Massimo Storgato a TN: “Con Bava ds un grande lavoro, osservammo 3600 giocatori”
TURIN, ITALY: Juventus player Luciano Bodini with Storgato in a bench during a friendly match on 1980's in Turin, Italy. (Photo by Juventus FC - Archive/Juventus FC via Getty Images)
In esclusiva le parole dell’ex capo scout del Torino, cresciuto nella Juventus fino alla Prima Squadra agli inizi degli anni Ottanta
Andrea Calderoni
Massimo Storgato è, a suo modo, un doppio ex del derby della Mole di martedì sera. Cresciuto calcisticamente nella Juventus, tanto da disputare anche 17 presenze con la Prima Squadra agli inizi degli anni Ottanta. Molti anni dopo, per un anno è stato a capo del sistema scouting del Torino. Tra il 2019 e il 2020 fu Massimo Bava ad affidargli questo importante incarico nel suo breve interregno come direttore sportivo della società granata guidata da Urbano Cairo. In esclusiva su Toro News il doppio ex ci introduce alla stracittadina, analizzando attentamente la sua esperienza granata.
Buongiorno Massimo. Martedì sera che derby si aspetta?
“Sarà una partita interessante perché la Juventus è in un buon momento e ha entusiasmo. Il Torino, però, sa giocare partite gagliarde ed è un avversario contro il quale è complicato giocare contro. Come sempre, il derby sarà una partita da tripla ed entrambe le squadre metteranno in campo le loro qualità. Ma il Torino avrà alcune defezioni importanti e non sarà quindi al meglio”.
Ha respirato l’atmosfera derby sia in casa Torino sia in casa Juventus: si percepiscono differenze?
“Penso che ogni derby sia sentito in egual modo da entrambe le parti. Ne ho giocati e vissuti tanti tra Torino e Roma. Il derby fa parte del gioco, è una cosa bella e suscita interesse. Ma dev’essere vissuto con serenità”.
Come reputa la sua esperienza da capo scouting del Torino?
“Fu un’esperienza buona, affrontata con grande entusiasmo perché il Torino è una società che ha bisogno di fare molto scouting e dunque c’è stato molto da fare. È chiaro che non ci hanno lasciato lavorare a lungo e aggiungo purtroppo. Era stato fatto un ottimo lavoro, ma non è stato portato avanti quanto seminato, visto il cambio nella direzione sportiva”.
È ancora rammaricato per come è andata?
“Certo, tanto rammarico perché osservammo tanti giocatori con l'obiettivo di realizzare quelle famose plusvalenze che un club come il Torino è chiamato a fare. Purtroppo, non c’è stato un vero prosieguo e quindi è stato fatto un lavoro a metà. Eppure avevamo individuato giocatori che attualmente stanno facendo molto bene”.
Dei nomi?
“Sarebbe scorretto farli. Ma avevamo in elenco 7-8 giocatori per ruolo. Io e il team di scouting avevamo visionato 3.600 giocatori in un anno. La mole di lavoro era stata considerevole”.
Da dentro ha percepito il logorio del rapporto tra il presidente Urbano Cairo e Massimo Bava?
“Io non conosco a fondo i rapporti tra Cairo e Bava. So però una cosa: Massimo Bava lavorava a 360 gradi per il Torino e l’ha fatto fino all’ultimo giorno. Noi di conseguenza, facendo parte di un team molto affiatato, abbiamo collaborato al massimo con Bava fino alla conclusione del rapporto. Purtroppo, il lavoro svolto non ha avuto uno sviluppo concreto successivo”.
Ha detto che il Torino è chiamato a puntare molto sullo scouting: quanto contano anche le strutture?
“È ovvio che il settore giovanile dev’essere un traino per il calcio d’oggi, non solo per il Torino. Molte società in Europa hanno delle strutture ideali per sviluppare il settore giovanile. Il Torino pecca da questo punto di vista. Ciò è un difetto e rende più difficile lo sviluppo. Non sta a me, però, giudicare eventuali problemi”.
Quanto è importante l’attività di scouting in Italia?
“Lo scouting è un’azione fondamentale perché le risorse bisogna ritrovarle in casa propria. Il Governo dovrebbe mettere un freno al Decreto Crescita che porta le società a scovare talenti all’estero. L’avvento di Zola e Marani in Lega Pro può essere importante perché proprio la Serie C insieme ai settori giovanili deve diventare una fonte d’approvvigionamento per il nostro calcio”.
Richiede grandi investimenti imbastire un’azione di scouting?
“Lo scouting è un monitoraggio sul lungo termine. Le competenze che deve avere uno scout sono importanti perché bisogna avere alle spalle conoscenze ed esperienza nel settore. I calciatori bisogna scovarli quando sono giovani per poi farli crescere fino alla Prima Squadra. I club più ricchi sono agevolati, ma lo scouting può essere una risorsa alla portata di tutti se ben organizzata”.
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