L’opera del proprietario delle foxes si è completata l’anno successivo, con il licenziamento di Claudio Ranieri, seguito da un riaversi improvviso della squadra tornata improvvisamente a vincere delle partite e concludendo il campionato a metà classifica. Voler pensare male di tale rendimento alterno dei giocatori nell’anno successivo la vittoria della Premier potrebbe essere un peccato non eccessivo. Hanno voluto far ballare il Leicester un solo anno, perché solo chi fa grandi investimenti ha diritto alla vittoria nel calcio contemporaneo. Hanno stabilito dei grossi premi in denaro, foraggiati dalle televisioni, per le vittorie. Premi che devono essere distribuiti da chi fa girare più moneta e anima sponsor di ogni tipo. Non sono previste deroghe alla Leicester in questo sistema, perché danno solo fastidio. I giornali sono stati costretti ad elogiare l’impresa di Ranieri solo il giorno in cui si è compiuta; mentre sia prima che dopo hanno cercato solo di demitizzarla per toglierle valore. I tifosi delle foxes sono stati derubati della possibilità di coltivare il sogno più a lungo, e probabilmente se ne saranno fatti presto una ragione. Tanto, nell’ ammirato sistema Premier League, i tifosi ormai contano meno che da altre parti. Compreso i club e la loro storia. Tutto ciò mentre i proprietari pro tempore delle società fanno allegramente affari con procuratori e sponsor. Dove vanno a finire parte degli utili generati da un Manchester United, potrebbe e dovrebbe essere oggetto di serie inchieste della stampa e della Football Association. Ma nulla di tutto ciò, temo, accadrà mai.
Ci sono squadre come il Millwall e l’Athletic Bilbao che continuano ad avere rapporti strettissimi con i suoi tifosi, molto presenti nella vita dei loro club di appartenenza. Peggio è andata ai tifosi dello United, costretti a crearsi un’altra realtà(lo United of Manchester), per manifestare il loro aperto dissenso contro la proprietà americana dei “Red Devils” e per coltivare una speranza di rinascita dei valori di quei ferrovieri fondatori del sogno mancuniano colorato dalle maglie rosse. In Italia, in questi giorni, stiamo assistendo ad un sindaco improvvido, quello di Bari, che ha assegnato a De Laurentis ciò che resta del fallimento del Bari Calcio. Il patron del Napoli ha già annunciato di voler riportare la squadra pugliese in Serie A, e che se ne infischia se il regolamento impedirebbe ad una stessa proprietà di avere due squadre nella massima serie. “Faremo cambiare i regolamenti –ha tuonato il vulcanico presidente partenopeo- , è tempo che l’Italia si adegui alla modernità”. Ovviamente dalla Federcalcio nessuno è intervenuto per metterlo al suo posto, e fa davvero molta tristezza ascoltare le dichiarazioni di un famoso giornalista come Pier Luigi Pardo, in cui sostiene che “l’acquisizione di De Laurentis è legittima. Una normale operazione di trading finanziario”. Non c’è storia, non c’è sport, non c’è fairplay, non ci sono i tifosi. Ha ragione Pardo: tutto è denaro. Normale e legittimo denaro. Stanno facendo prostituire l’oggetto del nostro amore, e tutto sembra normale. “I sogni sono risposte a domande che ancora non abbiamo capito come formulare”, ha scritto qualcuno. Non dobbiamo permettere l’oscuramento dei nostri sogni, altrimenti smetteremo di inseguire le nostre domande. E saremo come dei figuranti della nostra esistenza.
(ha collaborato Carmelo Pennisi)
Anthony Weatherhill, originario di Manchester e nipote dello storico coach Matt Busby, si occupa da tempo di politica sportiva. E’ il vero ideatore della Tessera del Tifoso, poi arrivata in Italia sulla base di tutt’altri presupposti e intendimenti
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