Esclusiva

Camolese, 47 anni fa l’esordio con il Toro: “Dopo la gara tornai a casa in tram”

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Era il 21 maggio 1978 quando l'ex canterano granata, a 17 anni, fece il proprio esordio con la Prima Squadra. Lo racconta a Toro News in esclusiva
Andrea Calderoni
Andrea Calderoni Caporedattore centrale 

Domenica 21 maggio 1978, precisamente 47 anni fa, Giancarlo Camolese fece il suo esordio con la maglia del Torino. Era una partita di Coppa Italia sul declinare della stagione, molti granata erano in Nazionale in vista dell'imminente Campionato del Mondo in Argentina, e al 76' Camolese, allora 17enne, prese il posto di Maurizio Iorio. Era il Torino di Gigi Radice che quella sera si schierò con Terraneo in porta, Battiston, Caporale, Mozzini e Gorin in difesa, Butti, Maritozzi, Barbieri e Mascetti a centrocampo, Iorio e Bucciarelli in attacco. "Questo tabellino mi ha sbloccato un sacco di ricordi, lo sa?" dice in esclusiva a Toro News Camolese. "Mi ricordo perfettamente quella serata. Pioveva fortissimo su Torino, entrai in campo e la prima cosa che mi accadde fu di scontrarmi con un difensore della Fiorentina, Giancarlo Galdiolo, uno che se non arriva a due metri poco ci manca. Fu un battesimo di fuoco" afferma. Quella partita, per la cronaca, terminò 0 a 0. Al triplice fischio Camolese salutò tutti nello spogliatoio e si diresse verso il tram. "Sì, proprio così. Ricordo benissimo che uscii dallo stadio, mi diressi verso il 9 e presi il tram che mi portò al bus. Roba da non credere nel 2025. Davvero altri tempi. Oggi un 17enne che entra in una Prima Squadra di Serie A ha almeno due procuratori, un contratto quadriennale alle spalle, lo sponsor tecnico, eccetera" continua Camolese.

Davvero altri tempi e poi al Filadelfia ci si allenava con tanti Campioni d'Italia..."Sì, noi della Primavera ci allenavamo nel campo adiacente e ogni volta che serviva uno di noi Ferretti, l'allenatore in seconda di Radice, veniva a chiamarci e noi ci univamo al gruppo della Prima Squadra. Eravamo abbastanza abituati a vederli e a giocarci contro. Il fatto di essere lì attaccati era un grande vantaggio". 

Il calcio è cambiato e forse non si può replicare questo tipo di procedura, però è indubbio che aumentasse lo spirito di appartenenza."Sì, bisogna calcolare che oltre alla Prima Squadra e alla Primavera ti imbattevi spesso nelle altre compagini dell'agonistica. Inoltre, molti di noi erano cresciuti nel settore giovanile. La maglia ce l'avevi incollata addosso, questo lo sentivi e si sentiva. Era un'altra epoca storica, oggi non replicabile. Il Filadelfia era sempre aperto, più squadre che si allenavano in spazi ristretti a stretto contatto con la Prima Squadra. Era un calcio più semplice".

Passiamo all'oggi. Quanto sta rovinando la stagione del Torino questo brutto finale di campionato?"Il finale deve servire allo staff tecnico e alla società per capire su chi puntare nella prossima stagione. Dispiace un finale così incolore. La stagione non è da buttare perché per lunghi tratti è stata buona. Bisogna tenere conto che nello sport professionistico se concedi anche solo un minimo a livello di motivazione rischi di perdere. Il Torino ha trovato sulla propria strada una serie di squadre molto più motivate, dall'Inter al Napoli, dal Venezia al Lecce. Al di là dei risultati, queste partite servono per programmare il futuro". 

Si possono fare valutazioni umane e tecniche."Sì, possono essere state partite utili da questo punto di vista. Del resto, Vanoli ha dato minutaggio ad alcuni ragazzi della Primavera. Ha potuto fare delle considerazioni su questi giovani".

Cosa pensa dell'ultimo 4 maggio tra memoria e contestazioni?"Ne ho viste di tutti i colori il 4 maggio. Il Torino è arrivato al 4 maggio in momenti molto differenti della propria storia, momenti esaltanti e momenti di contestazione. Quel che è sempre rimasto è stato il senso di rispetto per chi non c'è più e ha dato tanto per i colori granata. La memoria vince sempre il 4 maggio". 

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