Avere un obiettivo può essere una variabile per la permanenza a giugno di Ivan Juric?“Mi sono sempre schierato radicalmente a favore di Ivan Juric: mi piace per diverse ragioni. Per lui è importante avere un obiettivo perché è l’unico modo per poter dimostrare di essere un allenatore che può andare oltre alla parte centrale della classifica. Nel nostro calcio si danno spesso le etichette e ogni allenatore viene definito o da salvezza o da zone centrali della classifica o da zona europea. Professionalmente la seconda parte di questa stagione sarà fondamentale per Juric. E aggiungo che anche per i calciatori e per il loro valore sul mercato è notevolmente importante lottare per qualcosa di ambizioso fino all’ultimo. Non è mai bello dover vivere 4-5 mesi a mezz’acqua. Ho proprio il terrore delle stagioni in cui gli obiettivi diventano troppo presto indefiniti”.
Cosa è mancato al Torino nella prima parte della stagione?“Sono mancati un po’ di punti contro squadre che stanno stabilmente dietro in classifica, vedi Cagliari ed Hellas Verona. Del resto, se si aggiungono 4 o 5 punti, la classifica sarebbe davvero interessante e a quel punto non saremmo qui a chiederci se c’è ancora un obiettivo nel girone di ritorno del Torino”.
Torino-Napoli sarà la partita di Walter Mazzarri: a bocce ferme come si possono valutare i due anni del tecnico toscano sotto la Mole?“Periodo breve ma con due picchi: uno in alto e molto bello, l’altro in basso. Nel finale Mazzarri è apparso come un’entità separata dalla squadra: fu una situazione spiacevole che si verificò in un lasso di tempo molto breve. Non fu la fine di un ciclo, ma fu una fiammata che si consumò molto in fretta e portò a un grande scollamento. Quando si è disallineati, si verificano parabole discendenti più veloci rispetto al solito”.
Come ha accolto l’annuncio della programmazione dei lavori del Robaldo? “Ho colto l’annuncio con tutto l’entusiasmo necessario, tant’è che ho anche preso parte alla conferenza stampa. Un annuncio così genera meno clamore rispetto all’acquisto di uno Zapata, però in realtà è un punto di partenza fondamentale per costruire un’identità più forte e per valorizzare tanti suoi calciatori inculcandogli un senso di appartenenza. Serve una casa per alimentare l’appartenenza. Mi auguro che i lavori procedano spediti e ci sarò il giorno dell’inaugurazione. Il Robaldo sarà un cardine del Torino del futuro, non ne ho dubbi. Ne sarebbe stato felice don Aldo e rilancio l’idea di intitolare almeno uno dei campi proprio a don Aldo Rabino. Inoltre, vorrei che fosse stretto un altro bullone”.
Quale?“Il museo del Grande Torino al Filadelfia. Lo dico ossessivamente a tutti: dal taxista al panettiere. È un altro punto centrale della nostra connotazione identitaria. Non possiamo competere per gli Scudetti, ma abbiamo un senso di appartenenza ancora da alimentare, è la nostra benzina. Per farlo non possiamo prescindere dal nuovo centro giovanile e dal museo del Grande Torino al Filadelfia. Sono abbastanza certo che se si dovessero completare queste due importanti opere, noi granata ne saremmo orgogliosi come vincere uno Scudetto. Per noi tifosi granata quei risultati valgono come un risultato sportivo d’eccellenza”.
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