Inoltre Mazzarri non può permettersi di dire che ha la coscienza pulita, come ha detto rispondendo al tifoso che lo contestava al Filadelfia. Soprattutto se ha avallato un mercato estivo indecente che ha di fatto compromesso il superamento dei preliminari di Europa League. Lui che alla vigilia del ritorno già dichiarava che uscire dall'EL sarebbe stato un dispiacere, ma che si doveva guardare avanti, non può avere la coscienza pulita, perché quell'immediato futuro a cui doveva guardare ci ha portato sin qui. Nel derby il Toro ha giocato meno peggio rispetto a Roma contro la Lazio, una gara impostata sul pressing, ma i giocatori non avevano la voglia di vincere. A mio modo di vedere un allenatore dovrebbe spiegare come mai il Toro è una delle squadre di Serie A che tira di meno in porta.
Domani a Brescia il Toro avrà diversi indisponibili e sembra che al Filadelfia il tecnico toscano abbia provato il 3-4-3 studiato a lungo in estate e mai provato dall'inizio nelle gare ufficiali. Bene, allora gradirei che per una volta Mazzarri mostrasse coraggio e schierasse finalmente il tridente Verdi-Belotti-Millico, perché se il Toro vuole scrollarsi di dosso da questa situazione e vuole invertire la media retrocessione intrapresa da diverse partite, bisogna che si tiri in porta, per riuscire a segnare e quindi vincere. Sicuramente la voglia che avrà Millico in campo sarà maggiore della mollezza da parte dei diversi interpreti visti ad esempio a Roma contro la Lazio.
Passando al presidente, sembra che le rimostranze esplose da più focolai granata non lo riguardino, invece è lui il principale artefice di questa mediocrità. Dichiarare di avere una rosa ampia anziché dire che ha intenzione di rinforzare la squadra appare palesemente provocatorio. Il presidente ha sempre dichiarato che non vuole fare proclami, però avrebbe il sacrosanto dovere di esporre ai tifosi gli obiettivi sportivi e in quanto tempo si intende raggiungerli. Se non è in grado di pianificare step di crescita come ha fatto ad esempio l'Atalanta, se ne deve andare. Lui prese il Toro gratis, potrebbe fare la più grande plusvalenza della sua presidenza e salutarci facendo, come si suol dire, il botto. Così ci farà tornare a respirare aria granata. Tra le critiche mosse nei miei confronti una settimana fa mi è stato chiesto “di comprare il Toro” o addirittura “di trovare un compratore”. Ma signori miei, se uno mette in vendita una società, i compratori magari arrivano. Se hanno liquidità bene, altrimenti si attende il compratore giusto. E poi ci sono i tifosi. Quando il Toro era in mano a Giovannone e i supporter granata hanno premuto per darlo a Cairo anche con metodi fin troppo convincenti, hanno ottenuto quello che volevano. Per cui tutte queste paure su chissà chi ci compra, sono dei falsi problemi. Non si possono sapere a priori le intenzioni di un imprenditore o di una cordata o di un magnate, come ad esempio non sapevamo le intenzioni di Cairo. Se quando ci prese nel 2005 avesse detto “Punterò ad ottenere al massimo il settimo posto in Serie A in 14 anni di presidenza”, l'avremmo osannato? Gli avremmo spianato la strada? Probabilmente no. Per cui presidente, metta in vendita la società e potrà tornare a fare quello che le riesce davvero bene: l'imprenditore.
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Infine per evidenziare ancora di più, se ce ne fosse bisogno, la pochezza della struttura societaria granata, vi racconto cosa sta succedendo in questi ultimi giorni nella mia città. L'Aquila Calcio è fallita ed è ripartita dalla Prima Categoria. Quest'anno è in Promozione e la società è letteralmente stata presa in mano dai tifosi che hanno fatto un lavoro fantastico nel reperire fondi dagli sponsor e hanno consegnato alla città un organigramma societario di tutto rispetto, così di seguito composto: presidente, vice presidente, segretario-tesoriere, direttore generale, direttore sportivo, team manager, più altri collaboratori e consiglieri. Chiaramente non voglio fare un paragone tra i dirigenti, soprattutto perché non si possono confrontare professionisti e dilettanti, ma un organigramma del genere in un campionato come quello di Promozione è un lusso. Il Toro invece ha un presidente che non ha secondo me ambizioni di risultati sportivi, un direttore generale che ho sentito parlare per la prima volta dopo un match, domenica scorsa dopo il derby, un direttore sportivo che non ha fatto mercato quest'anno, un direttore operativo che opera principalmente dietro le quinte, un team manager che non riesce a contenere il caso Nkoulou ed Emiliano Moretti di cui ancora si sa quale ruolo abbia. Questo provoca l’esasperazione in cui ci ha portato Cairo con il suo modus operandi.
Vincenzo Chiarizia, giornalista di fede granata, collabora con diverse testate abruzzesi che trattano il calcio dilettantistico, per le quali scrive e svolge telecronache. Quinto di sei figli maschi (quasi tutti granata), lavora e vive a L’Aquila con una compagna per metà granata.
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