Intanto, quelli a strisce della sala accanto, esultano una, due, tre volte. Poi perdo il conto. Nella sala del Toro invece, è tutta una sudata. A Daniele, il nostro Baselli, ognuno vorrebbe somministrare una medicina diversa: chi abbracciarlo e dirgli dai che sei intenso, credi in te stesso; chi vorrebbe scuoterlo e minacciarlo: hai vent’anni e un piede da fuoriclasse, o giochi o fuori!

Non ci vogliamo far mancare nulla e nel secondo tempo pure Vives abbandona il campo. Fallo o fallaccio, giusto o esagerato, espulso. E adesso siamo in nove. Il Pescara carica il fucile ad attaccanti, vuole sparare. Noi alterniamo attimi da confusione in stile oratorio ad altri che sembriamo gli ultimi Apache a caccia di bisonti, pronti a tutto pur di sopravvivere.
Sudiamo. Sudiamo tantissimo, fino all’ultimo tiro nella direzione della nostra porta, al quarantottesimo del secondo tempo. Poi succede che finalmente la partita finisce, zero a zero. Quelli della Juve escono festanti, noi sorridiamo, consapevoli che dentro al fortino, tra quelli che vincono facile, proprio non ci sappiamo stare. Siamo Apache, noi.
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