Preso atto del fatto che i valori del Toro esistono e sono saldi, stabilitane paternità e maternità... io credo che alle diciassette e cinque del quattro maggio millenovecentoquarantanove i valori siano stati dati in custodia a chi è rimasto.
Da Loro a Noi.
Affinché venissero mantenuti in vita e perché, pur corrispondendo all'undicesimo grado della scala di Mohs, vanno nutriti.E Noi abbiamo mantenuto l'impegno. Nonostante tutto lo manterremo sempre.C'è stato un momento nella nostra storia in cui abbiamo creduto di poter abbassare la guardia e di poter riconsegnare ai giocatori del Toro ed è stato quando i bimbi dello Scudetto sono diventati tali.Quelli che da poco sono entrati negli -anta, quelli che non son più giovincelli ma neppure decrepiti. Io sono una bimba dello Scudetto.Ed in virtù di ciò sono già in fermento perché domani pomeriggio si torna allo stadio. Mi sorprendo, qua e là, a pensare di non vedere l'ora di andare incontro ad una probabile disfatta.Credo di essere priva di masochismo, sono certa di essere una sognatrice, non faccio torti al realismo se affermo che una partita dura novanta minuti o poco più e che tre possono essere i risultati. Indipendentemente da qualsiasi calcolo probabilistico, statistico, quantaltristico.
Vabbe'... e 'sti valori, quindi?Il discorso sarebbe lungo, proverò a renderlo breve.Sulla base di non so che cosa ci si aspetta che i giovanotti (chi più e chi meno) che domani scenderanno in campo rendano evidenti i nostri valori.Forse perché ci è già capitato di incontrare in passato chi faceva di quei valori uno stile di vita e di gioco?Ma non ci si rende proprio conto che si è trattato di una fortuna combinazione?Evidentemente no. Evidentemente siamo tutti più sognatori di quel che osiamo sospettare. Evidentemente non ci si rende conto che da una parte c'è chi è del Toro e dall'altra ci sono giocatori.Alcuni di essi possono anche entrare nell'ottica entro cui NOI viviamo. E' una possibilità.E noi non possiamo pretendere altro che essi onorino il loro contratto con la squadra (ove per ‘squadra’ intendasi ‘società calcistica’).Con il loro datore di lavoro.Con il loro presidente.Che è il NOSTRO presidente (lunga vita e prosperità, pace e lunga vita, by the way...).Che onorino il loro contratto. A volte lo fanno con risultati imbarazzanti ma è un altro discorso ancora.Continuo il discorso domani.
Domenica, 18 gennaio 2009, sera
Caro Diario,è meglio che parli d’altro.Ero lì, stavo perfino iniziando a rilassarmi. Non ho quasi visto l’azione. Ho visto bene il pallone che gonfiava la rete. Mi sono accasciata sul seggiolino con la faccia fra le mani mentre la Stefi mi dava delle consolatorie pacche sulle spalle. Ma forse voleva dare pugni al Destino, chi lo sa…Parlo d’altro.
Ho chiesto ad alcune persone perché fossero del Toro.Chi per un'improvvisa cotta calcistica, chi per andare contro, chi perché aveva sentito parlare dei ragazzi del Fila... tanti motivi, tante origini.Mai nessuno mi ha detto di essere diventato granata dopo aver firmato un contratto.E allora come ci si può aspettare che la parola ORGOGLIO, tanto per dirne una, abbia lo stesso significato tanto per noi quanto per quelli che trottano in campo?A volte mi sembra che siamo non solo orgogliosi, caparbi, determinati... a volte mi sembra che siamo soprattutto ingenui. Teneramente ingenui.Si tratta di scegliere: sostenere ad oltranza la Maglia oppure dare contro a quella che la indossano.Io (io, per me, secondo me: precisione e ridondanza) scelgo la prima via.E, bene o male, la scegliamo tutti.Stiamo lì, appollaiati come piccioni infreddoliti, ad affrontare il gelo meteorologico mentre guardiamo l'orologio avanzare.Pensiamo di avercela quasi fatta quando si fa improvvisamente evidente agli occhi che si deve aggiungere un'altra pietra nei cuori. Che sassaiola.Volevo parlare d’altro ma evidentemente quella rete gonfiata a pochi metri da me mi sta ancora vibrando dentro.Ci riprovo (a cambiare discorso).
Mi piace parlare del Toro. Ne parlo con gli estranei (ed alcuni finiscono per appassionarsi… strane le vie della conoscenza, proprio strane…) ma soprattutto ne parlo con le sorelle, i fratelli. Giovani, bambini, biancocapelluti.Voglio soffermarmi un momento su questi ultimi.Sono quelli che hanno più chiara la storia del Toro, sono quelli che l'hanno vissuta nel bene e soprattutto nel male, sono quelli che da bambini erano in cima alla montagna e sempre da bambini ne sono stati scagliati giù precipitosamente. Avevano le ossa rotte ma hanno tirato avanti. Nonostante le botte degli anni scorsi, botte che andavano a toccare i punti ancora dolenti dal giorno di quel capitombolo.Si sentono confusi, sentono molto clamore e tanto silenzio al tempo stesso e vorrebbero capire. Forse più di altri.Si sentono soli.Fra voci e smentite, si sentono soli.Forse tocca a noi, a noi bimbi dello Scudetto, dire loro di non sentirsi soli. La loro forza, la lungimiranza che età ed esperienza hanno portato loro, la loro consapevolezza… sono fondamentali affinché non si ceda noi, noi bimbi dello Scudetto, noi che abbiamo il compito di portare i valori del Toro al di là del tempo attraverso i nostri figli, attraverso i giovani, attraverso quelli che rischiano – più di tutti – di perdere lo spirito, di perdere l’IDEA.
Poi ritorno a parlare dei valori del Toro, dopo che avrò finito di leccarmi le ferite per un’ennesima domenica ‘strana’ (piace questo aggettivo?), ritorno a parlare dei valori del Toro e di quello che ci raccontiamo fra di NOI in famiglia ma non adesso, non adesso.
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