I problemi del “Gallo” risiedono più nella condizione non ottimale o nella testa non sgombra?
La testa fa il 90% di un giocatore. Più uno è sereno e si sente importante per la squadra, più dà tutto in campo. Parlo per esperienza personale. Il rigore di domenica avrebbe potuto sbloccarlo mentalmente, ma non c’è da preoccuparsi. Uno come lui che ha segnato in Lega Pro, in B e in A i gol li farà sempre, per tutta la vita. La scorsa non è stata una stagione fortunata una tantum, riprenderà presto a fare ciò che gli riesce meglio. Ora è capitano del Torino, ha più responsabilità nel club, ha avuto sulle spalle il peso della Nazionale. Stiamo parlando di un ragazzo di 24 anni e certe pressioni ti logorano a livello mentale e fisico. Io ho fiducia in lui e nel Torino. Andrea è uno che dà l’anima, non è di quelli che si siedono se le cose non vanno bene; lavora tanto e poi è bergamasco come me. Quando uno ha quello spirito lì è un vincente a prescindere.
Giudizio da attaccante: cosa sbaglia nella fase difensiva il Torino di Sinisa Mihajlovic?
Difficile a dirsi. Tante volte è l’errore del singolo a vanificare un risultato e in questo momento il Toro lo paga subito e l’errore è amplificato. La coperta è sempre la stessa ed è corta: se vuoi fare bene la fase difensiva crei poco in avanti, se ti sbilanci per fare tanti gol lasci spazi dietro. Non può essere tutto perfetto, a meno che tu abbia Nesta e Cannavaro che giocano soli contro tutti (ride, ndr).
Il gol del Chievo, in effetti, pare propiziato da una disattenzione di De Silvestri.
È una leggerezza non da lui. Lo conosco bene, so che è un gran professionista, uno molto concentrato e pare strano che non si sia accorto di Hetemaj che stava saltando alle sue spalle. Però capita a tutti, siamo umani. Non bisogna mettere la croce su De Silvestri, ha fatto bene finora. Al Torino basta una scintilla, un episodio e si potrà rivedere il bel calcio dell’anno scorso.
Alla luce di questa classifica, lei crede ancora a una possibile qualificazione in Europa per il Toro?
Ci voglio credere perché una piazza come quella granata meriterebbe di stare sempre in Europa, però non è semplice, ci sono squadre attrezzate per lottare fino in fondo e serve tanta continuità. Il Torino ha una rosa forte, ma serve pazienza, equilibrio e non creare troppe pressioni sui giocatori, altrimenti si rischia di avere l’effetto contrario.
Fantamercato: con un Belotti ancora non al top e un Sadiq che non ha convinto, se a gennaio Urbano Cairo la chiamasse lei cosa risponderebbe?
Io sono svincolato per cui potrei firmare anche adesso! Scherzi a parte, penso che le minestre riscaldate non siano tanto buone, io ho fatto il mio tempo a Torino, ho dato e ricevuto tanto. Ma ora il Toro deve e può fare grandi cose con altri giocatori.
Si sta guardando un po’ intorno?
Ho una voglia matta di giocare. Certe volte provo a far finta che non mi manchi, ma vedo le partite e vorrei esser là. Vorrei un’impresa. Sono un po’ malato di imprese, mi piace andare a cacciarmi in situazioni difficili e raggiungere traguardi insperati, sono quelli che ti danno più soddisfazione nella vita. Le cose semplici non mi sono mai piaciute. Aspetto di capire cosa verrà fuori, non voglio neanche andare a “prostituirmi”, mi passi il termine, perché non è nel mio carattere. Ci tengo al mio lavoro e non voglio fare figuracce io, né farle fare alla mia famiglia. Nel frattempo mi sono riposato mentalmente e fisicamente e sono pronto a ripartire. I miei amici mi danno del matto perché vado ad allenarmi alle 7 di mattina, poi mi alleno nel pomeriggio, mi alleno la sera. Mi dicono di rilassarmi, ma io voglio tenermi in forma. Chi mi prende fa un affare perché anche se qualcuno dice che sono “un po’ vecchiotto”, la voglia e la determinazione sono quelle di sempre.
In chiusura, inevitabile chiederle di Gianpiero Ventura. I dopo Italia-Svezia lasciano poco spazio a dubbi sull’opinione che ha del suo ex allenatore…
Quello che ho scritto sui social l’ho sempre sostenuto anche in passato, non è una novità. Non l’ho espresso perché è andata male una partita, l’ho sempre pensata in un certo modo su di lui e mi sento tranquillo e sereno. Non ho aspettato che passasse il cadavere sul fiume, non era quello il senso. Il mio era un giudizio a livello umano, non un aspetto tecnico. Ho semplicemente commentato le sue mancate dimissioni a fine gara.
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