Facciamola finita, la colpa è una bella donna, tutti la vogliono, ma nessuna se la piglia.
Ai miei tempi anche su queste cose c’era meno clamore mediatico, meno giornali, meno televisioni. I presidenti non parlavano mai, ora sono sempre in prima pagina. E quando qualcuno getta benzina sul fuoco è sempre un casino.
Noi allenatori siamo abituati a essere nell’occhio del ciclone. Facciamo un mestiere dove qualsiasi cosa fai arrivano le critiche. C’è sempre qualcuno a cui non va bene qualcosa che hai fatto, ma la soluzione è semplice: spalle robuste, tapparsi le orecchie e andare avanti. Di situazioni difficili ne so qualcosa e il tapparsi le orecchie non è un segno di rassegnazione o debolezza: serve a tutelare lo spogliatoio e a continuare il proprio percorso. Me ne sono sempre fregato delle critiche, tanto quando ho fatto bene, qualcuno me l’ha riconosciuto, quando ho fatto male mi hanno mandato via, ma mi hanno mandato via anche quando ho fatto bene, per cui figuriamoci un po’ se do peso alle parole altrui.
Sono contento di tutto quello che ho fatto: non ho avuto regali, non ho avuto padrini, quello che ho ottenuto l’ho vinto, punto. Non so se meritavo qualcosa in più o qualcosa in meno, sono soddisfatto della mia carriera perché la verità è che io sono una persona libera. Libera di fare quello che ho sempre voluto, libera di andare dove sono voluto andare. Nel mondo del calcio ho trovato persone per bene e altre meno per bene, ma di una cosa sono certo. Io ho sempre fatto scelte libere.
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