Zapata-dipendenti: ecco il grave errore della società
—Analizzando il periodo di grande difficoltà che hanno vissuto i granata, non serve una laurea per comprendere che la causa sia stata l'infortunio di Zapata. Vale la pena, però, approfondire con qualche riflessione. Il fatto che l'infortunio di un giocatore solo - per quanto importante egli sia - sia in grado di spegnere la capacità di giocare bene e fare risultato della squadra è un fatto veramente grave. Fatto che trova il suo principio nel mercato estivo. La scorsa stagione ha visto tra i granata tre protagonisti e punti cardine del gioco dell'intera squadra: Zapata, Buongiorno e Bellanova. Nel mercato estivo, gli ultimi due sono stati ceduti, e non sono stati rimpiazzati con giocatori di egual peso (in senso figurato). L'unico punto fermo rimasto al Torino per questa stagione è stato dunque Duvan Zapata, e già dall'ottimo inizio si poteva vedere quanto il gioco fosse incentrato sulla sua capacità di gestire la fase offensiva, anche a palla lontana. Se a ciò si aggiunge che Zapata non era soltanto un giocatore fondamentale in campo, ma anche fuori dal campo (essendo capitano e punto di riferimento per tutti i compagni) si comprende quanto sia stato devastante il suo infortunio. Qui sta il grave errore della società: aver costruito una squadra così tanto dipendente da un singolo giocatore. Per i livelli e gli obiettivi a cui il Toro puntava, questo non era proponibile, a maggior ragione valutando il fatto che Duvan ha già abbondantemente superato i 30 anni e ha già fatto esperienza di infortuni. Un plauso va certamente a Vanoli per essere riuscito a trovare una quadra, ma è il tecnico stesso che ha ribadito i concetti qui trattati nella conferenza stampa che ha seguito il pareggio di Roma: "La nostra strada quest’anno è stata veramente tortuosa perché siamo partiti con delle idee e abbiamo lavorato su quello, in ritiro e per due mesi, vedendo dei buoni frutti all’inizio del campionato. Poi si è fatto male Duvan. Dentro di me devo dire che non pensavo accusassimo così tanto questo infortunio non solo sul campo ma anche nello spogliatoio. Ma poi siamo stati bravi a reagire, comprendendo che bisognava cambiare qualcosa".
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