In copertina potrebbero andare i premi vinti: €410.700, una Fiat Panda e buoni spesa Lidl per un anno. Ma prima di tutto c'è un cuore granata. Riccardo Piancatelli, classe 1993 di Recanati, ha attirato i complimenti - e diciamolo, anche un pochino di invidia - di tutta Italia per l'incredibile vincita che è stato in grado di raccogliere in sei puntate nel programma "La Ruota della Fortuna", su Canale 5. Cifre fenomenali, pubblico in visibilio e l'abbraccio di Gerry Scotti. Dietro c'è un ragazzo che ha studiato, che nel tempo libero si diverte a fare cruciverba, che ama la sua ragazza, Giulia, e che quando può prende un van e dalle Marche arriva fino a Torino per tifare in Curva Maratona. Un cuore granata di stirpe, di generazione in generazione. Riccardo Piancatelli si è raccontato in esclusiva ai microfoni di Toro News, tra il programma, la vita di tutti i giorni e - ovviamente - il Toro.

Esclusiva
Riccardo Piancatelli, campione a La Ruota della Fortuna: “Tifo Toro perché…”
Riccardo Piancatelli: La Ruota della Fortuna, l'inizio a casa e la vittoria
—Buongiorno Riccardo, com’è nata l’idea di iscriverti a "La Ruota della Fortuna" e com’è andato il percorso? “Tutto è partito perché guardando il programma con il papà della mia ragazza, il famoso "Luciano della L", ci sfidavamo a dare le risposte per primi, anche rispetto ai concorrenti. La cosa ci divertiva tantissimo, poi vedevamo che ci riusciva anche abbastanza bene – anche se da casa ovviamente è tutto più semplice – e quindi è venuta voglia di provarci. Ho mandato la candidatura, c’è stata la selezione nel casting e per fortuna poi è arrivata la chiamata. Già lì ero contentissimo. Poi ho fatto sei puntate”.
È stato faticoso? “Essendo una cosa nuovissima e a tratti surreale, è stato sicuramente divertentissimo ma anche abbastanza probante, perché si provano emozioni gigantesche, cose nuove… Tutto nuovo ma tutto bellissimo”.
Che emozione hai provato alla vittoria del montepremi (410.700 euro, una Fiat Panda e la spesa Lidl)? “Ancora adesso faccio fatica a crederci. La prima puntata in cui ho vinto è stata la seconda, in cui ho vinto €121.000 e la Panda. Già lì è stata una cosa incredibile. Molto divertente, perché poi con Giulia, la mia ragazza, siamo saliti sulla Panda: è stato un momento bellissimo. Poi la seconda grande vincita è stata alla quinta puntata, con i €200.000… per un attimo non sapevo più dove fossi e chi fossi. Poi ho visto Giulia che si avvicinava, ci siamo abbracciati, tutto lo studio in delirio… abbiamo capito che avevamo fatto qualcosa di grande e impensabile”.
Riccardo Piancatelli tra passato e futuro: gli studi e gli obiettivi
—Tu hai fatto il Liceo Scientifico, poi Ingegneria Ambientale: le abilità mostrate in puntata le porti dietro dagli studi o è più che altro cultura e interesse personale? “Un po’ tutte e due. I miei studi mi hanno sicuramente aiutato, sia il Liceo che l’Università: Ingegneria è una facoltà che ti aiuta, anche a gestire periodi di ansia e stress, lavorare sotto pressione. Poi per mio hobby personale faccio tanti cruciverba, preferisco anche al mare fare i cruciverba piuttosto che il bagno. Sicuramente quello aiuta a lavorare con la testa, cercare di trovare le parole giuste”.
Arriviamo alla fatidica domanda: cosa hai intenzione di fare con il premio? “Ancora non lo sappiamo, sinceramente. Sicuramente un viaggio ce lo facciamo molto volentieri, poi ancora non lo sappiamo. Però sicuramente è una mano incredibile per il nostro futuro, mio e di Giulia. Noi stiamo insieme ormai da 6 anni, conviviamo più o meno da 4. Adesso siamo entrambi nelle Marche, a Recanati, però in questo momento non abbiamo una nostra casa. Quindi, magari un pensierino ce lo stiamo iniziando a fare…”.
Da Recanati a Torino: cosa spinge a fare la fede per il Toro?
—Come hai iniziato a tifare Toro dalle Marche? “Mio padre, anche lui tifosissimo granata, è stato molto bravo. Io da piccolo avevo anche influenze dall’altra sponda di Torino, perché i parenti da parte di mia madre sono juventini. Babbo su di me ha fatto un bel lavoro, e lo ringrazio sempre per questo (ride, ndr.). Però diciamo che è una cosa di famiglia, perché tutto è partito dal mio bisnonno Armando, per poi arrivare a nonno Alvaro e poi mio padre Paride. Adesso io e spero un giorno, se avrò un bambino, di trasmettergli questa passione”.
Qual è il primo ricordo che associ al Toro? “In curva Maratona, al Delle Alpi, un Torino-Monza, da 0-3 a 3-3. Ero veramente piccolo ma ricordo mio padre che mi ha sollevato quando abbiamo fatto il 3-3 ed ero diventato un po’ l’idolo della Maratona, perché ero veramente piccolo. Avevo forse 5 o 6 anni. Quella partita lì non la scorderò mai”.
Riesci spesso ad andare allo stadio? “Negli anni dell’Università riuscivo un po’ di più. Tra l’altro io facevo parte del gruppo “The Van”, nelle Marche. Partivamo sempre con uno/due pulmini e ci facevamo questa “trasfertona” fino a Torino, che è veramente lunga. Per un paio d’anni sono riuscito a fare parecchie volte su e giù. Andavamo ovviamente anche in trasferta. Poi piano piano purtroppo il tempo non è d’aiuto e stando a Recanati, arrivare a Torino è veramente difficile. Però quando posso e ho la possibilità vado. Quest’anno, ad esempio, ho visto Lazio-Toro a Roma. Anche perché abbiamo parecchi amici a Roma, quindi siamo riusciti a stare là per il weekend e ho approfittato subito per andare a vedere la partita.
Il Toro di oggi: il pensiero su Cairo e gli idoli del passato
—Come ti sembra il Toro di oggi? “Io all’inizio ero un po’ scettico su Baroni, poi piano piano ha iniziato a piacermi sempre di più. Anche se devo dire che ero stato abbastanza contento anche di Vanoli, l’anno scorso. Per quanto riguarda la squadra mi piacerebbe vedere più carattere e più grinta, che a volte sembra che manchi. Io, essendo nato nel ’93, non ho visto un Toro veramente forte, perché comunque in 32 anni di vita ho visto soltanto una vittoria nel derby. Tra l’altro ero allo stadio: 2-1, Darmian e Quagliarella. Per me l’importante è la maglia, questa fede, questa passione incredibile per il Toro: è la prima cosa. Poi giocatori e società vengono dopo. Perciò a me va bene così. Che vinca o che perda, me le guardo tutte. Se posso vado allo stadio, sennò da casa. Va bene in ogni caso. Poi mi sono visto anche tanti anni di Serie B, quindi ho visto qualsiasi tipo di partita. Quindi sono comunque contento”.
E la presidenza, invece? “Cairo sicuramente all’inizio ha fatto tante promesse, sembrava che dovessimo risalire e ritornare ai vecchi fasti. Poi in realtà negli anni le cose non sono andate proprio così. Quello che mi dispiace un po’ è il fatto che ogni anno vengono venduti giocatori anche forti, magari con incassi anche cospicui, che poi non vengono reinvestiti magari in giovani o comunque profili che possano fare al caso nostro. Quindi sostituti non all’altezza di quelli che vengono ceduti”.
Qual è il tuo idolo nella storia del Toro? E il tuo preferito nella squadra di oggi? “Te ne dico tre, perché ci tengo tanto. Uno è Ferrante: quando giocavo a calcio da piccolo facevo il suo gesto, quando segnavo. Poi Rosina, probabilmente il mio amore più grande. E l’altro è Pinga. Anche perché mi chiamo Piancatelli di cognome, quindi da piccolo mi chiamavano Pinga, che è un po’ il diminutivo. Della rosa attuale, invece, in questo momento Zapata, anche se quest’anno non sta facendo proprio benissimo, però viene da un lungo infortunio. Però sì, probabilmente Zapata”.
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