Poi cosa successe?
"Successe che da lì in poi non c'è stata tanto la ricerca di risultati sportivi quanto quella della convenienza economica. Un periodo culminato con il fallimento della società guidata dal tifoso bianconero Cimminelli. La società è stata salvata dal gruppo guidato dall'avv. Marengo, poi, estromessi i lodisti, è arrivato l'attuale presidente Cairo. Ha iniziato un campionato di Serie B senza avere nemmeno un giocatore di proprietà, una cosa molto difficile, così come è difficile raggiungere una stabile dimensione di Serie A dopo un fallimento. Il presidente Cairo ci è riuscito perchè, dopo alcune scelte sbagliate (come puntare su collaboratori improbabili e giocatori di fama ma poca prospettiva), ha chiamato a sè un direttore sportivo di nome Petrachi. Con lui si sono pescati giocatori da categorie inferiori che costarono poco ma si sono rivelati degli acquisti azzeccati e da lì il Torino è cresciuto. Anche grazie a questo fattore, il Torino è riuscito progressivamente a stabilizzarsi tecnicamente in Serie A, arrivando stabilmente nella parte sinistra".
E oggi?
"E' stato commesso un grave errore: quello di pensare che proseguendo con la stessa mentalità si potesse arrivare anche nella élite del calcio nostrano. Niente di più sbagliato, si è rimasti fermi, non si sono fatti dei passi avanti come ha dimostrato il campo. Non si sono allargati gli orizzonti della società, nè internamente nè esternamente. Settimanalmente noi discutiamo delle vicende attuali del Torino: dagli arbitraggi fasulli (che purtroppo capitano, in particolare contro la Juventus) all'operato degli allenatori (in questo caso, Mazzarri), di giocatori bravi o meno bravi. La verità però è che, se questo Toro vuole migliorare, la società deve fermarsi un momento, ragionare e riprogrammare, questa volta in modo migliore, il percorso che si intende seguire".
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