Si ricorda qualche episodio nello specifico?"Sarebbero tantissime le cose da dire, però non voglio far torto a nessun episodio. Insieme a Ormezzano, ad Aldo e a tutti quelli che gravitavano intorno a quel Toro abbiamo fatto cose grandiose e le abbiamo fatte tutti insieme. Siamo riusciti a portare quella squadra ad avere delle soddisfazioni enormi".
Oggi è ancora tifoso del Toro?"Ma di questa squadra non lo so. So soltanto che devo dire grazie mille per tutto quello che è stato fatto nei miei anni. Abbiamo creato una squadra, l'abbiamo portata avanti fino in fondo senza vergogna e senza niente. Dire qualcosa di specifico è difficile, però il Toro fa parte del nostro essere".
E poi quando si avvicinava il derby al solo sentire Paolo Pulici veniva il mal di testa agli juventini...(Ride) "Il derby era un modo come un altro per dare il massimo, per essere al top. Dando il massimo si ottenevano risultati che sulla parte apparivano impossibili. Noi facevamo uscire qualcosa di impensabile: questa è stata una delle soddisfazioni più grandi della mia vita da sportivo".
Dura per questo Toro far uscire qualcosa di impensabile?"Credo di sì, non è il Toro che mi piace perché è distante dal Toro che ho vissuto io. Al giorno d'oggi questi ragazzi pensano di essere dei fenomeni e raramente ascoltano i suggerimenti che li vengono dati".
Ascoltare chi c'è stato prima potrebbe essere un buon esercizio?"Eccome se sarebbe utile. Noi ascoltavamo i vecchi perché, come si diceva una volta, i vecchi hanno sempre ragione. Chi ha avuto un'esperienza più grande della tua devi saperlo ascoltare, altrimenti non vai da nessuna parte".
E cosa direbbe sul Toro e sul derby ai giocatori di oggi?"Direi tanto, cose che magari non stanno né in cielo né in terra. Però, direi soprattutto a questi ragazzi di avere il coraggio di ascoltare chi può trasmettere qualcosa. Ad esempio, ascolterei chi ha fatto innamorare di quella gloriosa maglia tanta gente. Del resto, la riconoscenza che ancora oggi i tifosi granata hanno nei miei confronti mi emoziona ogni volta e fatico a descrivere a parole ciò che mi provoca. Mi chiedo sempre perché la provano per me e non magari per altri. Alcuni a questa mia riflessione mi guardano e mi danno spiegazioni che mi fanno venire i brividi. Io ho avuto l'onore di vestire quella maglia e di creare certe cose: non è da poco essere l'unico italiano ad aver vinto tre classifiche marcatori di Serie A. E per tutto questo devo dire solo grazie al Toro e a quella squadra".
Concludo la chiacchierata con questa domanda: anche Urbano Cairo, presidente ormai da oltre 19 anni del Torino, avrebbe potuto ascoltare di più le 'colonne' granata del passato?"Non rispondo, non perché non voglio ma perché altrimenti direi cose che fanno paura. Bisogna saper ascoltare il parere altrui. La gente vecchia ha sempre ragione, lo ribadisco. Non ascoltare noi vecchi significa annullare tutto quello che è stato fatto. Quella gente lì che ha fatto determinate cose, non può essere classificata come non ascoltabile. Nel Toro c'erano ex giocatori dallo spirito granata che sono stati messi alla porta senza un motivo comprensibile".
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