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È incredibile come non si riesca ad avere chiara una cosa: gli arbitri finanziari, effettuati sotto gli organi di controllo federali evidentemente distratti, modificano continuamente le regole di partenza, e quindi il principio di lealtà nel nostro sport più amato. Occorre essere onesti e analizzare le cose con franchezza, dopo la “Via della Seta” e la “Via Francigena” oggi in Italia vige la “Via dell’Illegalità”, e in molte occasioni riesce difficile schierarsi dalla parte della legge, perché si ha la sgradita sensazione di essere nel caso fuori posto, fuori ogni contesto. Sintomatica è la battuta del “Cetto La Qualunque”, cinematografico: "schierarsi dalla parte della legge…dico: ma è legale questa cosa"? Il personaggio interpretato da Antonio Albanese può anche essere visto come un paradosso esagerato di drammaturgia, ma non viene dalla fantasia, giunge da una suggestione amara ricavata dalla vita reale. Gli Antonio Bellocco e gli Andrea Beretta non sono mala pianta spuntata improvvisamente nel deserto delle curve, sono parassiti di piccolo cabotaggio di un sistema corsaro sicuro, e con molte ragioni, di rimanere impunito di fronte alle regole e alla legge. I giornali di tutto il mondo nelle settimane scorse, in modo comicamente roboante, hanno titolato come il Manchester City stia rischiando la retrocessione per i suoi raggiri finanziari, ma il “Guardian” ha subito sottolineato il “contenuto” importante portato alla “Premier League” dal club “mancunion”, quindi ci si dimentichi di una sua retrocessione ritenuta sconveniente per tutto il sistema. I capetti delle curve che la mattina si vedono al bar, mentre consumano cappuccino e cornetto pianificando le briciole di ciò che resta del bottino calcio, vedono continuamente l’aristocrazia dello sport sfuggire al rispetto delle regole e della decenza. Afferrano, nella loro disperazione esistenziale e delinquenziale, come il business sportivo abbia bisogno come l’aria di questa aristocrazia, e giungono a ritenere il braccio esecutivo della legge semplicemente la foglia di fico per regolare conti, e non un garante della legalità. Eccoli quindi fare affari anche con un rapper “de noantri”, incline a scimmiottare la vita borderline di un “50 Cent” o di un “Paff Daddy” per poi brigare per vendere una sua bibita all’interno dello Stadio Meazza.
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Tutto è parodia nel nostro Paese taroccato da “pandori Balocco”, persino l’avvenente ragazzona procace che dopo essersi fidanzata con il calciatore, il giorno dopo sventola il suo certificato, con foto in rigoroso bikini di ordinanza o mise da vedo e non vedo, da influencer non si sa bene di chi o cosa. È tutto un borderline all’amatriciana, una discoteca e una spiaggia da dove postare foto sulla rete, un gorgoglio di risulta di quel che rimane dello scendere a cascata dalla cima della piramide di soldi e fama spicciola da quarto d’ora di pubblicità di “Wharoliana” memoria. È il pizzo pagato al ludibrio (oggi lo chiamano “dissing”, in omaggio alla devozione diffusa all’anglismo straccione) voluto dal carrozzone, perché anche questo genera piccoli rivoli di denaro. Gli accadimenti nelle curve non sono la “cayenna” da sopportare per avere il paradiso fuori da esse, le curve sono lo spicchio da tugurio di periferia del mercato del tempio, dove tutto è stato reso lecito e legale da una sorta di “common law” tenuta nel sottobosco delle consuetudini del mondo pallonaro. Giocatori, allenatori, direttori sportivi e quant’altro, intrattengono rapporti con “ndranghetisti” in trasferta nella “nave scuola” dei “Boschi Verticali” o con eredi sbilenchi di Renato Vallanzasca, basta abbiano al collo sciarpa del club d’ordinanza. Sembrano lontani ma in fondo parlano la stessa lingua, ovvero l’incapacità elevare l’esistenza sulla prassi, così come una volta il calcio, con i suoi valori e la sua epica, era capace di fare. “Il calcio ha smesso di essere una favola da un po’ di tempo”, scrive Ronay sul “Guardian”, e vorremmo avere qualche argomentazione per potergli dare torto, ma la Procura di Milano, nella conferenza stampa tenuta per fare chiarezza sulle indagini sulle curve di Inter e Milan, ha sottolineato come le partite, per i soggetti indagati e arrestati, fossero semplicemente un paravento per i loro affari. Ecco cosa è diventato il calcio: un paravento. Come disse il grande Bill Shankly, una delle leggende che hanno reso grande lo sport del calcio, “parleremo delle alternative più tardi”. Sarà meglio.
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Scrittore, sceneggiatore e regista. Tifosissimo granata e già coautore con il compianto Anthony Weatherill della rubrica “Loquor” su Toro News che in suo onore e ricordo continua a curare. Annovera, tra le sue numerose opere e sceneggiature, quella del film “Ora e per sempre”, in memoria del Grande Torino.
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