Tu ti professasti, prima che milanista, “saviceviano”. Oggi c’è qualcuno in Serie A che ti esalata alla pari di Savicevic?
A quel livello no. Diciamo che seguo qualcuno: Correa della Lazio lo tengo d’occhio, idem Zajc del’Empoli. Qualcuno da valutare con attenzione c’è, ma Savicevic era un’altra cosa.
Qualche anno fa tu venisti anche ad allenarti con il Torino, cosa ti ricordi dei tuoi compagni per un giorno?
Sì, con Quelli che il calcio, venni l’anno in cui c’era Zaccheroni. C’erano Fiore e Rosina, ragazzi che conoscevo da quando erano al Parma e ci mettemmo a palleggiare, fu un bel pomeriggio in Sisport. Mi ricordo che c’era il portiere, Jimmy Fontana che voleva vedermi sotto la doccia e rimase stupito dalle mie misure (ride, ndr). Mi mise i boxer nel ventilatore, i soliti scherzi da caserma di Jimmy. Ma in realtà io rischiai davvero di giocare al Torino…
Quando?
A 16 anni feci due provini per il Toro, al Filadelfia. Andarono bene, ma poi il mio procuratore mi convinse che a livello economico era meglio per me andare all’Alessandria. Era il 72/73, ci allenavamo a Spinetta Marengo. Con me nei grigi giocava anche Salvadori, che poi vinse lo scudetto col Toro.
Tornando al presente, ci vogliamo lanciare in un pronostico per la partita di sabato pomeriggio?
Guardando all’andamento delle ultime partite, dico 3-1 per il Toro, però se fosse un pari, non mi dispiacerebbe affatto.
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