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Franco Israel, luci e ombre del nuovo numero uno granata

Franco Israel, luci e ombre del nuovo numero uno granata - immagine 1
Tra buoni riflessi e qualche incertezza, il portiere uruguaiano sta conoscendo il Toro e il Toro sta conoscendo lui.
Alberto Girardi

Dopo le prime gare di Serie A, si può cominciare a tracciare un bilancio più chiaro sul rendimento di Franco Israel, chiamato in estate ad un compito tutt'altro che semplice: raccogliere l’eredità di Vanja Milinković-Savić. Arrivato dallo Sporting Lisbona per circa 4 milioni di euro, il classe 2000 ha preso da subito posto tra i pali del Torino, con un impatto che fin qui è oscillato tra buoni interventi e qualche errore.

L’impatto con la maglia granata

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Il portiere uruguagio è arrivato sotto la Mole con la consapevolezza di essere il portiere titolare inamovibile del club. Nonostante le possibili difficoltà iniziali di ambientamento, tra le proteste dei tifosi, i risultati negativi e la pressione, Israel ha mostrato un buon atteggiamento e integrazione nel gruppo. Ha affrontato la sfida di sostituire un portiere radicato come Milinković-Savić con determinazione, senza mai sembrare insicuro o irresoluto. La squadra, tuttavia, sta ancora cercando un equilibrio difensivo stabile, e questo inevitabilmente si riflette anche sulle sue prestazioni. In generale fin qui l'impatto dell'ex Sporting non è negativo, considerando appunto il nuovo contesto. Come la maggior parte della rosa granata ha fin qui fatto vedere cose buone, come la reattività i riflessi e la difesa dei pali, e altre meno buone come il gioco con i piedi e qualche uscita imprecisa.

I numeri di Israel dopo i primi sei turni di campionato

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Le statistiche confermano il suo avvio in chiaro scuro, ma parlano anche di un portiere che non è tra gli anelli deboli del Toro di Baroni. Israel con la maglia granata ha disputato fin qui 6 partite, con una media di 2.2 gol subiti a partita (13), ma di cui uno soltanto da fuori area -  la prima rete di cancellieri contro la Lazio. Gli altri 12 gol sono avvenuti tutti dentro l'area di rigore, sintomo di una difesa poco stabile e che concede spesso il tiro entro i 16 metri. Israel paga parte di questa instabilità, ma non è mai stato “colpevole unico”, spesso è apparso più vittima di disattenzioni collettive che autore di errori gravi individuali. Toccherà però anche lui crescere per trovare continuità e affidabilità. Il primo obiettivo deve essere quello di concludere le prime gare con la porta inviolata per trovare fiducia. Ciò che è lampante è che il Toro ha bisogno di certezze, e Israel ha le qualità per diventarlo, o quantomeno merita il tempo di provarci.