che in suo onore e ricordo continua a curare. Annovera, tra le sue numerose opere e sceneggiature, quella del film “Ora e per sempre”, in memoria del Grande Torino.
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