LA “NORMALITÀ” DI UNA VITTORIA
Analizziamo lucidamente la notte di San Siro: in una partita difficile – perché nel primo tempo il Toro ha ricordato quello che si era congedato dal Filadelfia la scorsa settimana, stretto nella propria metà campo e preda delle sfuriate rossonere dopo aver conquistato il doppio vantaggio – è stata proprio la “normalità” a prevalere, l’organizzazione, la pazienza, un lavoro difensivo non così meticoloso ma comunque rognoso, che ha portato gli avversari, di fatto, a concludere in porta una volta sola pur mantenendo il pallino del gioco.
Avevamo invocato testa ed anche pazienza e gli ingredienti fondamentali non sono mancati: tanto che il gol di Borello – approdato in granata a gennaio senza clamori, stasera con una maglia numero 7 che gli calzava davvero a pennello, così rapido e libero di spaziare sulla destra – è sembrato quasi una conseguenza naturale.
Dopo le vittorie pesantissime contro Juventus e Roma, e dopo il colpaccio dell’andata in un Filadelfia che sapeva davvero di “calcio di una volta”, quello di ieri sera è stato il lieto fine di un percorso che, in realtà, deve essere un punto di partenza.
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DARE CONTINUITÀ
Sembra scontato dirlo, quando si parla di ragazzi, ma la cosa che conterà di più – senza nulla togliere a trofei che è sempre bello alzare al cielo – sarà riuscire a dare continuità al grande lavoro che è stato fatto su questi giocatori. Del resto, i frutti di quanto seminato iniziano ad intravedersi: fa bene Massimo Bava, responsabile del vivaio, a sottolineare i numeri importantissimi del Torino in termini di produzione di giocatori professionisti, e fa quasi sorridere pensare che ieri mancassero per infortunio due dei più grandi talenti cresciuti in granata. Parliamo di Vincenzo Millico, fantasista classe 2000 che nel suo momento migliore di forma ha cambiato volto alla squadra, e di Alessandro Buongiorno, difensore classe ’99 protagonista di uno degli esordi in Serie A più sfortunati di sempre (subito un infortunio al braccio).
Proprio Buongiorno, del resto, ieri non ha rinunciato a godersi l’affetto del pubblico, presentandosi con la Coppa in mano tra gli applausi della Maratona itinerante. Non contano soltanto le vittorie, nella loro effimera bellezza, ma anche gli abbracci, gli applausi, la gioia e la voglia di guardare ogni giorno avanti, investendo… Indovinate in cosa? Nel #ToroDelFuturo, naturalmente. Complimenti ragazzi!
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