GRAN TORINO

Torino-Sassuolo, la cardiologia e un divano preso a pugni

Torino-Sassuolo, la cardiologia e un divano preso a pugni - immagine 1
In un tranquillo mercoledì pomeriggio, la squadra granata decide di mettere a dura prova coronarie e sentimenti dei propri tifosi. Uno studio americano, un giorno, ci spiegherà come siamo sopravvissuti ad un innocuo Toro-Sassuolo di metà marzo

Redazione Toro News

Diamo il benvenuto sulle colonne di Toro News a Danilo Baccarani, che con la rubrica Gran Torino ci offrirà contenuti di qualità ispirati al passato e al presente del Toro. Nel primo appuntamento, in vista di Sassuolo-Torino, Danilo ci porta indietro nel tempo a un particolare precedente tra granata e neroverdi, datato 17 marzo 2021. Fu una rimonta da batticuore che si rivelerà decisiva al termine del campionato. Buona lettura.

Ricordare è un buon modo per esorcizzare, soprattutto se vuoi dimenticare qualcosa di dannatamente brutto.

Le stagioni del Covid sono coincise con due annate sportive davvero pessime per i colori granata e come spesso accade con la nostra gloriosa franchigia, se la fortuna è cieca, la sfiga finisce per vederci benissimo, sconfinando pesantemente nell’accanimento per vedere fino a che punto possiamo resistere a cotanta mala sorte.

Il Toro di Giampaolo aveva iniziato il campionato nel peggiore dei modi.

Pochi punti all’attivo, tantissimi gol subiti, una serie di equivoci tattici e una marea di problemi più psicologici che tecnici che ci portavamo dietro da oltre un anno.

L’avvento di Davide Nicola sulla panchina granata, porta uno scossone e

quando il Toro sembra essersi rimesso in carreggiata, arriva, puntuale come un orologio svizzero, la più classica delle mazzate tra capo e collo.

È di nuovo tempo di covid, con otto giocatori contagiati (e molti famigliari degli stessi) e due membri dello staff. Come se non bastasse alcuni giocatori non sono asintomatici, non ci si può allenare al Fila e l’ASL blocca la squadra costringendola ad un pitstop forzato. La lista dei positivi si allunga: Belotti, Singo, Baselli, Bremer, oltre ai già confermati Linetty, Murru e Buongiorno. La situazione precipita. L’ASL mette il Toro in quarantena fino al 3 marzo.

La sfiga cosmica che ci accompagna, non molla la presa: le gare da recuperare diventeranno due: Torino-Sassuolo e Lazio-Torino.

Il primo dei due recuperi, lo affrontiamo in un anonimo pomeriggio di marzo.

Sarà il risveglio primaverile o una curiosa coincidenza, sarà qualcosa presente nell’aria dell’Olimpico, sarà più o meno quel periodo in cui si concretizzano rimonte impossibili. Sarà quel che sarà e il Toro gira un remake di un film già visto.

Con le dovute proporzioni, i granata compiono una storica impresa, mettono a repentaglio le coronarie di molti tifosi e scrivono una pagina indelebile del loro campionato. La partita si disputa a porte chiuse e il sottoscritto si ritaglia un permesso lavorativo per poter vedere il match davanti alla televisione del salotto.

In casa siamo in tre: io, mio figlio Francesco e Cecilia che da tanti anni ci accudisce e stira i nostri panni che, senza di lei, resterebbero stesi per secoli. Quel giorno, in una normale giornata feriale, il Toro rimonta da 0-2 a 3-2: è un avvenimento che non accade in Serie A dal 1983, da quel memorabile derby del 27 marzo 1983, quello delle tre reti segnate in tre minuti e quaranta secondi.

Non accadeva da quasi 37 anni e da ben 938 gare.

La partenza è un brutto film dell’orrore con il Toro già sotto grazie ad una delle sue disastrose peculiarità stagionali.

In area di rigore ci sono nove difensori che si schiacciano davanti a Sirigu permettendo agli ospiti di fraseggiare senza pressione e battere a rete senza difficoltà: il gol è di Berardi che in girata batte l’estremo granata di giallo vestito.

I suoni ovattati nello stadio vuoto restituiscono l’esultanza della panchina neroverde.

Il Toro si scuote e Consigli viene più volte sollecitato per salvare la propria porta.

Tra il 14' e il 17', il portiere neroverde si esibisce in tre parate salvifiche su Mandragora, Murru e Sanabria.

Il mio divano patisce come il centrocampo del Toro, investito da cazzotti e incapace di reagire.

Il Sassuolo ha ripreso in pugno la situazione e ha ricominciato a graffiare in contropiede, approfittando dei problemi granata. Quando il primo tempo sta svanendo, sugli sviluppi di un calcio d’angolo, il Sassuolo raddoppia. Corner battuto di sinistro da Berardi, ad uscire. Il pallone sorvola tutta l’area, potremmo dire che è un pessimo cross, lungo e inefficace, e sta per uscire sul lato corto della stessa. Toljan la recupera e la centra con il destro.

Il suo è un cross alto, spiovente e lungo: la traiettoria non è arcuata, tanto meno tesa o pericolosa e sta praticamente seguendo quella disegnata precedentemente da Berardi.

Come calamitata, la palla ritorna esattamente sul piede sinistro di Berardi che la colpisce al volo, facendo passare la palla tra Sanabria e Rincon, bucando Sirigu tra le gambe.

Invento ufficialmente una nuova serie di divinità da sacramentare, perché quelle note, le ho oramai passate tutte in rassegna.

Belotti prova a riannodare il filo con il recente passato emulando sé stesso sforbiciando ancora una volta, cosa che gli riesce benissimo e sempre contro il Sassuolo.

Al riposo siamo sotto di due.

Nella ripresa Consigli si erge baluardo su Mandragora e Verdi e quando il match sta tramontando, ecco il meraviglioso colpo di coda granata.

Il minuto è il 77’.

Verdi imbecca Sanabria con un meraviglioso colpo di esterno.

Il paraguiano serve sul filo del fuorigioco il neo entrato Zaza e il pelato, in diagonale, insacca per il temporaneo 1-2.

Passano dieci minuti e il Toro pareggia con una azione tanto caparbia quanto rocambolesca.

Ansaldi finta il cross e passa la palla a Sanabria nella inusuale posizione di ala.

Il centravanti numero diciannove la scarica per Gojak e si butta in area.

Quando la palla arriva al numero dieci bosniaco ho un deja-vù.

In primis perché con quel destro, da posizione simile, dieci giorni prima a Crotone, l’uomo consigliato da Pjanic (cit.) aveva colto una clamorosa traversa.

L’enigmatico bosniaco, ho impiegato meno a capire Mulholland Drive rispetto al ruolo ricoperto dal buon Amer, scaglia un destro che non appare irresistibile ma, decisiva, o quasi, è la deviazione di Obiang.

La palla diventa insidiosa ma, nonostante ciò, Consigli si supera, respingendo come può sui piedi (anzi, sul ginocchio) di Mandragora che da due passi, pareggia. Siamo 2-2.

Il divano chiede pietà.

Mio figlio corre per casa impazzito.

Siamo a marzo ed è mercoledì pomeriggio ma sono stressato come a Natale nella settimana dei regali.

Quando Sirigu compie il miracolo su Obiang e ci tiene di fatto in partita, capisco che questa non è una squadra qualunque.

Si nota un certo professionismo nel complicarsi il pane, parafrasando Samuele Bersani, e un discreto compiacimento nel misurare il tasso di sadismo da applicare ai propri tifosi

Questa non è una squadra per tutti.

Siamo al rush finale.

È il novantaduesimo.

Ennesimo cross al bacio di Ansaldi, forse uno dei migliori terzini assistmen mai esibitosi a queste latitudini, e Zaza, sottomisura, batte Consigli, di testa, per il 3-2 finale.

Un urlo belluino sconvolge l’intero palazzo.

Io e mio figlio ci abbracciamo increduli, la povera Cecilia assiste ad un delirio incontrollato che tuttora mi ha relegato nelle posizioni più basse della sua personale classifica alla voce “stima perduta”.

Ho talmente tanta adrenalina in corpo che sto pensando di andare al reparto di cardiologia e presentarmi come donatore.

La televisione restituisce le immagini di Nicola che chiede spiegazioni a Verdi e Zaza.

Il tecnico di Luserna li interroga: “Perché non giocate sempre così?”

La faccia di Zaza è quella di un marziano appena caduto sul pianeta Terra, Verdi sorride mentre mi chiedo come sia possibile fare un assist, di controbalzo, come il suo.

Il mio divano tira un sospiro di sollievo.

Meno male che è solo mercoledì pomeriggio.

 

Questa fu la prima vittoria casalinga del campionato (dopo quattordici tentativi), indice chiaro delle difficoltà di quella squadra.

Si trattò anche della terza rimonta da doppio svantaggio compiuta nel 2021: nei precedenti casi fu 2-2 (da 0-2) a Benevento e 3-3 (da 0-3) a Bergamo contro l'Atalanta.

Danilo Baccarani

Ad un anno campione d’Italia, cresciuto a pane e racconti di Invincibili e Tremendisti. Laureato in storia del Cinema, innamorato di Caterina e Francesco, sposato con il Toro Ho vissuto Bilbao e Licata e così, su due piedi, rivivrei volentieri la prima. Se rinascessi vorrei la voleé di McEnroe, il cappotto di Bogart e la fantasia di Ljajic. Ché non si sa mai.

Attraverso le sue rubriche, grazie al lavoro di qualificati opinionisti, Toro News offre ai propri lettori spunti di riflessione ed approfondimenti di carattere indipendente sul Torino e non solo

tutte le notizie di