Torniamo un po' indietro nel tempo: come nasce il soprannome di Trincea?"Trincea nasce nel periodo da Nereo Rocco in poi. Nasce in parallelo con il tremendismo granata: lo spogliatoio valeva di più della stessa squadra. I tifosi venivano al Filadelfia e si divertivano a dare un nomignolo a ciascun componente della rosa. Noi eravamo una squadra abbastanza difensivista, io amavo difendere. Non tutti sanno che da ragazzo facevo il portiere, poi in Serie A sono diventato libero e stopper. Mi rendevo bene conto di come si gestiva la fase difensiva, sapevo cosa sarebbe successo alle mie spalle grazie al mio passato da portiere. Inoltre, penso che la gente sapesse che arrivassi dal Piave, terra divenuta famosa per i fatti della Prima Guerra Mondiale, anche ribattezzata guerra di trincea. Mettiamo insieme provenienza e caratteristiche ed ecco spiegato il mio nomignolo. Non sono stato un grandissimo giocatore, però posso assicurare che passare dalle mie parti per arrivare fino alla porta non era un gioco da ragazzi. In tanti dicevano: 'C'è Angelo, c'è angelo possiamo stare tranquilli'".
Il suo rimpianto sportivo più grande è non aver vinto lo Scudetto con il Torino? Ricordiamo che passò al Bologna proprio agli albori della stagione 1975-1976."Sì, assolutamente. Il Torino fece una porcata terrificante. Mi fecero chiamare dal segretario dopo che mi avevano promesso che sarei rimasto anche per la stagione successiva. Nell'estate 1974 rifiutai l'Inter, rimasi al Torino e tempo dodici mesi fui liquidato. Mi è rimasto l'amaro in bocca per tutta la vita. Però, per amore si accetta tutto: non ho mai fatto polemica".
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