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Esclusiva

Comotto a TN: “Ho il Toro dentro. Avrei dovuto finire la carriera in granata”

TORINO 13/01/2008 CAMPIONATO DI CALCIO SERIE A 2007-08 / TORINO - LIVORNO / COMOTTO / FOTO MARMORINO/NEWPRESS
In esclusiva su Toro News le parole dell’ex ragazzo del vivaio granata divenuto anche capitano della Prima Squadra del Torino
Andrea Calderoni
Andrea Calderoni Caporedattore centrale 

Gianluca Comotto è stato un punto di riferimento del Torino agli inizi del XXI secolo. Dalla Primavera è arrivato a indossare la fascia di capitano in Prima Squadra. Ha vissuto i travagliati anni del fallimento, ha segnato un gol storico nel match del centenario di fondazione del club granata. Poi, nell’estate 2008 salutò Torino per Firenze e con la Fiorentina andò a disputare la Champions League. È dunque il più classico dei doppi ex della sfida tra viola e granata. In esclusiva su Toro News Comotto, oggi dirigente calcistico, ripercorre quegli anni e ci accompagna alla sfida del “Franchi”.

Buongiorno Gianluca. Cosa si aspetta dal match tra Fiorentina e Torino? “Sono due squadre importanti, vedremo se riusciranno a fare un ulteriore salto in avanti. La sensazione nel Torino è che manchi sempre qualcosina per raggiungere l’Europa. La Fiorentina mi sembra avere una rosa più strutturata”.

È emblematico che con il passaggio alle due punte il Torino abbia cambiato passo. Quando si cambia modulo, può esserci anche una scossa emotiva per lo spogliatoio?“Sì, di solito il cambio di modulo incide anche mentalmente nei giocatori, arriva uno stimolo nuovo e diverso. La novità disposizione tattica può sempre comportare una ventata di freschezza dal punto di vista mentale. Le due cose viaggiano di pari passo. Molto dipende dalla forma della squadra. In alcuni momenti un allenatore si accorge che certi concetti non possono essere recepiti e quindi bisogna proporre qualcosa di diverso”.

A gennaio è difficile agire sul mercato?“Sì, si usano sempre frasi fatte sull’argomento. A gennaio si rischiano di fare più danni che guadagni a gennaio. Nel calcio italiano le risorse sono sempre contenute e quindi non è semplice agire perché con poco budget non puoi portare a conclusione operazioni di un certo tipo. Sul mercato straniero è dura guardare. Al massimo si possono guardare a scontenti in altre squadre di Serie A”.

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Da ex laterale difensivo come vede Raoul Bellanova?“Ha una gamba notevole, deve affinare qualcosa. È ancora giovane e ha tutto il tempo per farlo. Con Juric può certamente progredire sotto tutti i punti di vista”.

Fiorentina e Torino sono le due piazze alle quali deve di più?“Con la Fiorentina per via della Champions, con il Torino per tutta una serie di motivi: inizio nella Primavera come capitano, poi arrivo a vestire la fascia anche in Prima Squadra. Segno il gol del centenario, nel mezzo c’è stato il fallimento. Penso che ci sia molto romanticismo nella mia storia granata perché ci sono tutti gli alti e tutti i bassi che contraddistinguono la vita di ognuno di noi”.

Per lei è fattibile sognare l’Europa per questo Torino?“Fare il saltino per l’Europa non è facile perché ci sono squadre più attrezzate e con monti ingaggi ben superiori. È chiaro che ci sono state stagioni nelle quali ci si salvava all’ultima giornata, quindi se guardo il bicchiere mezzo pieno oggi la situazione è ben diversa. È giusto che i tifosi possano sognare perché se si tolgono anche i sogni, allora il calcio finisce”.

Le piacerebbe rientrare un giorno in seno alla società granata?“Assolutamente sì. Probabilmente, tornando indietro, avrei fatto scelte differenti. La storia con il Torino è talmente dentro di me che, con il senno del poi, avrei voluto finire la carriera nel Torino per poi rimanerci anche come dirigente. Nella vita, però, si commettono errori e quando si è calciatori, si inseguono sogni per la propria ambizione personale. La scelta di restare nel Toro poteva essere quella vincente. Vedremo in futuro: mai dire mai”.

Alessandro Buongiorno in estate ha detto no all’Atalanta: è stata una bella dimostrazione di fede. Era la scelta che avrebbe voluto fare lei in passato?“Mi ci sono un po’ ritrovato, anche se le età erano differenti. Quando sono andato alla Fiorentina, molte altre squadre mi richiedevano ma non giocavano la Champions e quindi a gennaio rimasi a Torino in attesa di un’altra chiamata. Volevo andarmene soltanto per un livello superiore. Avevo perseguito quella scelta. Buongiorno si è trovato più o meno nella stessa situazione. Buongiorno è andato controcorrente rispetto al calcio d’oggi: bisogna togliersi il cappello”.

 

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