In esclusiva le parole dello scrittore e saggista, grande tifoso del Torino, che esprime tutta la sua amarezza per il momento granata
Giuseppe Culicchia (scrittore e saggista italiano) tifa da sempre il Torino. Aveva 11 anni nel 1976, anno dell'ultimo Scudetto. Oggi è un tifoso amareggiato, come tanti, ed esprime la propria preoccupazione e la propria insoddisfazione in questa intervista esclusiva su TN.
Buongiorno signor Culicchia. Come sta?"Guardi sono a casa con le coliche renali, che sono molto fastidiose. Non vorrei che siano derivanti dal Toro".
Cosa le rimane del derby di sabato scorso?"Quello che mi rimane da 19 anni a questa parte, salvo un'eccezione e qualche pareggio. Resta una grande amarezza: il derby non è più una partita, è una resa. Ogni anno regaliamo sei punti, quando va di lusso ne regali quattro. Questa è una grande umiliazione per una squadra con una storia come la nostra. Oltretutto, io ho un'età per cui ho avuto la fortuna di vedere vincere l'ultimo Scudetto del Torino. Oggi provo una grande ammirazione per i bambini granata perché non soltanto non hanno visto ma probabilmente non vedranno mai nulla di simile. Noi non pretendiamo lo Scudetto, nessuno di noi sogna l'impossibile. Vorremmo però gareggiare ad armi pari quanto meno nel derby e invece siamo la squadra di Serie A e forse anche di Serie B che ha fatto meno punti contro la Juventus negli ultimi due decenni. I numeri sono tragici e certificano una verità. Si possono trovare mille scuse, l'arbitro o l'allenatore, ma la musica è sempre la medesima".
La cessione di Raoul Bellanova è stato un punto di non ritorno per la gestione di Urbano Cairo?"Mi sembra un punto di non ritorno comprensibile. Cedere Bellanova dopo aver già venduto Buongiorno, dopo aver visto partire Rodriguez, dopo non aver affiancato alla difesa giocatori di un livello simile a quello di Buongiorno, dopo non aver rimpiazzato a dovere lo stesso Bellanova sulla corsia, è stato davvero un punto di non ritorno. Per carità da qualche tempo a questa parte non siamo più retrocessi e viaggiamo nel limbo della classifica, capisco quindi i discorsi di alcuni che si accontentano. Però, quello che colpisce è che un Torino, avente un bacino di tifosi di oltre un milione, debba accontentarsi così. In questi lunghi anni abbiamo assistito a una girandola di allenatori e calciatori e a un continuo reiterarsi di promesse e ipotesi che poi si sono rivelate illusioni (vedi l'Europa conquistata per le penalizzazioni altrui). I latini parlavano di aurea mediocritas nel momento in cui raggiungevi un buon livello medio. A noi è rimasta la mediocritas, senza l'aurea".