Le tre sentenze di Torino-Fiorentina 0-0: ancora a secco, avanti con il 4-3-3

La prima gara in casa della Serie A 2025/2026 ci ha regalato uno 0-0 con la Fiorentina, che dopo la serata nera di San Siro alza un po' il morale dell'ambiente. Il Torino visto contro i nerazzurri non poteva essere il vero Torino di Baroni, ma solo una sua brutta copia priva di spirito, certezze e carattere. Con la Fiorentina qualcosa si è visto, un primo passo si è fatto e ci sono spunti da cui ripartire per il futuro. Di seguito le tre verità che ci ha lasciato la prima gara interna di questo campionato. La gara con la Viola riporta un po’ di speranza e lucidità nelle menti granata. Se è vero che, dopo il 5-0 con l’Inter, per molti il primo pensiero è stato quello dell’ennesima stagione fallimentare, lo 0-0 con la Fiorentina ricorda invece che il campionato è ancora lungo. La sosta può dare tempo per lavorare a Baroni e a chi non è partito per gli impegni con le rispettive nazionali, per integrare al meglio i nuovi acquisti e per lavorare sui problemi emersi nelle prime due giornate. Considerando anche la chiusura ufficiale della finestra di mercato, è da qui in poi che si può giudicare il Torino di Baroni con maggiore chiarezza e capire davvero quale sarà il suo volto. I problemi non sono però da nascondere sotto al tappeto e se abbiamo parlato della fase difensiva come punto debole del Torino fin qui, ora è tempo di ragionare anche sulla fase offensiva. L'attacco dovrebbe essere il punto forte di Baroni e la società ha concentrato un'intero calciomercato sul rinforzare questo reparto. Gli zero gol nelle prime due giornate devono essere un forte campanello d'allarme e nonostante l'alto coefficiente di difficoltà della prossima sfida - la Roma all'Olimpico - servirà da subito un segnale forte. Si è perso un mese e mezzo prezioso, andando avanti tra incertezze e tentativi durante il ritiro. L’errore di fondo è stato arrivare troppo tardi alla consapevolezza che il 4-2-3-1 immaginato da Baroni non fosse adatto ai giocatori a disposizione. Le difficoltà erano già chiare dalle amichevoli estive e i primi dubbi sono sorti vedendo che la coppia Casadei-Anjorin non era per caratteristiche adatta alla mediana a due di Baroni. Solamente dopo il primo tempo con il Modena si è deciso di virare sul 4-3-3: una soluzione che in Coppa Italia ha portato un po’ di fluidità, ma che a San Siro ha mostrato le lacune di un sistema si gioco che non è quello che Baroni aveva provato costruire durante la preparazione. Così il tecnico, invece di costruire certezze, si trova ancora a inseguire un equilibrio, con la sensazione che non abbia ancora trovato il pieno controllo della situazione e stia cercando, con fatica, i fili giusti da muovere.