Zapata: “Ritirarmi in granata? Si vedrà. L’infortunio un insegnamento di vita”

Si rivede il capitano, in tutto e per tutto. Dopo i primi minuti in campo contro il Valencia, contro il Modena il ritorno in gare ufficiali. Contro l'Inter potrà arrivare anche il rientro in Serie A per Duvan Zapata, che così si racconta. In occasione del Meet and Greet della giornata di ieri, mercoledì 20 agosto, il bomber colombiano si è raccontato anche ai giornalisti della carta stampata, parlando del passato, con l'infortunio, del presente e del futuro. Queste le dichiarazioni del numero 91 granata. Ha espresso gratitudine verso la società per il rinnovo durante l’infortunio: può essere un’idea quella di chiudere la carriera a Torino o magari poi di ricominciare con il Toro con un’altra veste? “Sì, si vedrà. Non so cosa succederà, non escludo nessun’opzione. Qua sto bene, sicuramente se la società mi darà la possibilità di continuare la valuterò. Sicuramente mi farà piacere. Come Moretti? In verità penso ancora di giocare (ride, ndr.). Non si sa mai, si valuterà”. Zapata, Adams e Simeone: già l’allenatore ha detto ‘Quando Duvan sarà in perfetta forma si potrà giocare con due attaccanti’. Crede che non nasceranno mai problemi tra voi tre per la voglia di giocare? Almeno uno deve cominciare in panchina: ci sarà un bell’affiatamento? Ci sarà positività? “L’unico problema che ci sarà: scegliere chi far giocare. Penso che farà solo bene alla squadra”. Capisco il non porsi degli obiettivi specifici, però credo che sperare di lottare per l’Europa non significhi riuscirci di sicuro. Credo che sia una speranza anche vostra… “Sì, ovviamente. Noi andiamo sul campo per cercare di vincere tutte le partite. Però è improbabile vincere tutte le partite (ride, ndr.). Vediamo partita dopo partita, la stagione non è ancora cominciata – diciamo – quindi dare obiettivi adesso mi sembra un po’ inopportuno. Lottiamo tutte le partite per vincere, poi la probabilità è minore. Noi ci proviamo lo stesso”. Ci dice una parola, una caratteristica per tutti i nuovi che sono arrivati? “Ismajli è un giocatore d’esperienza nel nostro campionato, l’ha dimostrato. Tino (Anjorin, ndr.) è un giocatore forte, fisicamente è forte. Ito (Simeone, ndr.) è un attaccante che sa far gol. Zakaria (Aboukhlal, ndr.) ha fatto vedere che ha delle potenzialità, si deve ancora ambientare un po’ di più, secondo me. Cyril (Ngonge, ndr.) ha tanta qualità, ha un bel mancino. Vola? Sì, viaggia (ride, ndr.). Franco (Israel, ndr.) è un grande portiere e lo sta già dimostrando”. Cos’è cambiato e cosa sta cambiando con Baroni rispetto all’anno scorso? “Stiamo conoscendo il mister. Sembra un allenatore tranquillo, però quando si incazza si fa sentire (ride, ndr.). Piano piano stiamo capendo meglio i suoi concetti e la sua maniera di attaccare. Anche il suo modo di lavorare. Penso che per lunedì saremo pronti per cominciare bene questa stagione”. È un po’ scaramantico o l’idea di tornare al Meazza contro l’Inter – contesto in cui si è infortunato lo scorso 5 ottobre - è un motivo in più per prendersi una piccola rivincita con la sfortuna? Ha qualche timore o qualche voglia supplementare? “Ci ho fatto caso, ho sentito anche qualche commento dai fisioterapisti che parlavano di questa cosa già un mese fa. Mi stimola, penso non sia una coincidenza. Poi il pubblico in quel momento lì è stato molto solidale con me; quindi, mi fa piacere tornare in Serie A dove mi sono fatto male”. Lunedì dopo il Modena ha parlato con tuo figlio a fianco: quanto è stata importante la sua famiglia in questo periodo? “La mia famiglia è sempre fondamentale per me. Non solo adesso che ho avuto l’infortunio più lungo della mia carriera, ma anche prima. Loro sono sempre stati lì. Questo ti stimola di più a cercare di tornare, a fare quello che ti appassiona. È un insegnamento di vita anche per i figli: durante le difficoltà bisogna tenere duro e cercare di superarle”.