Ma, visto che solo di calcio stiamo parlando, a oggi speriamo sia solo l’ex capitano ( rigorosamente in minuscolo ) a meritarsi dunque una pernacchia diretta, senza rimpianti né nostalgie, in quanto è la risposta appropriata, ovvero la misura adatta, non ad un grande campione che si è perso, ma ad un uomo che si è trovato per caso ad indossare una grande maglia senza rendersene conto.
Una serena e irrevocabile pernacchia la cui eco si auspica che qualcosa insegni; pur senza coinvolgerli, pur senza direttamente investirli, ai molti che gli “arlecchini” li coccolano o li aspettano festosamente all’allenamento invece di spernacchiarli.Pernacchie sacrosante dovute e troppe altre ce ne sarebbero da distribuire, pernacchie “oggettive”. Però, confesso, pernacchie pensate e pronunciate anche un po’ per ingannare e far passare il tempo. Un tempo lungo che mette in ansia, anche se non proprio di malumore. Un tempo lungo tre, quattro e forse cinque settimane.
Giusto il tempo per sapere che Toro sarà e chi arriverà dalla campagna acquisti.
Il tempo che ci vuole, sbagliato lamentarsi. Però soffrire un po’ si può, perché è un tempo che non finisce mai di finire. Ce ne mancano tre, forse quattro di giocatori e c’è un tesoretto per comprarli. Ce lo ripetiamo da giorni, settimane, lo ha detto pure il Capitano, quello vero, ma lo sapevamo già. Lo so, ci vuole pazienza, non così tanta e difficile come quella che si cerca invano nella sala d’attesa di un ospedale, ma non basta ahimè, nemmeno quella che occorre davanti a un semaforo rosso. Ci vogliono una pazienza e una calma che però ti sfiniscono sia a cercarle che a trovarle.
Bianchi appare e scompare … dura un giorno come una farfalla. Borriello si muove verso di noi alla fantastica velocità di un bradipo. Nel frattempo, un croato si è perso nella steppa ed un argentino è evaporato improvvisamente verso altri lidi.
Tutto regolare, per carità. Nessun rimpianto e nemmeno pianti preventivi e mi fido di tutti. Però comincio ad avvertire i primi inequivocabili sintomi di crisi d’astinenza da arrivi “importanti” alla Sisport. Ed è una crisi che fa brutti scherzi, perché nei momenti più acuti ti confonde e ti fa scambiare Pozzi o Paloschi come opportunità e non come dei rischi. E’ vero che i nostri stanno battendo la piazza a destra e a manca, cercando e aspettando il nome e il momento buono. Fanno bene, lo so.
So anche che non è solo questione di soldi, i soldi li puoi anche buttare per fretta o illusione. Ed infine, sono cosciente del fatto che anche tutto quello che fa luce agli occhi del tifoso in crisi di astinenza non è oro calcistico. Però non so se ce la faccio ad arrivare a dopo ferragosto. Per fortuna riesco a distrarmi con il nuovo calendario di serie “A” tutto sommato inizialmente alla nostra portata e poi, forse, con i preliminari di Champions degli “altri”… hai visto mai un regalo della sorte, un’esclusione contro pronostico? Ma no, che state pensando? Mica sto gufando … è che dopo la batosta di Piacenza, mi sovvengono certi pensieri che mi fanno sorridere.
Ma nulla di tutto questo mi distoglie davvero del tutto dalla mia sottile e persistente inquietudine. Accenno dunque una modesta e mal riuscita pernacchia a quella parte di me che già mugugna e si dispera, in senso buono, e che invece attende speranzosa, invocando, se possibile, solo uno sconto di attesa.
E, se non mi sarà concessa, se dovrò aspettare fino all’ultimo giorno utile come negli anni passati, pace: tifare Toro non è come il pranzo di gala solito, dove le portate sono già tutte scritte e garantite nel menù.
Forza Toro al di là del tempo e dello spazio.
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