LEGGI: Amo dunque Toro
Il perché di questa mancanza è difficile da dire, la bellezza delle persone sta anche nelle fragilità, così come si rinvengono fragilità nelle bassezze. Oggi si festeggia una vittoria e non è il caso di dire troppo sulla mancanza. L’importante è che l’abbia lungamenteindagata Longo, questa mancanza, quando ha assunto il temerarioobiettivo di colmarla.
Comunque, se esistono giocatori che non hanno mai perso la testanel presente diabolico campionato, uno di questi è sicuramente Sirigu, che da quando è giunto al Toro ha sempre avuto una sola parola, quella data sottoscrivendo il suo contratto, a consacrazione della porta. Gli urli indirizzati alla panchina e ai compagni, negli stadi muti ai tempi del 2020, echeggiano di un Sirigu imponente che sempre c’è.
L’altro giocatore è ovviamente il Gallo, che dispone del migliore dei pregi affidati agli esseri umani: non disgiunge mai testa e cuore, dove va una, segue l’altro. Un gioco di grande forza.
Forse, il giorno dopo la partita, si può dire che il testa a testa che più realisticamente rappresenta Toro-Udinese è quello tra Izzo e Samir: si scontrano in aria ed entrambi finiscono a terra, si rialzano frastornati, e si riprende a giocare.
Ora che abbiamo ricominciato non possiamo smettere di giocare, e la testa deve già essere a Cagliari.
Mi sono laureata in fantascienze politiche non so più bene quando. In ufficio scrivo avvincenti relazioni a bilanci in dissesto e gozzoviglio nell’associazione “Brigate alimentari”. Collaboro con Shakespeare e ho pubblicato un paio di romanzi. I miei protagonisti sono sempre del Toro, così, tanto per complicargli un po’ la vita.
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