Certe sottigliezze affettive le trovi solo nella cultura italiana, ecco perché non deve sorprendere il ringraziamento ai genitori fatti da Roberto Mancini nella sua prima conferenza stampa da tecnico della nazionale italiana di calcio. Nel dna italiano di Michel Platini queste sottigliezze ci sono tutte ed è visibile la forza che gli conferiscono, con il concetto di famiglia assurto a certezza esistenziale. Ecco perché la voce di Wikipedia associante il suo nome ad un grave caso di corruzione, lo ferisce più per l’idea che se ne possono fare i suoi nipoti, che per le opinioni di tutto il mondo circostante, di cui sembra non essersi curato mai tanto se non per farne oggetto della sua tagliente ironia. La famiglia che ha sempre creduto nelle sue capacità, anche quando tutti ritenevano il giovane Michel troppo basso e gracile per ritagliarsi una strada nel calcio. L’amore per la famiglia forse lo rende credibile quando dice che “le banche non possono continuare a prestare soldi al calcio milionario quando la gente muore di fame”, ma anche qui il tratto ossimorico incombe allorché ha favorito(in buona compagnia, per carità) la penetrazione ingiustificata della forza economica del Qatar nel mondo del calcio.
Qui esce fuori il suo tratto alla Baudelaire e della corrente letteraria dei “Parnassiani”, in un sorprendente(per chi ha fortissimamente voluto il fairplay finanziario) rigurgito verso l’impegno sociale e politico. Non esistono più l’utilità e la virtù, ma solo il fine a cui è piegata tutta la sua strategia di uomo e di sportivo. La figura di Platini fa riflettere su come oggi, in piena epoca massmediologica, sia sempre più difficile formarsi un’opinione vera sui fatti a cui assistiamo. Ogni cosa sembra essere tutto e il contrario di tutto, e ciò nello sport assume dei caratteri davvero dannosi. Lo sport, per sua stessa natura, ha bisogno di essere una rappresentazione della verità, scevro da qualsiasi ombra che possa corromperne il messaggio etico di cui è portatore. Lo sport, al contrario di quello che pensa Platini, non deve regalare solo gioia, ma dovrebbe sedimentare anche valori. Immersi come siamo in valanghe di notizie ormai siamo diventati incapaci di distinguere il vero dal falso. L’accettabile dal non accettabile. E’ impossibile sapere se le accuse di corruzione verso Platini siano giustificate o no(e temo che questa cosa non potrà mai essere accertata), ma comportamenti opachi del dirigente francese ci sono stati.
Ciò, in un mondo perfetto, renderebbe impossibile una riammissione nel mondo della dirigenza del calcio mondiale. In un mondo perfetto non si “aggiustano” sorteggi al fine di preordinare una finale desiderata. In un mondo perfetto si sta attenti ai conflitti d’interessi e ai soldi che si ricevono. In un mondo perfetto la responsabilità è responsabilità. Caro Platini, in un mondo perfetto non si può dire, come tu hai detto, “che la gente ama il calcio perché non ha nessuna verità, nessuna legge”. In un mondo perfetto non è la tecnologia a rovinare il calcio, ma la mancanza di coscienza. E se non c’è la coscienza, cose ce ne facciamo della bellezza?
(ha collaborato Carmelo Pennisi)
Anthony Weatherhill, originario di Manchester e nipote dello storico coach Matt Busby, si occupa da tempo di politica sportiva. E’ il vero ideatore della Tessera del Tifoso, poi arrivata in Italia sulla base di tutt’altri presupposti e intendimenti.
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