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Ma quando il revanscismo italico in salsa plautiana parte a razzo è davvero impossibile fermarlo, e capita di assistere a tutto e al contrario di tutto, perché c’è sempre un ora del destino scoccare sopra il nostro cielo. Ed ecco Lucio Caracciolo e Dario Fabbri di “Limes”, il mensile di quelli che sanno tutto o quasi tutto, sottolineare, in uno dei loro approfondimenti in cui tenacemente ricordano agl’italiani quanto contino poco e male, affermare in modo chiaro e autorevole(e la postura di quelli baciati dalla sorte e dal mainstream culturale a sancire autorevolezza) che la vittoria dell’Italia agli Europei di calcio non ha nessuna valenza geopolitica, quindi attenti a farsi delle illusioni. Polvere eravamo e polvere continueremo ad essere, nonostante i rigori rifilati ai perfidi inglesi. Nonostante la sicumera di Fabbri e Caracciolo(ammetto che a volte riescono a farmi credere all’esattezza scientifica delle loro analisi), non ho riscontrato, tra amici o semplici conoscenti, voglie di sfruttare le parate di Gigio Donnarumma per rivendicare un ritorno di Nizza o dell’Istria sotto il tricolore che sventola sul Quirinale. Quelli di “Limes”, o similari, proprio non riescono a capire come la voglia di sotterrare sotto una valanga di gol la Francia, abbia poco da vedere con mire espansionistiche nella terra di Macron e Sarkozy. Forse c’è solo la voglia di non fargli dimenticare come la “Gioconda”, la cosa più preziosa del “Louvre”, sia stata partorita da un genio italiano, così giusto per ridere un po’ nel vedergli arricciare il naso ancora più all’insù per il rodimento. Stiano tranquilli i sedicenti esperti di politica internazionale presenti in Italia, non sfrutteremo la prossima vittoria calcistica sulla Francia per rivendicare nuovi diritti sulla fregatura che i “cugini”(si fa per dire) ci hanno rifilato in Libia. Ci accontenteremo che raccolgano molti palloni in fondo alla rete. Devono sapere, i sedicenti intellettuali e giornalisti italiani, che il calcio non ha bisogno di scopi politici o geopolitici per alimentare passione, esso vive di rivalità, a volte sana e a volte insana.
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E’ una rivalità condita di gioia e sofferenza, ed è la semplicità dei sentimenti a trionfare, come la voglia di urlare a squarciagola come sia bello essere italiani mentre Donnarumma fa la parata decisiva del nostro europeo vittorioso. Vedere la politica, e i giornalisti ad interpretare i suoi desiderata, appropriarsi di questa bellezza semplice fa girare un po’ le scatole, specie quando si tenta di approfittare della paura pandemica per provare a spostare la finale di Wembley a Roma. Così, giusto per far pagare agl’inglesi lo sgarbo della “Brexit” e provandoci con un bel sorriso mentre si è appena finito un vertice con frau Merkel, la quale non vede sempre l’ora di tirare un calcio negli stinchi a Boris Johnson. Il nuovo super Mario(stavolta ci assicurano sia quello veramente bravo) asserisce come la vittoria degli Azzurri avrà un effetto positivo sul PIL(Prodotto Interno Lordo) e sulla ripartenza del Paese, proprio mentre l’Istat avverte che sono in corso rincari ovunque su una media del 10%. La vittoria dell’Italia del calcio serve anche a oscurare le “buone” notizie e a inventarsi i nuovi nemici inglesi, additandoli come quelli che fischiano gli inni nazionali altrui, come se dalle nostre parti non avessimo assistito agli stessi indecenti spettacoli. Ma oggi bisogna parlar male degli inglesi ad ogni costo, perché questo è l’ordine recapitato a tutte le principali redazioni giornalistiche della mirabolante Unione Europea, che tremare il mondo fa. Si approfitti anche del calcio, il tanto vituperato calcio, per menare randellate a non finire alla “Perfida Albione”. Sono stati capaci, i nostri valorosi giornalisti cresciuti sotto la filosofia della famiglia Kim Jong, di venderci come atto di arroganza il “Football’s Coming Home” cantato a squarciagola dai tifosi inglesi, sorvolando volutamente, o per ignoranza o per malafede, il senso ironico tipicamente british del testo della canzone. Per quanto mi riguarda veder vincere l’Italia gli Europei di calcio mi ha regalato una gioia incontenibile, e vedere i festeggiamenti dei nostri emigranti a New York o a Toronto mi ha commosso abbastanza. Questo perchè gli italiani sono la mia famiglia e l’Italia è casa mia. Per provare gioia non ho bisogno di inventarmi un nemico o di rimproverare qualcuno di gesti troppo tristi mentre io festeggio, tenderei a riconoscermi nel titolo di prima pagina che il quotidiano belga “Le Soir” ha voluto dedicare all’affermazione Azzurra: “La Vita è Bella”. Il calcio, come il bel film da Oscar di Roberto Benigni, ha il potere di poter fare pensare per un attimo come la vita possa essere a volte davvero bella. Fateci godere quest’attimo e, se potete, date un attimo di pausa alle vostre fake news. Un attimo di pausa farà bene anche voi. Provateci.
Scrittore, sceneggiatore e regista. Tifosissimo granata e già coautore con il compianto Anthony Weatherill della rubrica “Loquor” su Toro News che in suo onore e ricordo continua a curare. Annovera, tra le sue numerose opere e sceneggiature, quella del film “Ora e per sempre”, in memoria del Grande Torino.
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