Voglio provare a vedere se c'è uno spiraglio di buona fede in questa arrampicata di specchi messa in atto dal difensore, ma stento a trovare giustificazioni. Finisce la stagione passata ed iniziano i proclami del presidente che da subito dichiara di non voler cedere nessuno. Se io, giocatore appetito dal mercato e legittimamente voglioso di andare via, ascolto il mio presidente fare simili dichiarazioni, contatto immediatamente la società, il presidente Cairo, il dg Comi, il ds Bava, il team manager Santoro, o anche mister Mazzarri o Frustalupi e gli dico "Io voglio andare via." Era necessario che Nkoulou parlasse chiaro alla società delle proprie intenzioni, in virtù anche di quella fantomatica promessa, per dare modo a tutti di regolarsi in vista della prossima stagione e per arrivare al meglio ai preliminari di Europa League.
L'ex Lione aveva il dovere di dare modo alla società di ascoltare le sue esigenze, di provare a convincerlo a restare, magari con una lauta offerta, o, in alternativa, di rimpiazzarlo. Invece lui oggi scrive di una promessa ricevuta forse un anno fa dall'ex direttore sportivo Petrachi, ma che anche se fosse stata fatta dal presidente, Nkoulou avrebbe dovuto comunicare con l'aiuto del tuo entourage alla società le sue intenzioni e far sì che il suo procuratore portasse offerte consone alla crescita del proprio valore per il Toro. Perché se ha mercato e se ha la possibilità di avere un ingaggio superiore a quello che offre il Toro, è grazie proprio al Toro stesso che ti ha preso dall'oblio per 3,5 milioni.
A mercato chiuso e non avendo alternative se non quella di stare fuori almeno fino a gennaio, Nicolas Nkoulou nel suo comunicato scrive "Ho preso atto che i miei dirigenti hanno rifiutato di nuovo la mia cessione quest'estate." Per poi proseguire "Fedele ai miei principi, torno al lavoro senza che questi eventi influiscano né sulla mia motivazione né sulla mia professionalità, figuriamoci difendere ardentemente i colori del Torino, perché la sua storia e i suoi tifosi lo meritano". In questa frase, a mio modo di vedere, c'è tutta la fine della professionalità del giocatore. Sottolineare che la società ha rifiutato "di nuovo" la cessione, mostra come lui stia mordendo il freno per lasciare Torino. Inoltre prosegue dicendo che torna al lavoro, senza che questi eventi influiscano... cioè come se lui fosse nella posizione di decidere. Ma poi come può nello stesso comunicato esplicitare che vuole andare via e di tornare a difendere i colori granata perché è un professionista e i tifosi lo meritano? E' come un marito che dice alla moglie "Voglio mettermi con un'altra donna, ma resto con te perché sono un marito esemplare e tu non lo meriti." Non credo che ormai sarà possibile ricucire la frattura tra società e giocatore, e ancora di più sarà difficile ricucire il rapporto tra tifosi e il difensore. Basta girare un pochino sul profilo Instagram di N'koulou per capire come la cosa sia ormai irreversibile.
Non parlerò più del difensore perché è chiaro che la storia del Toro e Nkoulou è ai titoli di coda. Per cui ora godiamoci il Toro e le soddisfazioni che ci potranno regalare Belotti, Verdi e compagni, con la speranza che Lyanco resti sano in granata e che Verdi e Laxalt possano farci fare il salto di qualità. Nel frattempo dimentichiamoci l'Europa League e i rimpianti nati dal mercato tardivo. Dimentichiamoci il passato, concentriamoci sul presente, sogniamo il futuro!
Vincenzo Chiarizia, giornalista di fede granata, collabora con diverse testate abruzzesi che trattano il calcio dilettantistico, per le quali scrive e svolge telecronache. Quinto di sei figli maschi (quasi tutti granata), lavora e vive a L’Aquila con una compagna per metà granata.
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