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Luca Mezzano a TN: “Toro, i riscatti di Ricci e Pellegri nella direzione giusta”

Mezzano, Under 17 Lega Pro, Allenatore, Giovanili, Torino
In esclusiva a TN le parole dell'ex calciatore e allenatore delle giovanili del Toro, al termine di un'amichevole tra il Chieri ed alcune vecchie glorie granata

Gianluca Sartori

L'ex giocatore e allenatore delle giovanili del Torino, Luca Mezzano, nella serata di ieri - lunedì 27 giugno -, insieme ad altre vecchie glorie granata quali Stefano Sorrentino, Luca Mezzano, Simone Loria, Omar Milanetto, Franco Semioli, Antonino Asta e Lorenzo Parisi, ha preso parte ad una partita amichevole contro il Chieri. Nel post-gara poi, Mezzano - che all'attività di allenatore ha ormai da più di un anno affiancato quella da ristoratore avendo aperto a Torino un ristorante, Touberi, che propone piatti a base di patate -  si è concesso per un'intervista per Toro News.

Abbiamo visto il Toro di ieri. Che effetto ti fa rivestire quella maglia anche se in un contesto completamente diverso?

"La maglia di oggi non mi piaceva particolarmente, non richiamava molto i colori. Battute a parte, recentemente abbiamo fatto una partita contro le vecchie glorie del Novara e avevamo proprio la maglia granata ufficiale del Toro. E' sempre un'emozione grandissima, è la mia seconda pelle, il mio sogno da bambino, è stata la mia famiglia, è stata la mia adolescenza, è stata la mia maturità calcistica... Per me il Toro è tutto all'interno del calcio, il calcio è la mia vita, quindi è facile capire cosa significa per me indossare nuovamente quei colori"

Il Toro di oggi tra pochi giorni inizia la propria stagione. In linea generale c'è molto da fare sul mercato, perché la squadra tra prestiti, riscatti e scadenze un po' cambia e cambierà molto. C'è però una grande certezza, Juric. Secondo te, è l'allenatore ideale per il Toro in questo momento?

"Per me sì, assolutamente. E' un profilo perfetto per questa società e per questa faccia, sia per le sue qualità caratteriali e comportamentali, che incarnano molto bene lo spirito del Toro, sia per quello che ha fatto vedere a livello di gioco. Il Toro ha trovato un'identità importante in una stagione. Al primo anno il Toro se l'è giocata contro tutti a testa altissima, anzi paradossalmente le partite più importanti sono state fatte proprio contro le grandi squadre. Questo la dice lunga e fa capire la portata di un mister che, per quanto mi riguarda è grande. Chiaro che poi il mister non basta. Il rapporto è iniziato in maniera un po' turbolenta, poi è andato avanti con i risultati. Il Toro ha ritrovato una guida tecnica importante e una base di squadra importante, ma è chiaro che si deve anche avere la voglia di alzare l'asticella e costruirci qualcosa. Questo potrebbe essere di nuovo il momento giusto. Fino a questo momento, mi pare però che non ci siano stati grandissimi segnali in questo senso..."

Finora sono stati ultimati solo due riscatti, quello obbligatorio di Ricci e quello di Pellegri, di cui manca solo l'ufficialità. Ti piace questa direzione, con la scelta di due titolari dell'Italia Under 21?

"Io penso che il Toro debba assolutamente lavorare sui profili emergenti. Non può competere con i grandi club a livello di cifre e di trattative con i grandi club. Questa è una strategia intelligente, sicuramente il Toro la deve percorrere. All'interno di questo ampliare sicuramente l'area scouting, ad esempio il colpo di Brekalo l'anno scorso è stato importante. Bisogna prendere esempio dalle società che hanno fatto di necessità virtù e che, magari non potendo competere a livello economico, sono riuscite a dare una struttura importante a livello societario e a ottenere risultati molto importanti, come l'Atalanta. Il Toro è una piazza storica, prestigiosissima, a livello di tifoseria una delle più importanti d'Italia. Se non puoi tirare fuori 30-40 milioni di euro per un giocatore, devi percorrere un'altra strada. Questa è percorribile, ci vanno lavoro e ci vanno degli anni, ma sarebbe la strada sicuramente migliore"

Juric dice che i giovani non bastano, che servono anche giocatori pronti. Sei d'accordo su questo?

"Certamente. Ci va un mix delle due cose. Il giovane porta entusiasmo, freschezza ed energia, ma porta dei limiti di personalità che, se non si hanno obiettivi a livello tecnico, si colmano col tempo, aspettandoli. Se invece giochi per risultati importanti, come il traguardo dell'Europa, le cose cambiano, ci sono pressioni e aspettative diverse. Alcuni giovani possono essere già pronti da questo punto di vista, altri lo saranno nel futuro, pur avendo qualità fisiche e importanti e non nell'immediato. Avere un giusto mix tra gioventù ed esperienza è la chiave del successo.

Tra i giovani del Torino, anche se ormai ha 23 anni, c'è Alessandro Buongiorno. Lo hai allenato tu, in quel momento pensavi che lui potesse arrivare fin dove è arrivato?

"Quando alleni le giovanili del Torino, un po' per lavoro e un po' per divertimento, cerchi sempre di prevedere quale possa essere il futuro dei ragazzi che alleni e nel caso di Buongiorno non era difficile pronosticare che potesse arrivare in alto. Ha doti fisiche, tecniche, mentali e ha una famiglia come si deve alle spalle, che lo ha sempre lasciato tranquillo senza mai esaltarlo. Questo è un ingrediente fondamentale per la crescita di un ragazzo, perchè lui comunque passerà sempre la maggior parte del tempo a casa con i suoi più che al campo con gli allenatori, e quindi i messaggi che gli vengono trasmessi dalla famiglia hanno più possibilità di rimanergli impressi. Nel caso di Alessandro, lui è stato fortunato ad avere un'ottima famiglia dietro di sè". 

 

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