Quando la sera dopo si incontrarono, era presente anche Nina, che aveva insistito per essere della partita, nonostante l’inutile rifiuto di Rasta. Il responsabile arrivò trafelato e, dopo essersi scusato per il ritardo, propose di spostarsi in un altro locale.Sembrava un’altra persona rispetto all’uomo conosciuto soltanto la mattina precedente. Era ansioso e continuò a guardarsi attorno fino a quando non furono sistemati in un angolo di una piccola birreria.- Non ho molto tempo… è successo… è successa una cosa che… - sorrise nervosamente, tentando di riassumere una parvenza di autocontrollo. – Credo di aver capito come arrivare al copione inedito di Hitchcock…! I ragazzi sgranarono gli occhi.- E’ arrivata una… non posso dirvi nulla… Non ora… Domani! Domani parleremo al Museo. Ora, è troppo pericoloso…Indicò il ragazzo – Rasta... tu mi piaci… se mi succede qualcosa, qualsiasi cosa… avrai la possibilità di... conoscere Hitchcock sul serio, e la tua tesi non potrà che beneficiarne… - Sì, ma…Il Responsabile si alzò e, prima di accomiatarsi sorrise a Nina.- Abbi cura di lui. Alla mia età le cose si vedono con più chiarezza. Ora scappo, devo andare.Nina e Rasta si guardarono e poi scoppiarono a ridere.Quell’uomo doveva essere completamente pazzo.
- Non ci credo, mi state prendendo in giro… Non può essere morto. Vi dico che gli ho parlato ieri sera… Ma come diavolo…?Rasta staccò la comunicazione stravolto. Si gettò dell’acqua fredda in faccia e, specchiandosi, si accorse di avere il colorito dei cadaveri.Fece il numero di Nina e le comunicò quanto aveva appena appreso.- E’ morto. Ieri sera, pochi minuti dopo averci lasciati. Sì, ti giuro che è vero, non sto scherzando. Una macchina... dice di esserselo trovato davanti. Lo ha preso in pieno, sì… Sembra fosse ubriaco... no, di più non so… Certo che ripensando a…. No, grazie Nina, non ora… sono sconvolto.
Rasta trascorse due giorni pensando all’accaduto. Alle parole del Responsabile riguardo ai finti suicidi. A quello che diceva di aver scoperto. A tutta quella follia. Al dispiacere per avere perso quello che sarebbe potuto diventare un buon amico.La mattina seguente trovò una busta ad attenderlo nella buca delle lettere.Conteneva una lettera del Responsabile, una busta proveniente dall’America e due biglietti aerei, viaggio di andata e ritorno per due persone.
Caro Rasta, diceva la lettera, ti affido l’indizio che qualcuno ha voluto inviarmi. Nessuno verrà a cercarlo da te. Non so dove mi porterà questa ricerca, ma se mi dovesse portare lontano dalla vita, ho preferito allegarti due biglietti aerei per New York, e altri due per Phoenix, Arizona. Da lì dovrebbe essere un giochetto arrivare a hitchcockland. Due biglietti. Porta anche Nina.La busta invece portava il timbro di pochi giorni prima e probabilmente era stata il motivo dell’agitazione del Responsabile. All’interno vi era un foglio ingiallito dal tempo.
Giugno 1972Ha sentito le mie lacrime. Piangevo nella camera di fianco alla sua.Ha bussato alla mia porta dopo un’ora circa. E’ stato buffo vederlo così, in pantofole. Mi ha detto che evidentemente c’era “qualche grosso problema” col suo modo di fare ironico.Gli ho detto tutto, tutto quanto.Non credevo potesse essere così comprensivo.Mi ha proposto una cosa, una follia. Sembra una follia.Ho voglia di abbandonare tutto quanto. Questa città... i suoi ricordi e questo schifoso caldo di giugno.E se lo ascoltassi?Potrei seguirlo…
Rasta diede un’occhiata alla busta che conteneva la lettera. Portava il timbro inequivocabile di Hitchcockland.- La donna che scomparve nel 1972 – mormorò.
- Che cosa cercheremo esattamente all’interno? – domandò Nina.Erano trascorsi tre giorni dall’arrivo del misterioso lascito da parte del responsabile.Rasta aveva acconsentito a malincuore al fatto che Nina venisse con lui.Ma la sua conoscenza hitchcockiana era enciclopedica, e le volontà del Responsabile erano state chiare.Avevano viaggiato fino a New York, e di lì a Phoenix in Arizona. Quindi, in due ore di macchina presa a nolo, si erano ritrovati di fronte al monumentale ingresso di Hitchcockland, a pochi chilometri dalla cittadina di Povena.- Non so cosa cercheremo. Non so neppure se essere venuti fin qui abbia un senso. Non so nemmeno se dobbiamo cercare una donna o un film… Di sicuro la pagina ingiallita è stata spedita da qui. La storia di quella donna e di Hitchcock si intrecciano ancora…- Tu pensi davvero che la morte di… non sia una coincidenza? – chiese la ragazza corrucciata.- Una coincidenza pesante. Quell’uomo sapeva più cose di quello che diceva di sapere… Temo che non sia stato un caso. E spero che qui, così lontano da casa, noi si possa essere al sicuro…Il gruppetto di visitatori era giunto fin lì principalmente col bus e per acquistare i biglietti dovettero fare una breve coda ed essere sottoposti allo sguardo a raggi X di una burbera bigliettaia.- Questo posto meriterebbe ben altra pubblicità! Guarda, moccioso! Garda quanto è grande – disse Nina quasi saltellando dalla gioia. Rasta rispose con un grugnito.Il primo padiglione era composto da una serie di fotografie del regista nei suoi primi anni londinesi.L’ambiente, molto curato, era impreziosito dal tappeto musicale riguardante i film muti del maestro.Il gruppetto di visitatori, tra i quali molti bambini, salì a bordo di un suggestivo trenino che ricordava quello utilizzato nel film La signora scompare, che percorse su rotaia i vari ambienti, ognuno dei quali dedicato ad un film differente. In ogni padiglione il trenino faceva la sua fermata e i visitatori potevano scendere a contemplare da vicino alcune scenografie originali o altri memorabilia.I ragazzi si ritrovarono in una stazione che altro non era che il punto di partenza del film Delitto per delitto, transitarono di fronte a una fedele ricostruzione di quello che era stato il maniero di Manderlay, in Rebecca la prima moglie, e visitarono la ricostruzione dell’interno della clinica nella quale è ambientato Spelllbound – Io ti salverò.Alcuni video alle pareti proiettavano le immagini del film, mentre era possibile visionare la piccola pistola utilizzata dal Dottor Murchison nella scena finale del film, o la forchetta con la quale Gregory Peck traccia alcune righe sulla tovaglia, rimanendone spaventato.I padiglioni proseguivano in rapida successione, Paura in palcoscenico, la ricostruzione in grandezza quasi naturale del Royal Albert Hall di Londra, con la musica condotta da Bernard Herrman in L’uomo che sapeva troppo un attimo prima che il sicario esploda il colpo di pistola sul colpo di piatti dell’orchestra, quindi il tracciato girava intorno ad alcune case, che formavano il set della Finestra sul cortile.- Certo che gli americani quando si mettono a fare una cosa la fanno in grande… - Rasta e Nina osservavano gli ambienti a bocca aperta. Poi il trenino sbucò all’aperto. Sfruttando le caratteristiche naturali della zona, molte locazioni erano state ricostruite alla perfezione. - Guarda laggiù disse Nina indicando una collina poco distante sulla quale erano riprodotti i volti di quattro presidenti americani.- Incredibile, quella è la riproduzione del monte Rushmore! Dove si svolgono le ultime scene di Intrigo Internazionale…Rasta tornò con la mente al responsabile. Al fatto che non fosse mai riuscito a recarsi lì, nonostante la sua passione, in tutta la sua vita. A quanto sarebbe rimasto sbalordito. Pensò a chi potesse avere interesse a tenere aperto e gestire una vastità simile.Il trenino ripartì e si fermò di fronte al Bates Motel. Il gruppo di persone scese e salì gli scalini in cemento fino a trovarsi di fronte alla villa di Psycho. I visitatori erano eterogenei, c’erano molte famiglie, un paio di coppie di anziani, qualche fidanzato e una ragazza con un gelato e la montatura degli occhiali fatta a cuore.- Che c’è…? Qualcosa non va, moccioso?- No, è che… non lo so nemmeno io.Qualcosa aveva turbato Rasta, ma il ragazzo non riuscì a focalizzarlo con chiarezza.Il treno ripartì. Da lontano si intravide quella che sembrava la Torre di una missione spagnola.- Stiamo entrando in Vertigo, il capolavoro di Hitch. Quella laggiù lontano è una delle location fondamentali per la storia del film… Lo scenario cambiò in fretta. Il rumore d’acqua sommerse le loro conversazioni e lo sferragliare del trenino. Il veicolo si fermò su un immenso ponte costruito su di un fiume.- Incredibile… è la ricostruzione del Golden Gate! – esclamò Nina sempre più entusiasta. Guarda in basso! Laggiù!Alla base del ponte una comparsa stava per buttarsi nel fiume, come Kim Novak in Vertigo, inseguita da un provvidenziale Jimmy Stewart.Il trenino sferragliò via, visitò altri padiglioni e poi ritornò al punto di partenza.
La gente svicolò , la ragazza con gli occhiali a forma di cuore, la coppia di anziani e quelle di fidanzati.- Sono senza parole… - disse Rasta.- Non immaginavo uno spettacolo simile... ma perché non pubblicizzare questo posto? La sua manutenzione deve costare una fortuna. Perché nasconderlo quasi nel deserto, per pochi intimi… E’ tutto bellissimo…I due ragazzi rimasero soli vicino alle biglietterie, mentre la bigliettaia armeggiava con una transenna, in un ambiente diventato improvvisamente solitario e immenso.Rasta e Nina si chiesero che cosa dovessero cercare con precisione, e se veramente le lettere ricevute dal Responsabile portassero davvero lì.- Non saprei…. Sembra tutto così perfetto…- Nina esitò… Bè, proprio perfetto no… c’è solo una piccola imprecisione…- Quale? Potrebbe essere voluta. Nina, che masticava l’inglese come il pane, chiese alla bigliettaia, se fosse possibile fare un altro giro sul trenino.La signora alzò le spalle sorridendo. Non c’erano altri visitatori e, visto che “Hitchcockland” avrebbe chiuso di lì a poco, per quanto la riguardava, il parco era terreno loro.Rasta guardò l’amica, mentre metteva tutto il suo entusiasmo nella conversazione e ne fu intenerito. Una sensazione che sfociava nella rabbia e nella difesa. Doveva difendersi da quello che sapeva stava crescendo. Doveva proteggersi dal mondo Doveva…I due ragazzi ripartirono e Nina custodì il mistero su ciò che l’aveva colpita durante il viaggio precedente.Quando il veicolo giunse alla stazione di Spellbound – Io ti salverò, la ragazza prese Rasta per mano e scese dal veicolo. Lui si sentì a disagio. Appena possibile, scivolò via dalla calda presa della ragazza. Un attimo dopo si pentì di averlo fatto.- Questa cosa è strana – disse Nina facendo finta di nulla – qui si dice che questa è la pistola usata nella scena finale di “Io ti salverò”. Alla fine c’è un’inquadratura soggettiva, dal punto di vista dell’assassino… La pistola gira verso il video e fa fuoco, l’assassino si suicida in soggettiva…- Ebbene?- Ebbene... questa pistola è troppo piccola. La scena fu girata con una finta pistola, molto grande, affinché il primo piano fosse dettagliato. Questa non è la pistola che hanno usato… - la ragazza la raccolse e la esaminò. Il trenino dietro di loro sbuffò. Nina la prese tra le mani. Tirò il grilletto ma non capitò nulla. Poi sembrò essere colta da ispirazione e puntò la pistola verso di sé, come nella scena finale del film.- Nina, che fai? Ferma! Potrebbe.La ragazza sorrise - Hitch è amore, amore estremo talvolta. Se capita qualcosa sappi che l’ho fatto per te… - La ragazza tirò il grilletto nuovamente, prima che Rasta potesse intervenire.Si udì un colpo sordo. Immediatamente l’illuminazione del padiglione virò verso il rosso scuro e i maxischermi, che fino a un attimo prima avevano trasmesso le scene del film, si riempirono di immagini di sangue che colava lentamente dall’alto verso il basso.Poi, con un cigolio sinistro, una porta che sembrava soltanto un addobbo scenografico, si aprì sul fondo del padiglione, rivelando un passaggio sul buio.
- Nina, Santo Cielo! Ho pensato che fossi ferita.- Sto benissimo, il particolare era quello giusto… si è aperta una porta. Forse siamo sulla strada giusta. Nina lo prese nuovamente per mano e questa volta lui non abbandonò la stretta.
Si ritrovarono in uno stretto e scuro corridoio.Alcune lampade dal soffitto illuminavano un punto sulla parete alla loro destra.Si avvicinarono. Un’altra pagina ingiallita era inquadrata in una piccola cornice.
Quasi non riesco a respirare. Sono distante da tutto e da tutti. Anche da lui. Forse si starà chiedendo dove sono. Forse no. Ma non potevo fare altro. Non potevo dedicare la mia vita a chi non può raccoglierla. Morirò senza di lui, ma non potevo salvarlo.Oggi sono atterrata a Los Angeles con il Maestro.Sono in una stanza d’albergo. Parleremo presto…
- E’ un’altra pagina da quel diario… E’ una pagina scritta da quella donna scomparsa. Quindi siamo davvero sulle sue tracce? O siamo su quelle del film scomparso? Io non capisco…Credo che se proseguiamo ne sapremo di più… I due ragazzi si strinsero per mano con forza. - Sul fondo del corridoio, una porta socchiusa conduceva ad un nuovo ambiente.I due ragazzi si affacciarono su un garage con la saracinesca chiusa, nel quale era posteggiata una vettura americana, primi anni ’60.- Dove siamo adesso, Nina? Che film è questo? - Non… non lo so… non ricordo nulla di tutto questo… o forse…- Credi che dobbiamo metterla in moto? E’ questo che vuole chi ci sta guidando?- Credo di sì, apriamo la saracinesca e poi… - Rasta alzò la saracinesca.- Oh mio Dio… - mormorò raggelatoNina gridò senza emettere alcun suono.La porta principale del garage dava sull’esterno. Migliaia di uccelli erano assiepati ovunque. Lungo il vialetto di accesso, sulle staccionate, sui fili della luce. Ovunque.- Nina… - sussurrò Rasta rabbrividendo e stringendole la mano. Qualche uccello svolazzò.- Entriamo in macchina… sussurrò la ragazzaSenza fare rumore, strisciando lungo le fiancate, i giovani entrarono nella vettura e si chiusero all’interno.- Cosa dobbiamo fare? Cosa dobbiamo fare? Io di Hitchcock non so nulla! – Rasta perse la testa – Ho deciso per la tesi perché tu … tu me l’avevi consigliato, ma… ho visto pochi film. Non ho mai visto gli Uccelli… cosa dobbiamo fare? Cosa capita nel film?Nina cercò di apparire rassicurante. – Non urlare.... ora tu metti in moto, piano… ecco così… Lentamente. Molto lentamente, a passo d’uomo, ti avvii verso la stradina. Piano, così, piano pochi centimetri alla volta…Rasta sudava al volante di un’auto per lui enorme.La vettura si allontanò e proseguì lentamente per la strada, fin quando, dopo poche centinaia di metri, non ci furono più uccelli attorno a loro.
Seguirono la strada tortuosa per qualche minuto senza parlare. In quei momenti di forte tensione non si accorsero subito della piccola cornice appesa al cruscotto dell’auto. Nina la tirò a sé e lesse ad alta voce.
Lavoro col Maestro da quasi un anno. Lui mi ha parlato di quella sceneggiatura a lungo. L’idea è quella di ambientarla a Torino. Ma io non voglio… non voglio ripensare più a lui.Lui mi vede, sa che soffro e cerca di consolarmi.Alle volte il Maestro mi parla di Grace. La chiama così, e io lo capisco.Dice che nessuno sarà mai uguale a lei. Non fa riferimenti, ma io capisco.Dietro l’aspetto giocoso di quell’uomo si nasconde una persona che ha sofferto.E’ un uomo buono, mi ha parlato di uno strano progetto…Mi chiede di lui, mi chiede se ci penso ancora.Certo che ci penso ancora, ci penserò per sempre
Quella donna probabilmente era diventata la confidente di Hitchcock. Qui si fa riferimento alla presunta passione del regista per Grace Kelly. Tutti hanno sempre pensato fossero solo dicerie…- Voglio tornare a casa! – esclamò Rasta. Questa storia non mi piace! E non so se il tesoro alla fine dell’arcobaleno sarà così fantastico…Quasi lo avesse ascoltato, la macchina accostò indipendentemente verso destra e si fermò di fronte ad una fermata dell’autobus in mezzo ai campi.I ragazzi scesero. Non si vedeva nessuno, in quel posto che si stava rivelando come un universo fatato e maledetto.
- Cosa facciamo qui? Aspettiamo un pullman nel mezzo di un parco a tema gestito da un pazzo?- Guarda qui… Nina indicò la struttura che ospitava la fermata. Era in bella vista ma non se ne erano accorti.
Sto scrivendo nuove parti della sceneggiatura.Il Film parla dell’amore e del suo contrario. Della perdita. Ho scritto quelle scene pensando a lui.Il Maestro mi ha parlato del suo progetto. Cominceranno a costruirlo presto e quando non ci sarà più, me ne lascerà la gestione. Io… non so cosa dire. Il Maestro mi ha salvato… ma anche io avrei avuto qualcuno da salvare. Non credo arriverà mai…
Lessero senza commentare.Da lontano si intravide una sagoma sbuffante.Si avvicinò, lenta e grigia.Era un pullman Grayhound degli anni ‘50, che si fermò di fronte a loro, spalancando la porta anteriore.Era vuoto, non c’era nessuno a bordo, neanche alla guida.Tutto funzionava in maniera elettronica e meccanica in quello strano mondo.Salirono entrambi a bordo. Le porte si richiusero ed il Grayhound ripartì.- Tutto è programmato alla perfezione in questo posto. Non c’è speranza di uscire da qui se non conosci Hitchcock e i suoi film - disse Nina- Santo cielo… ma chi può avere organizzato tutto questo?- Qualcuno che è impazzito di dolore… - disse la ragazza guardando fuori.
Il loro viaggio suggestivo e surreale attraverso i campi, non durò più di dieci minuti.Il pullman senza autista si fermò a metà di un lungo rettilineo. La porta anteriore si aprì automaticamente.Non appena i due ragazzi scesero, il pullman Greyhound ripartì con uno sbuffo.- Non ci posso credere – disse Rasta – Questa è una follia. Siamo nel bel mezzo del nulla…- Non direi… - Nina riconobbe lontano la collina con le sculture dei quattro Presidenti, che avevano intravisto dal trenino – siamo in Intrigo Internazionale. Siamo al punto del film in cui Cary Grant ha un appuntamento con… - la ragazza alzò lo sguardo al cielo in cerca di qualcosa. - Eccolo là! Un biplano! Nel film spunta un biplano che si mette sparare addosso a Cary Grant… è tutto come nel film!I due ragazzi videro l’aeroplano che lentamente si abbassava verso di loro, da lontano.Nina prese il ragazzo per mano.- Hey, ma non è che…Il biplano puntò velocemente verso di loro ed i ragazzi capirono troppo tardi che non si sarebbe fermato. Nina spinse a terra Rasta, paralizzato e si gettò sopra di lui.I colpi di mitragliatrice furono secchi e assordanti e sollevarono mucchi di terra attorno a loro.
L’aereo si risollevò velocemente dalla parte opposta.- Santo Cielo, sono proiettili veri! Che succede? Qui ci vogliono far fuori…- E’ tutto come nel film... sussurrò la ragazza… dobbiamo salvarci come nel film, come Cary Grant!- Sì, ma cosa cavolo fa Cary Grant per salvarsi? Nina, dimmelo presto?I colpi di mitragliatrice esplosero di fronte a loro. Rasta afferrò Nina e la trascinò in un avvallamento del terreno. L’aereo sollevò la polvere. Tutto era confusione e paura.- Quel campo di grano! – disse la ragazza – Cary Grant si nasconde tra quelle piante! Laggiù!I due giovani corsero mano nella mano e si sdraiarono tra gli alti arbusti.- Cosa capita adesso? Cosa capita?- Zitto e non respirare… chiudi la bocca.L’aereo passò sul campo di grano e scaricò il diserbante che aveva nel serbatoio, per far uscire i due ragazzi dal loro nascondiglio.Ma si abbassò troppo. Inclinò le ali tentando di riprendere quota, senza risultati.Si abbassò verso la strada dove in quel momento stava transitando un’autocisterna.Ovviamente senza conducente.L’aereo la centrò in pieno. L’esplosione accecò Nina e Rasta, nel frattempo usciti, sporchi e polverosi, dal loro rifugio.Lungo la strada, una DeSotho bianca senza conducente si fermò poco prima del rogo.- Vieni, è per noi, andiamo…
- Questo è un gioco mortale. Io non capisco più nulla - Rasta si teneva la testa tra le mani, mentre Nina conduceva la DeSotho lungo la strada, l’unica possibile, destinazione ignota.Sul cruscotto era stato fissata un’altra delle piccole cornici, con una pagina di diario ingiallita.
Gli anni passano, il Maestro perde qualche colpo.Dice che il prossimo film sarà il nostro.So che non ci sarà il tempo per girarlo.Continua a dirmi che lui un giorno tornerà.Seguirà le tracce, seguirà i film di cui gli parlavo spesso. Seguirà “Hitchcock” come unico indizio della mia scomparsa...
- E’ evidente che la donna della foto ha lasciato questi indizi perché vuole che noi si arrivi al fondo di questa ricerca per… trovarla… Non ho altre spiegazioni.- Ma perché noi? Perché tutto questo?- Non capisci, sorrise beffarda la ragazza? E’ scritto chiaramente. Non siamo noi i destinatari di questo gioco. Quella donna voleva che fosse l’uomo che l’aveva abbandonata a venirla a cercare. Questo gioco è stato fatto per il calciatore. Solo una persona che decidesse finalmente per lei, avrebbe potuto raggiungerla. Soltanto un uomo che avesse deciso di conoscere in profondità quello che lei aveva tanto amato. Soltanto una persona determinata, che avesse voluto lei, che avesse scelto l’amore oltre le difficoltà, come nei film di Hitchcock…- Per me rimane una follia… - Alle volte le persone innamorate fanno questo e altro…. – La ragazza si voltò timidamente verso Rasta, che tenne lo sguardo fisso di fronte a sé- E adesso dove andiamo?- Non lo so.. ma ho come l’impressione che siamo alla fine della corsa. Questa è la DeSotho di Scottie Ferguson in La donna che visse due volte. E questa strada sembra portare alla torre che si vede in lontananza.
Stava imbrunendo, quando arrivarono alla Missione spagnola, location fondamentale nella trama di Vertigo – La donna che visse due volte.Scesero dalla macchina in silenzio. Nina fece qualche passo verso il prato che si apriva di fronte alla chiesa.- Ho sempre sognato che un giorno sarei venuta qui. Intendo nella vera missione. E’ il mio film preferito, lo sai? Vertigo – La donna che visse due volte è il rimpianto per il passato, la dolcezza del ricordo, il desiderio del rivivere le cose, del ricrearle, ben sapendo che comunque non si potranno rivivere. Il desiderio di lasciarsi andare, la paura di amare. Prese per mano Rasta, che si lasciò trascinare dolcemente.- Cosa dobbiamo fare? – chiese Rasta stralunato- Vertigo para di un uomo che ha paura di amare e per la prima vera volta nella sua vita si abbandona alle emozioni – Nina parlava come in trance - Ma ne viene deluso. Poi si materializza la sua seconda chance, l’opportunità per vincere davvero la paura…Nina lo condusse all’interno della Chiesa. Sulla sinistra partiva la scala in legno che si arrampicava fino alla torre delle campane.- Sali con me… - gli disse.Lui la osservò rapito, era magnetica, avvolta nel suo maglioncino rosa. La seguì passo dopo passo lungo la scala. Ogni tanto fermandosi per guardare in basso, al centro delle scale. Accorgendosi che tutto ciò che voleva realmente era salire con lei. Non ricordava più la persona che lo aveva tradito, non ricordava più il cinismo, sentiva soltanto la sua mano che lo guidava.Sbucarono, da una botola in legno, alla sommità della torre.L’ambiente era spartano, occupato per lo più dalle grandi campane.Una porta ad arco, con sopra scritto EXIT, sembrava condurre all’esterno. Alla fine di quel percorso.Una luce puntava su un leggio, sul quale erano accatastati molti fogli.- L’ultimo film di Hitchcock… – esclamò Rasta.Un altro faretto puntava su una piccola cornice, fissata al muro.
Questa è stata la mia storia. Tra poco i soldi con i quali ho badato a questo posto per tanti anni, finiranno.Ti ho persino inviato delle pagine da questo diario, perché potessi ricordarti di me…Ma forse tu mi hai dimenticata quel giorno, quando mi lasciasti in albergo, tanto tempo fa.Vorrei che tutto questo fosse servito a qualcosa, che alla fine la salvezza potesse veramente arrivare per qualcuno.Se leggerai queste righe, allora sarai tu.
- Il Responsabile… - disse Nina – il calciatore era il Responsabile! Si interessò a Hitchcock perché sapeva che era l’unica chiave di lettura per ritrovare la donna che aveva sempre amato.. La lettera è stata spedita a lui…- Rasta sorrise triste. Ricordò lo sguardo del Responsabile mentre aveva rivisto il suo vecchio amore n quella foto…Sfogliarono le prime pagine della sceneggiatura di quello che avrebbe dovuto essere un film di Hitchcock, ambientato a Torino. Non fecero in tempo ad addentrarsi nella lettura.Da qualche diffusore nascosto si diffuse una delle musiche più romantiche dei film del regista, la scene d’amour di Vertigo.Tutto sembrò girare attorno ai due ragazzi, che si presero per mano e abbracciandosi, avvicinarono le loro labbra, in quell’inevitabile finale che avevano sempre desiderato, all’interno delle loro corazze.- Proprio una bella scenetta! – esclamò una voce alle loro spalle.La musica era sparita, le luci si erano abbassate. Nel buio della torre scintillava soltanto la pistola argentata, stretta nella mano della ragazza col gelato, che aveva fatto parte del pubblico del pomeriggio.Si tolse gli occhiali a forma di cuore, sghignazzando cattiva, e solo allora Rasta la riconobbe.- Miss Tempesta! Ora la riconosco! C’era qualcosa che mi ….- Grazie per avermi aperto la strada, ragazzi. Seguirvi, in questo posto stregato, è stato difficile, non impossibile.Sempre tenendoli sotto tiro con la pistola, raccolse il copione dal leggio e si avvicinò al cartello EXIT- Dall’altra parte dell’oceano qualcuno aspetta con ansia tutto questo. E’ ora di salutarci, ragazzi. Ah – disse con gli occhietti crudeli che brillavano, rivolgendosi a Rasta. – Ti ho mai detto che detesto essere chiamata Miss Tempesta? Alzò la pistola e fece per fare fuoco.- Aspetti! – gridò Nina ponendosi tra Miss tempesta e il ragazzo.- Aspetti… - fece trafelata – Lei non è una stupida. Lei al limite può essere interessata all’arte.. Perché macchiarsi di due delitti? Ci pensi. Se la catturassero rischierebbe la pena di morte qui in America. Ma se la arrestassero solo per furto, avrebbe tempo per leggere, per studiare, per…- Molto interessante, grazie per il consiglio. - Miss Tempesta spostò la pistola e, impassibile, fece fuoco verso Nina.La ragazza si inarcò all’indietro, finendo contro il muro della stanza, e scivolando lentamente a terra, il suo sguardo perso negli occhi di Rasta.- Nina, no!!! – gridò il ragazzo.- Miss Tempesta puntò la pistola verso di lui – Non ti preoccupare per la tua amica. Tra un attimo la raggiungerai – sogghignò prima di premere il grilletto.La botola si spalancò improvvisamente, con un gran tonfo- Giù la pistola! - gridò una donna in italiano. Era la bigliettaia di Hitchcockland. Impugnava una piccola rivoltella. Sparò immediatamente, il proiettile si perse oltre la spalla di Miss Tempesta.La ragazza emise un grido rabbioso.Si lanciò in fuga oltre l’arco, di fianco al cartello EXIT.Si udì soltanto un grido terribile e disperato. Poi un tonfo sordo.
Rasta si lanciò su Nina. La schiena contro il muro insanguinato.- Questa è vera… purtroppo… - sussurrò la ragazza tremante. Aveva una macchia di sangue che si stava allargando sul petto e respirava a fatica.- Nina… no, maledizione… perché ti sei messa di fronte a me…?- Le ho… le ho detto le ultime parole di Io ti salverò… ma non sono una brava attrice…La bigliettaia si chinò sulla ragazza, dopo aver armeggiato con un telefono cellulare. Diede un fazzoletto a Rasta con cui tamponare a ferita della giovane. Parlò con un tono secco, indurito dagli anni, ma i suoi occhi raccontavano di un’antica bellezza. – Sono arrivata troppo tardi. Credevo sarebbe arrivata un’altra persona… i suoi occhi si velarono - I soccorsi saranno qui tra due minuti. Tenga duro, signorina. L’ospedale più vicino non è così lontano.- E’… e’ lei la donna della foto… la donna che scomparve da Torino, vero?La bigliettaia le asciugò il sudore che le imperlava la fronte – Non parli, signorina, stanno arrivando in questo momento – poi si rivolse a Rasta – La tenga d’occhio lei, d’accordo? – Si allontanò di qualche metro, verso l’arco da dove era provenuto il grido di Miss Tempesta.- Non doveva… non doveva andare di lì… non era un’uscita… Non era un uscita… se hai visto il film sai che…Si interruppe. Rasta le prese il viso tra le mani. Portò le sue labbra su quelle tremanti della ragazza.Lei si sforzò di parlare – Hai deciso di baciarmi proprio adesso che sto per morire…? Il suo sguardo era diventato appannato e le forze la stavano abbandonando.Nella confusione della coscienza che la abbandonava, udì Rasta implorarla di restare con lui. Pensò alla passione travolgente che Hitchcock doveva aver nascosto nella sua vita, alla sua ricerca dell’amore, i cui indizi li avevano condotti fin lì.Poi, quando sentiva che la vita stava defluendo, si aggrappò alle parole che ancora poteva percepire del ragazzo.Non te ne andare, amore… io… io…Io ti salveròIo ti salverò.L’amore, a qualsiasi età alle volte spalanca le sue porte.Nina trovò un motivo per resistere.
La bigliettaia si affacciò oltre l’arco. Sul vuoto.Sapeva che qualsiasi persona che avesse davvero conosciuto i film del Maestro, non si sarebbe mai azzardata a oltrepassare la soglia di quella torre, neanche con una scritta EXIT posta a fianco.Il Maestro aveva previsto davvero tutto. Qualcuno sarebbe arrivato, anche se dopo tanto, tanto tempo.Con chissà quali intenzioni.Guardò giù, il corpo di Miss Tempesta, sfracellato sulla tettoia, trenta metri più in basso.Tutto intorno i fogli dell’ultimo copione di Alfred Hitchcock volavano trasportati dal vento.
Sentì le parole del ragazzo, poco più in là, all’interno della torre.Un amore stava nascendo ed aveva vinto le sue paure.Per molti l’amore è solo un sogno dipinto sulle tele della memoria, per altri un ritrovarsi. Per altri soltanto un ricordo. Un bellissimo ricordo che non sarebbe più tornato.Alle volte era così bello – pensò - che lo si poteva ancora percepire, lontano, da qualche parte, nell’aria.
Mauro Saglietti
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