Ma Manchester, e la gente di Manchester, sa aspettare. E’ gente tenace, la mia gente. Dopo la guerra i tifosi dello United non si erano fatti scoraggiare nemmeno dall’Old Trafford distrutto dai bombardamenti. Sapevano che un giorno sarebbe stato ricostruito. Sapevano che un giorno lo United sarebbe tornato a giocare lì(quante cose in comune con i tifosi del Toro e il loro Filadelfia. L’amore dei tifosi è da sempre la vera unità di misura del calcio). Il punto di svolta di Matt Busby si presenta un giorno sotto forma di un telegramma, giunto direttamente da Belfast. “Credo di averti trovato un genio”, recitava il testo scritto da Bob Bishop, osservatore dello United in Irlanda del Nord. Il genio, sregolato, era quello di George Best, uno dei più straordinari talenti che abbiano mai calcato un campo di calcio. Best è come un raggio di sole che ha il potere di riportare la luce nell’anima di Sir Matt, è come un miracolo che si abbatte improvvisamente nella vita di una tra le più uggiose città del pianeta. Lo United prende a sognare in modo così sfrenato, che un euforico Bobby Charlton un giorno arriva a definire l’Old Trafford “Theatre of Dreams” (il teatro dei sogni). Lo United torna a vincere la First Division e, nel 1968, alzerà la sua prima Coppa dei Campioni. La prima Coppa dei Campioni vinta da una squadra inglese.
Dieci anni dopo, nel 1978 e al culmine della loro depressione sportiva, gli Eagles di Philadelphia ingaggiano come allenatore Dick Vermeil e dopo dodici anni di guida tecnica del tecnico che era stato degli UCLA Bruins, partecipano, uscendo sconfitti, al loro primo Superbowl. Gli anni di Dick Vermeil furono gli anni della rinascita degli Eagles; ma per i tifosi della squadra la vittoria del Superbowl sembrava essere una cosa lontana. Praticamente irrealizzabile. Anche per Nick Foles, di professione quarterback, la carriera sembra ad un certo punto conclusa. Il ragazzo di Austin, rubato dal football al basket, sembra non aver mantenuto nessuna delle promesse di inizio carriera. Ormai è considerato da tutto il mondo del football un underdog. Deluso, vorrebbe addirittura smettere di giocare e dedicarsi, forse, ad essere in servizio permanente attivo per la sua fede religiosa. Ma per una di quelle curiose girandole della storia, degne di una sceneggiatura di un grande film, Foles finisce come quarterback di riserva degli Eagles. Essere riserva non piace mai a nessuno; tutti vorrebbero giocare sempre. Ma Nick Foles ha una strana sensazione: sa che il suo momento arriverà.
Ad un certo punto della stagione Carson Wentz, il quarteback titolare degli Eagles, si infortuna e Foles prende il suo posto; un posto che conserverà fino al superbowl dello scorso 4 febbraio vinto contro i favoritissimi New England Patriots della leggenda Tom Brady (L’underdog Foles guida gli Eagles, la squadra considerata la più underdog della NFL). “Dedico questa vittoria alla gente di Philadelphia”; dice Foles alla fine della partita. Ed è una dedica piena di gratitudine e di rispetto, verso questa gente della Pennsylvania che intanto stava riempiendo le strade della loro città ubriacandosi di gioia. E’ stata pura poesia vedere Sylvester Stallone alzare le braccia al cielo, felice come un bambino, per la vittoria dei suoi sfavoritissimi Eagles. Le gente non dimentica e sa attendere. Ecco perché i tifosi dello United hanno ricordato ancora una volta i loro babes. Loro, un tempo, gli hanno regalato gioia. Gli Eagles magari non vinceranno più, ma i loro tifosi non dimenticheranno la gioia del 4 febbraio 2018. Ha detto una volta Eric Cantona: “forse il giorno in cui ho accarezzato la prima volta una palla il sole splendeva, le persone erano felici, e questo mi ha fatto venire voglia di giocare a calcio. Per tutta la mia vita, cercherò di catturare ancora una volta quell’istante”. I tifosi dell’Old Trafford e l’inaspettata vittoria degli Eagles mi hanno ricordato questo semplice pensiero di uno dei più grandi giocatori passati dal mio United. Speri, ecco perché continuiamo, nonostante i nostri dolori, a ricostruire. Sempre.
(ha collaborato Carmelo Pennisi)
Anthony Weatherhill, originario di Manchester e nipote dello storico coach Matt Busby, si occupa da tempo di politica sportiva. E’ il vero ideatore della Tessera del Tifoso, poi arrivata in Italia sulla base di tutt’altri presupposti e intendimenti.
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