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La Triestina nelle mani di un colosso delle criptovalute

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“Dove ci sono storia e incastri geopolitici, lo sport diventa uno scivolo per penetrare facilmente nelle varie culture e affermarsi come novità conveniente”.
Carmelo Pennisi
Carmelo Pennisi Columnist 

“Voglio uno stadio con parcheggi, servizi, buoni

trasporti pubblici, non carovane da Far West”

Franco Baldini

Dal 2021 al 2026 è stato previsto che l’investimento nello sport in Europa delle criptovalute avranno registrato un aumento del 778%, arrivando ad un volume d’affari di 5 miliardi di euro. Basta questo dato per spiegare l’acquisizione della Triestina da parte di “House of Doge”(in possesso di una capitalizzazione di 50 mld di dollari), una delle più importanti società di criptovalute del mondo? E poi perché scegliere proprio Trieste? Su quest’ultima domanda è davvero difficile rispondere, anche se l’operazione ricorda tanto quella fatta dai fratelli Hartono a Como. Trieste e Como sono accomunate dall’essere due città di confine, naturalmente protese a non avere uno sguardo solo italiano, ma rivolte ad una Mitteleuropa e ad una regione balcanica che corre fino giù in Grecia, per poi congiungersi con la Turchia(dove c’è il tasso d’adozione delle criptovalute tra i più elevati del mondo), che fanno intravedere ottimi scenari riguardo agli investimenti nello sport. Dove ci sono storia ed incastri geopolitici, lo sport diventa uno scivolo per penetrare facilmente nelle varie culture e affermarsi come novità conveniente. Ma questa è solo una ipotesi, una tra alcune che si potrebbero fare, la realtà è che le due operazioni, quella degli Hartono e di “House of Doge”, sono state fatte su club militanti al momento dell’acquisto in Serie C e ad un prezzo molto basso(la Triestina addirittura presa sull’orlo di un ennesimo fallimento societario). La volontà di queste due proprietà miliardarie è quella di costruire il successo partendo dal basso, con tifoserie dalle non molte pretese disposte a far lavorare bene sul lungo periodo senza troppi scossoni, con l’intento di costruire una nuova storia senza essere appesantiti dalla vecchia. Il mondo è in un cambiamento di Era e la nuova stabilizzazione della realtà uscirà dalla “Società Liquida” descritta da Zygmunt Bauman, quindi tutto sarà cancellato e riscritto come su una lavagna. Pare abbastanza chiaro cosa si voglia fare a Como e a Trieste, ovvero scrivere un nuova storia per il nuovo mondo che verrà. Il calcio ripartirà da zero, come fosse all’inizio del 900 dove diventò uno dei primi sport moderni di massa e a carattere transnazionale, e tra vent’anni da oggi si vedranno dei cambiamenti nello sport più seguito al mondo talmente radicali da non potersi nemmeno ora ipotizzare con serenità, senza suscitare reazioni emotive negative forti o scetticismi tipici di quando sta agendo il protocollo sociologico della “Finestra di Overton”.

Ciò che oggi appena si accenna è subito definito inaccettabile, domani sarà consuetudine. Questa, in sintesi, è l’agenda da “Finestra di Overton”. “House od Doge” ovviamente sa tutto questo, ivi per cui, presentando l’acquisizione del club Alabardo, prudentemente ha parlato di “dimostrare che gli asset digitali possono generare valore, cultura e passione nel mondo reale”. Si parla di connettere la comunità globale con Trieste e dare così un volto nuovo alla natura costitutiva del calcio, indirizzando, in un prossimo futuro, tutto in direzione del “metaverso”, che permetterà di essere ovunque da un ovunque qualsiasi, anche quello del divano di casa. E’ un progetto partito da lontano e da suggestioni lontane, e ricordo come fosse oggi gli incontri avuti con la “Sony” verso la fine degli anni 90, con il compianto Anthony Weatherill, colui con cui questa rubrica ha avuto inizio, per parlare proprio di metaverso e dei suoi possibili sviluppi. Per diversi anni,  nei colloqui avuti con il marchio nipponico, si è parlato di sport, cultura e arte, considerato quanto gli enormi progressi della tecnologia stavano facendo fare dei passi in avanti all’interdisciplinarietà dell’intrattenimento. Tutto andava verso il consumatore, il tifoso, l’esteta, e tutto quello che una persona in sé può rappresentare nei suoi interessi. I club già da tempo non sono più club, ma si sono trasformati in brand, e con l’ingresso del metaverso nelle loro attività, il mercato pubblicitario avrà una sensibile espansione. Si immagini per un momento un “metaverso Granata”, con una offerta di simulazioni che andrebbero ad unire digitalmente e virtualmente una intera comunità di tifosi sparsi su tutto il territorio nazionale e anche extra nazionale nel nome di un tifo e di una tradizione in via di dispersione per molte note ragioni. Sarà sicuramente business, ma sarà anche la possibilità di ricostituire una tradizione su nuove basi. Questo futuro al momento presente in una fase intermedia della “Finestra di Overton”, dovrà avere necessariamente prevedere gli stadi di proprietà, i quali saranno il centro operativo di tutto ciò che del club sarà irradiato nel mondo, sia quello reale che  quello del metaverso. Questo fa capire quanto il calcio italiano, e sotto molti aspetti anche il mondo della cultura e dell’arte, siano nella fase in cui nel west americano era giunta la ferrovia, e qualcuno ancora si ostinava a ragionare in termini di spostamenti e di logiche commerciali con i cavalli. Non saranno i presidenti vecchio stampo, affezionati al “player trading”(destinato al tramonto, se si vorrà inseguire la competitività) e privi di iniziativa verso gli investimenti, e nemmeno i famosi “fondi”, preoccupati solo di guadagnare il più possibile dai margini ricavati perlopiù dal debito, a saltare sul carro di questo futuro già tracciato. Ecco perché ciò che sta accadendo a Como e ora a Trieste è estremamente interessante; con il loro sguardo rivolto al “fan engagement”, le proprietà dei due club stanno entrando in quel futuro di cui sopra.

L’innovazione digitale offrirà(ad alcuni più lungimiranti la sta già offrendo) ai club maggiori opportunità di raggiungere i propri fan e aumentare e diversificare così i flussi di ricavi. Le città, e i loro contesti sociali e culturali, potranno beneficiare di una espansione interattiva che solo lo sport può consentire, e un discorso a parte merita la moneta digitale, chiaramente punto di forza della nuova proprietà della Triestina. Come il “Sesterzio” dell’Antica Roma favorì lo scambio di beni e servizi in tutto il territorio dell’Impero, che non pretese mai di essere controllato da un unico organo statuario, la moneta digitale potrebbe portare la stessa facilità di espansione economica nell’impero del calcio. Se questo sia giusto o meno, o conveniente o meno, non è compito di questa riflessione stabilirlo, però l’esperienza della storia insegna quanto sia impossibile frenare un processo da “Finestra di Overton”. Il Como, e adesso la Triestina, stanno dimostrando che il tempo di alcuni assetti proprietari è al tramonto, a causa della loro incapacità di interpretare il futuro. I vari Claudio Lotito e Urbano Cairo dovrebbero passare il testimone non per mancanza di risultati, ma per la loro inadeguatezza nel capire l’evoluzione in atto nel mondo dello sport. Quando ci si trova di fronte ad un cambiamento di Era, come dimostra la Seconda Rivoluzione Industriale di fine 800, la semplice amministrazione ordinaria di un bene, specie se è un bene comune, non è più sufficiente. Le amministrazioni comunali e regionali italiane non stanno valutando quanto siano importanti le istituzioni sportive, e gli avvenimenti ad esse collegate, per l’evoluzione economico/sociali delle città del futuro. Si vada a studiare, riguardo allo sport, cosa prevede Neom, la “città di fondazione” voluta dalla famiglia reale saudita, in modo da rendersi conto di questo aspetto della questione. La politica e le istituzioni sportive non rimangano ancora ai “trading post” e ai cavalli, anche un colosso come la “Wells Fargo & Company” alla fine dell’800 capì che l’era delle diligenze era finita, e quindi cambiò lo scenario delle sue attività.  E’ il momento di scendere nel terreno delle valutazioni e delle scelte, e se la politica dovesse mancare a questo suo preciso compito, alta sarà la colpa che dovrà prendersi davanti alla storia. Il calcio in Italia ha bisogno di futuro, ed è ora di andarselo a prendere.

Scrittore, sceneggiatore e regista. Tifosissimo granata e già coautore con il compianto Anthony Weatherill della rubrica “Loquor” su Toro News che in suo onore e ricordo continua a curare. Annovera, tra le sue numerose opere e sceneggiature, quella del film “Ora e per sempre”, in memoria del Grande Torino.

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