Allora mi dico e mi domando: ma se oggi un calciatore e' una "piccola azienda" che presta freddamente i propri servigi perché i club devono apporre il suo nome sulla maglia che (in teoria almeno quella) è sacra ed è l'unica cosa a cui i tifosi si possono legare? Perché un club come il Torino dopo le ultime beffe subite nei casi Cerci, Immobile, D'Ambrosio deve ancora legare i propri gloriosi colori ad un nome qualunque di uno di questi mercenari del pallone? I giocatori vogliono il professionismo a tutto tondo? Bene, allora si tolgano i loro nomi dalle maglie. Si mantengano i numeri fissi fino al 99 (tornare ai vecchi dall'1 all'11 sarebbe bello, ma forse sarebbe davvero troppo!) come da regolamento, ma si eviti il nome: il tifoso, volendo, comprerà lo stesso la maglia con il numero del proprio giocatore preferito, ma in caso di partenza di quest'ultimo non subirà nessuna beffa. Un accorgimento poco risolutivo, me ne rendo conto, che però sarebbe un segnale forte ai giocatori coi mal di pancia (vero Maksimovic?) ed ai tifosi stessi perché dimostrerebbe sensibilità e rispetto verso chi mantiene in vita il sistema pallonaro. Addirittura bisognerebbe, a chi compra una maglia originale, regalare la personalizzazione ma col nome del tifoso visto che, a differenza dei giocatori, i tifosi non cambiano mai squadra. Un caposaldo, quest'ultimo, che se mai dovesse venire meno segnerebbe davvero la fine del calcio per come lo abbiamo conosciuto.
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