- Guardala là, la nuova Curva maratona! – disse uno di loro.
Il nonno mi mise una mano sulla spalla, come faceva spesso, e sorrise: - Vieni piccolo Ultras, dai, andiamo a casa.
Lo avevo visto piangere il giorno prima. Ora so perché.
Chissà che fine hanno fatto i bambini che gridavano “TO-RO!”…
Chissà quanti di loro si sono dibattuti in questi trenta anni tra gioie, scelte sofferte, amori sbagliati, con la colonna sonora alle volte drammatica del loro Toro in sottofondo.
Chissà quanti di quei bambini hanno aspettato una telefonata che non arrivava, hanno fermato un istante di irripetibile bellezza nei loro ricordi, o hanno singhiozzato per un amore perso…
Chissà quanti di loro si trovano senza fiato in un mondo che li costringe a correre, a stare in coda, ad indebitarsi con un mutuo, ad arrivare alla fine della giornata senza aver capito a che cosa è servito tutto quel correre.
Chissà se qualcuno di loro continua a crederci, continua a gridare “TO-RO!”, come fece un giorno di maggio di tanti anni fa’?
Erano le 12.30.
Chi può dimenticarlo?
Le foglie secche vengono ritmicamente spazzate via dal vento di questi giorni. Turbini di polvere si sollevano da quegli scalini, mentre poco lontano un truzzo sfreccia rombando e foschi pensieri mi invadono la mente.
Faccio per voltarmi e mi sembra di avvertire un’ombra sulla sinistra.
Dove un tempo c’eri tu. Tu che mi tenevi la mano sulla spalla.
So che non ci sei ad aspettarmi oggi, nonno.
So che dovrei riuscire a camminare sulle mie gambe e che la tua presenza è soltanto creata dalla mia immaginazione.
Mi chiedo se ti ho deluso, se tutto quello che mi hai detto o insegnato non è andato perso come questa polvere. Vorrei poterti stringere, sentirti dire che non è stato tutto inutile…
So che non ci sei... però ogni tanto vorrei sentire la tua mano sulla spalla, proprio come quel giorno.
Il vento solleva un altro turbine di foglie…meglio rientrare in macchina.
Era la nostra istantanea, amici.
E’ dedicata a tutti quei bambini, ovviamente.
Ed è anche un pensiero per tutte quelle persone, che oggi non ci sono più, ma che hanno fatto in modo che noi avessimo un infanzia felice e che ci hanno insegnato a sventolare quella bandiera con orgoglio e gioia. Mauro Saglietti
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